Per offrire una migliore esperienza di navigazione e per avere statistiche sull'uso dei nostri servizi da parte dell’utenza, questo sito usa cookie anche di terze parti.
Chi sceglie di proseguire nella navigazione su magazine.familyhealth.it oppure di chiudere questo banner, esprime il consenso all'uso dei cookie. Per saperne di più consulta la nostra Cookie Policy .

Ho capito, chiudi il banner.

X

Vitamina D, in gravidanza ne serve di più

17 marzo 2017

31763 Views

di Irene Cetin, Professore Ordinario di Ostetricia e Ginecologia

Diverse società scientifiche italiane e internazionali raccomandano alle donne in gravidanza e in allattamento una profilassi con vitamina D. Non è solo una questione di salute delle ossa; adeguati livelli di vitamina D consentono di prevenire infezioni respiratorie e deficit cognitivo

 

 

Diverse società scientifiche italiane e internazionali raccomandano alle donne in gravidanza e in allattamento una profilassi con vitamina D (leggi qui la consensus sulla Vitamina D promossa da promossa dalla Società Italiana di Pediatria- SIP, dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e sociale- SIPPS e dalla Federazione Medici Pediatri -FIMP). L’apporto giornaliero di vitamina D raccomandato in gravidanza e allattamento è pari a 600 UI/die (15 mcg/die), ma in presenza di fattori di rischio di carenza di vitamina D (iperpigmentazione cutanea, obesità, scarsa esposizione al sole) il dosaggio  della supplementazione dovrebbe essere superiore fino a 1000-2000 UI al giorno (50 mcg/die). Cerchiamo di capire perché è così importante mantenere livelli di vitamina D adeguati (Livelli di 25(OH)D ≥ 30 ng/ml) per la salute della mamma e del bambino.

Carenza di vitamina D, conseguenze su mamma e bambino

La supplementazione con vitamina D, durante la gravidanza e l’allattamento, si propone di prevenire l’eventuale carenza di questa vitamina.
Il deficit di vitamina D durante la gravidanza può infatti alterare il normale meccanismo di preservazione dello scheletro materno e impedire la corretta formazione dello scheletro fetale e anche dei denti.
La carenza di vitamina D nel corso della gravidanza è stata inoltre associata a numerose sindromi ostetriche tra cui la preeclampsia (o gestosi), il parto pretermine e a un aumentato rischio di neonati più piccoli rispetto all’età gestazionale (small for gestational age -SGA) o con basso peso alla nascita.
Per quanto riguarda le conseguenze sul feto, la carenza di vitamina D in gravidanza sembra poter generare una sorta di “imprinting” che aumenta il rischio nel neonato di sviluppare alcune malattie croniche, principalmente a carico del sistema immunitario e respiratorio, che si evidenziano dopo la nascita e successivamente nella vita adulta. Bassi livelli di vitamina D nel sangue cordonale sembrano infatti aumentare il rischio di infezioni delle vie bronchiali e respiratorie o problemi allergici nel bambino. Il deficit di vitamina D durante la gravidanza può avere anche effetti a lungo termine: ridotta capacità polmonare a 6 anni, difficoltà neurocognitive a 10 anni, aumentato rischio di disturbi alimentari nell’adolescenza, ridotto picco di massa ossea a 20 anni di età.

In gravidanza, rischio di carenza di vitamina D

Tutte le donne in gravidanza presentano un rischio aumentato di carenza di vitamina D, che può avere conseguenze sulla salute sia della madre che del neonato. Questo rischio, come dimostrano diversi studi, non sembra dipendere dalla latitudine e quindi dall’esposizione solare, dall’alimentazione o dalla condizione socio-economica della donna. Dipende invece da un aumento progressivo del fabbisogno di vitamina D a cui la donna va incontro durante il periodo della gravidanza e dell’allattamento. Durante la gravidanza il metabolismo della vitamina D si modifica per far fronte all’aumentato fabbisogno di calcio necessario per la mineralizzazione dello scheletro fetale. Il feto dipende quasi completamente dalla madre per quanto riguarda i livelli di vitamina D. La placenta è riconosciuta essere il maggior sito extra-renale di conversione dal precursore al metabolita attivo.
La vitamina D svolge quindi un ruolo fondamentale nella regolazione dei livelli di calcio nella madre e nel feto, contribuendo ad aumentare l’assorbimento intestinale di questo micronutriente. Durante la gravidanza la richiesta di calcio aumenta in modo significativo, perché al fabbisogno fisiologico della madre si aggiunge quello del feto, prima, e del neonato, dopo. Per garantire al piccolo un apporto di calcio sufficiente per la crescita e il suo sviluppo, senza penalizzare la mamma (sottraendo calcio dallo scheletro) è importante mantenere adeguati i livelli di vitamina D (livelli di 25(OH)D ≥ 30 ng/ml).
Inoltre, l’attività immunomodulatrice della vitamina D fa sì che essa abbia un ruolo fondamentale nell’adattamento immunologico indispensabile per l’instaurarsi e il mantenimento di una gravidanza normale. In generale si può dire che la vitamina D agisca come agente anti-infiammmatorio e anti-microbico durante la gravidanza.

Come evitare la carenza di vitamina D in gravidanza

Proprio per scongiurare le conseguenze della carenza di vitamina D, diverse società scientifiche italiane ed internazionali concordando sulla necessità che tutte le donne fin dall’inizio della gravidanza e per tutto il periodo dell’allattamento ricevano una profilassi con vitamina D. L’apporto giornaliero di vitamina D raccomandato nelle donne gravide e che allattano è pari a 600 UI/die, ma in presenza di fattori di rischio (iperpigmentazione cutanea, scarsa esposizione alla luce solare, obesità) il dosaggio dovrebbe essere aumentato fino a 1000-2000 UI/die.
La vitamina D è presente in diversi alimenti di uso comune (vedi tabella sotto), ma, ad eccezione di alcuni pesci grassi (aringa, salmone, sgombro, halibut, sarda, pesce azzurro, merluzzo) la quantità di micronutriente presente non è sufficiente per garantire l’apporto desiderabile durante la gravidanza e l’allattamento. E’ pertanto importante, per evitare uno stato di ipovitaminosi, che le donne in questo periodo particolare della vita seguano innanzitutto una dieta varia e ricca di vitamina D, che comprenda almeno 2-3 porzioni di pesce alla settimana, uova e latte e una profilassi con il micronutriente.

Contenuto di vitamina D (UI per 100 g di prodotto oppure L) in alcuni alimenti (fonte Consensus Vitamina D in età pediatrica SIP SIPPS)

Alimento Contenuto medio di vitamina D UI/100 g; UI/L
Latte vaccino 5-40/L
Latte di capra 5-40/L
Burro 30/100 g
Yogurt 2,4/100 g
Panna 30/100 g
Formaggi 12-40/100 g
Carne di maiale 40-50/100 g
Fegato di manzo 40-70/100 g
Dentice, merluzzo, orata, palombo, sogliola, trota, salmone, aringhe, halibut 300-1500/g
Olio di fegato di merluzzo 400/5 ml
Tuorlo d’uovo 20/100 g

 

Family Health si impegna a diffondere la cultura della prevenzione consapevoli che il primo passo per il proprio benessere è pensare alla salute.

Prova Family Health e il suo Fascicolo Sanitario Digitale Personale. Archivia i tuoi referti medici, condividi informazioni corrette con il tuo medico e tramanda la tua storia clinica alle generazioni future. SCOPRI DI PIù!

Patrocinato da: