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Sport e bambini, sappiamo scegliere?

14 aprile 2017

1703 Views

di Rino Agostiniani, pediatra neonatologo

Danza classica, zumba, ginnastica artistica, pallavolo, karate, calcio, basket…la lista è davvero lunga. Oggi c’è l’imbarazzo della scelta delle attività sportive, ma sai come e quale sport scegliere per tuo figlio?

 

 

 

Se fare sport è salutare per gli adulti, a maggior ragione lo è per i bambini. Perché è così importante per un bambino fare attività fisica? Come si fa a scegliere lo sport più adatto ai nostri bambini? Ai microfoni di Family Health Magazine risponde Rino Agostiniani, Direttore della Struttura Complessa di Pediatria- Ospedali di Pistoia e Pescia.

Perché far fare sport ai bambini?

Le motivazioni sono numerose e, come ben spiegato nel libro “Crescere sportivamente” (area formazione, medicina e scienza per lo sport- CONI) vanno ben oltre al benessere fisico e alla lotta contro l’obesità:

  1. praticare sport regolarmente favorisce la crescita armonica del corpo e lo sviluppo della mente e della personalità.
  2. lo sport è un’occasione di crescita, una scuola di vita che insegna valori e capacità importanti, di cui far tesoro anche da adulti. Con lo sport si impara a vivere bene in gruppo, a confrontarsi con le proprie abilità, a capire il rapporto causa-effetto nelle azioni e a prendere decisioni, seguendo le regole, ma pensando liberamente.
  3. il gioco svolge una parte decisiva nello sviluppo dell’intelligenza e della personalità del bambino e lo sport costituisce la migliore occasione perché questa crescita si esprima al meglio: si gioca per qualcosa, non contro qualcuno. Ogni disciplina sportiva, se praticata con lo spirito giusto, può essere vissuta o vista come una battaglia MA SENZA nemico. Si impara la lealtà verso l’avversario.
  4. si impara a pensare e lo spirito di intraprendenza. Se è bene che i bambini imparino ad agire seguendo le istruzioni degli adulti, questo non vuol dire che debbano farlo senza pensare e senza assumersi delle responsabilità. Pensare, analizzare le situazioni e prendere decisioni, affrontare le difficoltà e gli imprevisti, rischiare mentre si gioca permette di sviluppare abilità che risultano importanti non solo nello sport, ma anche nella scuola, con gli amici ed in tutte le altre infinite occasioni che la vita riserverà.

A quale età si può iniziare a fare sport?

Comunemente i bambini si avvicinano all’attività sportiva attorno ai 5 anni di vita, anche se il momento giusto per avvicinare un bambino allo sport dipende dalle sue caratteristiche, sia fisiche (altezza, peso, struttura muscolare), che fisiologiche (capacità di forza, capacità di resistenza, abilità motorie).

A 5 anni il bambino è pronto per affrontare la “motricità sportiva”, avendo raggiunto il grado di sviluppo e di coordinazione necessari per apprendere le tecniche sportive che gli occorrono ad esempio per pattinare, sciare, andare in bicicletta o giocare a calcio e basket.

Durante il periodo dai 5 agli 11 anni, le capacità di coordinazione motoria (equilibrio, ritmo, orientamento, agilità) presentano il massimo potenziale di sviluppo; in seguito diventano un patrimonio ormai acquisito e normalmente poco migliorabile.

Essere pronti per iniziare uno sport non significa essere già degli atleti. L’organismo del bambino è ancora lontanissimo da quello di un adulto: meno forte, per la ridotta struttura muscolare, meno potente, per i muscoli piccoli, con poca disponibilità di energia “pronta all’uso”.

Quale sport scegliere?

Per scegliere lo sport più adatto a nostro figlio è importante considerare, innanzitutto, due fattori:

  • le caratteristiche specifiche dei vari sport, sia per quanto riguarda l’impegno fisico richiesto che gli aspetti psicologici coinvolti;
  • le caratteristiche individuali del bambino.

Prendiamo come esempio il bambino in sovrappeso. In questo caso l’obiettivo dell’attività sportiva sarà quello di perdere grasso e migliorare l’efficienza cardiaca e polmonare. In questi bambini, ogni tipo di attività fisica dovrà essere svolta per un tempo abbastanza lungo a garantire un elevato dispendio energetico. Per questo sono preferibili gli sport di resistenza, praticati a “bassa intensità”, ma in modo prolungato. Anche gli sport alternati possono risultare utili: essendo divertenti, invogliano i bambini a muoversi moltissimo.

Sport di resistenza e alternati, quali sono adatti a bambini e quali attenzioni prestare?

Tra gli SPORT DI RESISTENZA (di breve o lunga durata) che possiamo scegliere per i bambini di 5-11 anni di età vi sono corsa, marcia, nuoto, pattinaggio, ciclismo, sci di fondo, canottaggio. La loro caratteristica è la ripetizione del movimento.  L’intensità non deve mai essere eccessiva, dal momento i bambini, a questa età, non sono capaci di produrre energia in modo rapido e abbondante (produzione anaerobica). Per questo motivo, non sono adatte le attività di resistenza caratterizzate da sforzi brevi, ma di alta intensità. Al contrario, si possono scegliere gli sport di resistenza di media e lunga durata, prevedendo però pause molto frequenti.

Gli SPORT ALTERNATI prevedono, come dice la parola stessa, l’alternarsi di fasi di gioco e pause di recupero. Ne fanno parte il calcio, il rugby, la pallacanestro, la pallavolo e il tennis. Dal punto di vista motorio, questi sport sono caratterizzati da un’infinita e casuale varietà di movimenti, che proprio per la variabilità possono stimolare l’interesse del bambino.

Malgrado si tratti di discipline tecnicamente difficili e fisicamente impegnative, gli SPORT DI DESTREZZA possono adattarsi bene alle caratteristiche fisiche di ciascun bambino. Ne sono esempi lo sci alpino, la ginnastica artistica, la scherma e le arti marziali. Questi sport richiedono grandi doti di coordinazione motoria; tali capacità raggiungono il massimo sviluppo proprio nel periodo tra i 5 e gli 11 anni, mentre in seguito sono migliorabili solo parzialmente. È quindi consigliabile che la pratica degli sport di destrezza sia avviata proprio in questo periodo, quando è più semplice apprendere tecniche sportive anche difficili.

Per lo sviluppo ancora ridotto della muscolatura, non è consigliabile che un bambino pratichi sport di potenza (lancio del peso, corsa dei 100 metri e sollevamento pesi) in modo continuo e sistematico, magari con l’obiettivo di ottenere risultati di tipo agonistico. Il bambino può avvicinarsi a questi sport per confrontarsi, in maniera giocosa, con alcune capacità individuali per le quali è istintivo mettersi “in gara”: chi salta più in alto, chi lancia più lontano, chi corre più veloce.

Per i bambini è meglio scegliere uno sport individuale o di squadra? Con contatto o senza contatto?

Ancora una volta la risposta dipende dalle caratteristiche del bambino. Vediamo le differenze tra gli sport individuali.

Gli sport individuali senza contatto (nuoto, corsa, tennis, ginnastica, sci, canottaggio, ciclismo) richiedono una notevole capacità intellettuale di sostenere la fatica. Per i bambini, anche piccoli, la consapevolezza di “essere capaci” di svolgere attività tecnicamente “difficili” è molto gratificante. Nella ginnastica artistica, per esempio, “fare la ruota” e “stare in verticale” sono abilità che in genere vengono acquisite con rapidità; a casa, i bambini ripetono questi esercizi decine di volte, orgogliosi della loro capacità di fare qualcosa di difficile, come muoversi a testa in giù.

Gli sport individuali di contatto (scherma, arti marziali) richiedono una forte capacità di concentrazione e possono esercitare un importante ruolo formativo nella crescita psicologica. Sono indicati sia per i bambini molto impulsivi, che devono imparare a controllare i propri slanci seguendo le regole del gioco, senza far male agli altri od a se stessi, sia per quelli troppo riflessivi, lenti e timorosi nel prendere decisioni.

Se praticati con queste finalità, e non per simulare gli eroi di alcuni cartoni animati, possono contribuire a sviluppare sicurezza e autostima, riducendo la tendenza ad agire senza prima aver pensato o, al contrario, ad aspettare troppo prima di agire.

Passiamo ora agli sport di squadra.

Gli sport di squadra con contatto (calcio, pallacanestro, rugby) sono in genere molto divertenti e al tempo stesso molto complessi e per questo richiedono abilità di tipo tecnico e tattico. La loro principale caratteristica è il tentativo di raggiungere un obiettivo comune, impegnandosi insieme, uno accanto all’altro, dall’inizio alla fine di una gara. Altri aspetti importanti sono: accettare che in squadra vi siano giocatori dotati di diversa abilità, condividere i motivi dei successi come quelli delle sconfitte, considerare l’importanza di ciascuno per il contributo che è in grado di dare.

Aiutano a sviluppare l’attitudine a collaborare e a condurre vita di gruppo.

La pallavolo è un esempio di sport di squadra senza contatto. E’ uno sport che insegna a giocare collaborando, dove i giocatori in difficoltà per l’iniziativa degli avversari devono essere necessariamente e tempestivamente aiutati dai compagni. E’ indicata per i bambini non aggressivi e poco portati al contatto fisico, ma determinati a migliorare le proprie abilità in situazioni cruciali e decisive.

In conclusione, qualche consiglio per non sbagliare sport?

Tutti gli sport, anche se in maniera diversa, sono uno stimolo utile per lo sviluppo psicologico;

Le differenze che ho appena descritto, rendono alcuni sport più adatti di altri per cercare di favorire determinate attitudini, giustificando scelte diverse in base alla tipologia caratteriale di ciascun bambino.

Anche dal punto di vista fisico, tranne che in situazioni particolari, non esiste uno sport più indicato di un altro. Tutte le diverse attività sportive possono essere praticate con successo e soddisfazione; l’unico elemento essenziale è che il bambino si diverta.

Forse, più che un singolo sport, sarebbe consigliabile (organizzazione familiare permettendo) la pratica di più discipline sportive, al fine di stimolare al meglio la capacità di apprendimento delle tecniche e lo sviluppo delle potenzialità fisiche e mentali del bambino.

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