Mangiare… overseas. Gli adolescenti e la cucina etnica. Estimatori, curiosi o scettici?
di Maurizio Tucci, giornalista
Società multietnica e multiculturale significa anche sperimentare? Se il buon esempio – come tante volte capita – deve venirci dagli adolescenti la risposta è si. Agli adolescenti italiani piace sperimentare cucine diversa da quella società… “multialimentare” nostrana: oltre il 70%, infatti, ha provato una o più cucine di etnie più esotiche.
La ricerca
Il dati provengono dall’indagine “Adolescenza, Alimenti per Crescere” realizzata nel 2015 dall’Associazione Laboratorio Adolescenza e dalla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza – in collaborazione con Coop Italia – su un campione nazionale di 2000 studenti di terza media (età 12-14 anni).
La cucina “overseas” più sperimentata (che è anche quella più capillarmente diffusa sul nostro territorio) è la cucina cinese (l’ha provata il 40,3% degli adolescenti intervistati), seguita dalla cucina mediorientale (30%) e da quella giapponese (25). Il 18% ha provato la cucina indiana e il 12% quella africana.
Naturalmente sono le cucine meno sperimentate quelle che incuriosiscono e attraggono di più. Il 40% degli adolescenti intervistati vorrebbe infatti provare la cucina indiana e il 38% quella africana. Sono però anche le più “temute”, visto che il 49% non ha mai provato la cucina africana e non ha nessun desiderio di provarla e il 40% ha il medesimo atteggiamento verso la cucina indiana.
Ma quale è la cucina più gradita? Facendo il rapporto tra chi l’ha sperimenta e chi afferma di averla apprezzata al primo posto (tasso di gradimento 85%) è quella mediorientale, seguita dalla cinese (75%). Quella con il rapporto più basso tra l’averla provata e l’averla gradita è la cucina giapponese con un tasso comunque del 71% e, quindi, di gran lunga maggioritario.
Circa le differenze all’interno del campione, se tra maschi e femmine non ci sono differenze apprezzabili (nei comportamenti e nel gusto), fatta salva una maggior curiosità delle femmine rispetto ai maschi nel desiderio di provare nuove cucine, le differenze territoriali sono molto significative.
Percorrendo lo “stivale” da nord-ovest a nord-est, centro, sud e isole, non solo diminuisce progressivamente la percentuale di adolescenti che ha provato cucine di altre etnie (il che potrebbe essere attribuito anche ad una maggiore o minore offerta sul territorio), ma aumenta nettamente la percentuale degli “scettici” che affermano di non aver mai provato una cucina non italiana e di non avere alcuna intenzione di farlo.
Etnico è “cool”
L’attrazione degli adolescenti verso le cucine etniche è generata certamente dalla maggior offerta, in particolare nelle grandi città dove il “kebab” – solo per fare un esempio – è diffuso ormai quasi quanto la pizza, ma anche da altri fattori che ci spiega Alessandra Marazzani, psicologa di Laboratorio Adolescenza: “Oggi per gli adolescenti, ed in particolare per quelli che vivono nei grandi centri, mangiare etnico è una sorta di rito collettivo, favorito anche dal fatto che il costo di un break gastronomico o di un “all you can eat” etnico è spesso molto più basso dell’equivalente nostrano e, quindi, alla portata di tutti.
Difficile poter affermare – prosegue la Marazzani – che questo desiderio di sperimentazione alimentare derivi, a quell’età, da curiosità intellettuale (le eccezioni naturalmente ci sono), ma in qualche modo contribuisce anche questo ad abbattere le barriere culturali ed è certamente un fattore aggregante positivo.
L’aspetto alimentare
Ma al di là del risvolto “sociale” – che rivela come anche nell’alimentazione si manifesti quel “fusion-style” che caratterizza un po’ tutto l’attuale vissuto adolescenziale – come viene vista la cosa dagli esperti di alimentazione?
“La crescente abitudine degli adolescenti a sperimentare altre cucine è certamente un dato da registrare positivamente – afferma Andrea Vania, past-president ECOG ( ) e membro del Consiglio direttivo della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza – perché è alimentarmente positivo variare il più possibile il mix di cibi con i quali ci nutriamo. Regola che vale, ovviamente, anche se ci limitiamo a considerare una singola cucina. Con questa premessa sarebbe utile far sperimentare nuove cucine e nuovi sapori non solo agli adolescenti, ma anche a bambini più piccoli che iniziano a comporre la propria tavolozza alimentare. Controindicazioni a sperimentare alimenti e preparazioni diverse non ce ne sono – continua Vania – fatto salvo che i concetti di moderazione e attenzione nella scelta degli alimenti valgono per tutte le cucine del mondo”.
Su questo aspetto insiste anche Gianni Bona, Direttore della Clinica Pediatrica di Novara, Università del Piemonte Orientale: “L’alimentazione dei nostri adolescenti è spesso caratterizzata da squilibri (eccesso di proteine e di grassi) che possono favorire il sovrappeso e l’obesità. La sperimentazione di cucine di altre etnie potrebbe essere una buona occasione per bilanciare questi squilibri (ad esempio mangiando più verdura, della quale le principali cucine etniche sono mediamente molto ricche), ma attenzione a non peggiorare le cose esagerando, ad esempio, nel consumo di carne.