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Non solo colesterolo: i trigliceridi

26 aprile 2017

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di Franco Pazzucconi, Medico farmacologo clinico

Quando parliamo di grassi nel sangue a tutti viene in mente il colesterolo. In realtà esistono anche altri tipi di lipidi che fanno parte del nostro organismo, tra questi vi sono i trigliceridi.
Colesterolo e trigliceridi pur essendo entrambi dei grassi sono completamente diversi tra di loro. Per avere un’idea possiamo immaginare il colesterolo come il burro e i trigliceridi come l’olio. Quando sono pericolosi?

 

A cosa servono colesterolo e trigliceridi

Il colesterolo ha per lo più funzioni strutturali: serve alla costituzione delle membrane cellulari, alla sintesi di molte importanti sostanze endogene come gli acidi biliari e gli ormoni steroidei.
I trigliceridi invece hanno per lo più funzioni di riserva di energia. In un uomo sano di 70 kg, vi sono circa 15 kg di trigliceridi. Durante l’attività fisica questi lipidi vengono utilizzati per fornire l’energia necessaria alle attività prolungate. In particolare se l’attività fisica si protrae per almeno un’ora si esauriscono le scorte di zuccheri e l’energia proviene principalmente dall’utilizzo dei trigliceridi.

Livelli normali di trigliceridi

Come il colesterolo, anche i trigliceridi possono essere presenti in quantità troppo elevate nel sangue (ipertrigliceridemia): i livelli sono considerati nella norma se inferiori a 150 mg/dL, in zona di “attenzione” se tra 150 e 200 mg/dL, elevati se tra 200 e 500 mg/dL, molto elevati e meritevoli di una terapia farmacologica se sopra i 500 mg/dL dopo tre-sei mesi di dieta adeguata senza risposta. Livelli maggiori di 1000 mg/dL si correlano con un alto rischio di pancreatite acuta e richiedono quindi un immediato intervento farmacologico. La pancreatite acuta è evento grave e può portare alla morte.

Trigliceridi alti, le cause

Le cause responsabili di ipertrigliceridemia (trigliceridi alti) possono essere diverse:

  • predisposizione genetica: ipertrigliceridemia familiare, iperlipidemia combinata familiare, disbetalipoproteinemia familiare, chilomicronemia
  • secondaria ad altre condizioni parafisiologiche (gravidanza) o patologiche, quali
    • sovrappeso e obesità
    • diabete mellito
    • sindrome metabolica. I trigliceridi alti sono un marker tipico della cosiddetta sindrome metabolica, una condizione clinica in cui la contemporanea presenza di almeno tre dei seguenti fattori di rischio (ipertensione, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, obesità addominale, iperglicemia a digiuno) aumenta significativamente le probabilità di subire un incidente cardiovascolare.
    • insufficienza renale cronica, sindrome nefrosica, malattie renali croniche
    • sindrome di Cushing
    • mileloma multiplo, gammapatie monoclonali
    • ipotiroidismo
  • farmaci:
    • corticosteroidi
    • inibitori delle proteasi (terapia per HIV)
    • beta-bloccanti
    • estrogeni per via orale
    • tamoxifene
    • retinoidi
    • diuretici tiazidici
  • alimentazione. Alti livelli di trigliceridi sono poi frequentemente associati a fattori nutrizionali quali un eccessivo consumo di alcol o eccessiva ingestione di carboidrati (> 60% dell’energia totale). Il nostro organismo non ha uno specifico sistema di accumulo di grandi quantità di carbolidrati, quindi, tranne una piccola quantità che viene accumulata nel fegato come glicogeno, gli zuccheri in eccesso sono convertiti rapidamente in trigliceridi.
  • errata preparazione all’esame. Non va mai dimenticato che se i trigliceridi risultano alti occasionalmente, può essere anche colpa di un’errata preparazione all’esame da parte del paziente. È infatti assolutamente necessario al momento del prelievo essere a digiuno da almeno 12 ore, e aver consumato un pasto leggero la sera precedente.

Conseguenze dei trigliceridi alti

Se i valori di trigliceridi diventano particolarmente alti (> 1000 mg/dl) vi è un rischio elevato di pancreatite acuta. La pancreatite acuta è una patologia che si presenta con fortissimi dolori addominali e che deve essere immediatamente diagnosticata. In caso di possibile pancreatite acuta occorre recarsi immediatamente in pronto soccorso per le terapie del caso. Valori così alti di trigliceridi sono necessariamente causati da fattori genetici associati a errati comportamenti alimentari.

Valori di trigliceridi meno elevati sono invece fattori di rischio per le patologie cardiovascolari. In particolare livelli di trigliceridi sopra i 200 mg/dL, e ancor più se superiori a 400-500 mg/dL, moltiplicano il rischio cardiovascolare determinato da altri fattori di rischio (fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia).

Specialmente in caso di dismetabolismi (patologie del metabolismo) come obesità, insulino-resistenza e diabete mellito, i trigliceridi si accumulano nel fegato generando uno stato chiamato steatosi epatica (accumulo di grasso nel fegato) che a lungo andare può determinare patologie epatiche gravi (cirrosi).

Terapia dell’ipertrigliceridemia

Se i trigliceridi sono alti è molto importante:

  • correggere sovrappeso e obesità
  • aumentare la quantità di attività fisica di tipo aerobico (nuoto, camminare a passo sostenuto, andare in bicicletta)
  • ridurre o meglio evitare l’alcol
  • ridurre il consumo di zuccheri semplici (dolci, frutta in particolare fichi, banane, uva e cachi)
  • consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana; in altrettante occasioni sostituire la carne con i legumi
  • limitare il consumo di cibi ricchi di grassi saturi (contenuti soprattutto nei latticini e nella carne grassa), sostituendoli con quelli ricchi di acidi grassi monoinsaturi ed in particolare di acido oleico (olio di oliva, frutta secca ed oli vegetali in genere)
  • se, nonostante l’adozione di queste norme comportamentali, le analisi ematiche continuano a mostrare valori di trigliceridi alti, il medico può intervenire prescrivendo anche medicinali specifici, come i fibrati, i derivati dell’acido nicotinico o di preparazioni contenenti acidi grassi omega-3.

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