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Chiamiamole… emozioni, anche nei bambini

15 maggio 2017

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Rabbia, tristezza, paura, gioia… le emozioni sono infinite e fanno parte del nostro DNA di esseri umani. La grande sfida è imparare a riconoscerle per saperle gestire fin da piccoli.

Mentre i sentimenti presuppongono una consapevolezza e una conoscenza di se stessi e dell’altro, le emozioni sono esplosioni – brevi, inconsapevoli e di diversa intensità – che il bambino deve imparare controllare con il supporto di genitori emotivamente competenti.

Le emozioni come reazione all’ambiente

Ogni emozione è di fatto una risposta all’ambiente, sia interno che esterno. Basti pensare a un dolore fisico come un mal di pancia che può generare irritazione e irascibilità, o un gioco che si è rotto che muove alla rabbia o alla tristezza.

In ogni caso le emozioni aiutano il bambino a capire cosa sta succedendo dentro e intorno a lui e gli inviano segnali e informazioni su chi e cosa lo circonda. È così che il bambino impara a riconoscerle per esprimerle nel modo migliore e, se serve, per governarle.

Dal primo giorno

Le emozioni sono presenti fin dai primi giorni di vita (e anche prima), quando il bambino esprime tutta la propria contentezza nello stare tra le braccia della mamma o attaccato al suo seno e si mostra visibilmente infastidito, tra gelosia e frustrazione, quando la mamma lo lascia solo anche solo per pochi minuti o lo mette nel lettino affinché si addormenti. In questa relazione già si insinua la necessità per il piccolo di imparare ad affrontare anche le sensazioni più sgradevoli e per i genitori di dosare la propria voglia di proteggerlo.

Nella scuola dell’infanzia il bambino apprende come affrontare le emozioni senza mamma e papà per la prima volta: sperimenta in un’altalena tra disagio e soddisfazione, comunica con modalità non verbali e poi verbali ciò che prova e, con l’aiuto dell’adulto presente, sperimenta le soluzioni, conquistando quella più adeguata. Come gli adulti, i bambini hanno a che fare con emozioni come la rabbia, la tristezza, la frustrazione, il nervoso, la felicità, l’imbarazzo, ma spesso non trovano le parole per esprimere il loro stato d’animo. Altre volte, al contrario, agiscono d’impulso in modo fisico e inappropriato, come lanciando un oggetto.

La risposta genitoriale

Il segreto è sintonizzarsi sullo stato emotivo del bambino e per farlo occorre predisporsi all’ascolto, essere disponibili e darsi del tempo. Contrapporsi non ha effetti positivi, mentre aiuta rimanere calmi e mostrarsi saldi, capaci di offrire un contenimento. Genitori positivi e poco ansiosi aiutano il bambino a formare la propria competenza emotiva e crescere in equilibrio.

Ecco alcuni consigli utili:

  1. Aiutate il vostro bambino a capire le emozioni che sta provando dando loro un nome e poi parlandone con parole semplici e a lui comprensibili, per esempio guardando delle figure o sfogliando un libro o guardando un cartone animato.
  2. Dategli diverse opportunità per identificare le emozioni che prova e quelle che sente possano provare gli altri, utilizzando esempi tratti dalla vita reale o descrivendo la stessa reazione di uno suo piccolo amico di qualche giorno prima
  3. Insegnate al vostro bambino a rispondere con nuove strategie ad alcune sensazioni, confrontandole con episodi già accaduti che può ricordare facilmente o raccontando come vi siete sentiti voi in una determinata situazione provando rabbia, piuttosto che tristezza
  4. Inventate delle storie creando con lui i personaggi e dando loro un nome appropriato che evochi l’emozione che provano per riflettere insieme su un lieto fine
  5. Tessete le sue lodi quando le prime volte riesce a identificare e a parlare delle sue emozioni

Intelligenza emotiva

Crescendo il bambino impara a interagire con emozioni e sentimenti e sviluppa la sua intelligenza emotiva. Sa dare un nome a ciò che prova e distingue negli altri le emozioni che conosce.

La competenza emotiva abbraccia:

  • La consapevolezza di sé e del proprio stato emotivo
  • La capacità di riconoscere le emozioni che provano gli altri
  • La capacità di dare il giusto nome alle emozioni
  • L’empatia.

I bambini che imparano a relazionarsi in modo competente riconoscendo le proprie emozioni hanno uno sviluppo psicofisico più equilibrato e da grandi sapranno affrontare con maggiore serenità le difficoltà della vita.

L’ambiente influenza la competenza emotiva: prima è la famiglia, poi sono i coetanei, ma fondamentale è ricevere lungo il cammino il giusto contenimento che accompagna nelle scelte della vita.

Oggi assistiamo al costante aumento di episodi di bullismo e cyberbullismo tra gli adolescenti nella scuola come sui social network. L’origine sembra avere a che fare con la scarsa competenza emotiva che limita la capacità di relazionarsi con gli altri in modo costruttivo.

 

di Redazione Family Health

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