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Sanità digitale, la rincorsa lenta del Sistema Sanitario Nazionale

15 maggio 2017

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di Tiziana Azzani, giornalista

Smart, digitale, integrato, facile, flessibile. Ecco il Sistema Sanitario che gli italiani sempre più amanti delle Rete e dei dispositivi elettronici, si aspettano nel prossimo futuro: un servizio sanitario capace di muoversi senza la zavorra della burocrazia e soprattutto digitale. Ma “senza investimenti dedicati il traguardo rimarrà ancora lontano”. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità condotto dal Politecnico di Milano.

 

 

I progressi del Patto per la Sanità Digitale vanno a rilento, con investimenti addirittura in calo nel 2016 rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno per la digitalizzazione della Sanità italiana sono stati spesi 1,27 miliardi di euro. La cifra può sembrare elevata, ma rapportata al numero degli italiani, significa solamente 21 euro a testa, ben al di sotto degli standard di quasi tutti i Paesi avanzati.

Situazione e investimenti

CARTELLA ELETTRONICA– La principale destinazione degli investimenti riguarda la digitalizzazione di base delle Aziende Sanitarie con la creazione della cartella elettronica, per la quale lo scorso anno sono stati spesi 65 milioni di euro. Sono spesso presenti e diffuse le funzioni di consultazione dei referti e delle immagini per la diagnostica e la gestione delle prenotazioni, mentre quasi completamente assenti risultano altre funzioni come il diario medico e infermieristico o la gestione della farmacoterapia. Un’azienda su due è già pronta a utilizzare la cartella clinica in mobilità al letto del paziente, ma sono ancora assenti le funzionalità più avanzate di supporto alle decisioni cliniche con linee guida e best practice e la gestione del consenso informato alle procedure sanitarie.

FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO regionale– Con lentezza sta prendendo piede anche la realizzazione dell’infrastruttura nazionale necessaria a garantire l’integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) regionale, per i quali sono stati stanziati 2,5 milioni di euro annui a partire da quest’anno. Il FSE è definito come uno strumento che raccoglie “l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito” (DPCM n.179/2015). Il FSE, come evidenzia l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, al momento è stato attivato in 13 delle 20 Regioni italiane, ma in realtà è già fruibile e accessibile a tutti i cittadini di 9 nove Regioni/ Province Autonome italiane. Le Regioni italiane si sono attivate in tempi e modi diversi. In particolare Emilia-Romagna, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento si sono attivati da diversi anni e hanno lavorato sull’integrazione dei dati sanitari, sulla costruzione della rete di attori a vario titolo coinvolti, sulle infrastrutture digitali di supporto e sulle modalità di accesso e autenticazione degli utenti con l’anagrafe unica. Altre Regioni come Veneto, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Puglia sono partite successivamente, ma sono riuscite comunque a impostare le basi per la realizzazione del FSE. Alla lista, recentemente se ne sono aggiunte altre come Piemonte, Toscana e Sardegna. Tuttavia ci sono ancora alcune Regioni (Campania, Calabria, Sicilia e a quanto pare anche la provincia autonoma di Bolzano) che sono in ritardo perché stanno ancora implementando il FSE o che addirittura non hanno ancora avviato un processo strutturato di realizzazione del Fascicolo stesso .

SERVIZI DIGITALI– Anche i servizi digitali rappresentano un ambito di investimento importante, che lo scorso anno ha visto dedicati 14 milioni di euro. Tra i servizi digitali più diffusi nelle aziende ospedaliere vi sono il download dei referti via web, offerto dall’81% delle strutture, e la prenotazione online di visite ed esami (61%).  E’ ancora molto limitata l’offerta dei servizi digitali fruibili da cellulare e tablet: solo nel 20% dei casi il recupero dei referti e la prenotazione delle prestazioni è fruibile attraverso App specifiche. “Un ritardo non giustificato, visto che gli italiani sono sempre più a loro agio con le tecnologie digitali su mobile”, ha dichiarato Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità.

TELEMEDICINA– Per quanto riguarda la telemedicina, benché rappresenti una priorità, non trova ancora il giusto spazio nei piani di investimento delle strutture sanitarie ancora impegnate a informatizzare i servizi di base o ad adattare i propri sistemi informativi a obblighi nazionali. Le soluzioni di telemedicina più diffuse sono quelle di teleconsulto tra strutture ospedaliere o dipartimenti, già a regime per una struttura su 3. Tele-riabilitazione e tele-assistenza sono ancora in fase di sperimentazione e, ancora una volta per la mancanza di risorse dedicate, faticano a diventare realtà.

Medici e cittadini sempre più digitali e smart, chiedono di più

Cosa fanno i cittadini e i medici in tutto questo? Al momento aspettano, ma soprattutto guardano con insoddisfazione un sistema sanitario che sentono affidabile, ma troppo pesante e lento. Vedono il Servizio Sanitario come un pachiderma schiacciato sotto vincoli normativi e ostacolato da farraginosità burocratiche che gli impediscono di attuare il rinnovamento necessario.

LA SANITA’ PER CITTADINI E PAZIENTI I cittadini, in particolare gli adulti di età compresa tra i 25 e i 54 anni, sono già in Rete e sono pronti a sfruttare tutti i vantaggi delle tecnologie digitali. Secondo l’Osservatorio un italiano su due lo scorso anno ha utilizzato almeno un servizio online in ambito sanitario, nella maggior parte dei casi per cercare informazioni sulle strutture sanitarie (32%), prenotare online esami o visite mediche (22%). Timida, ma in lieve crescita risulta anche la consultazione online dei documenti clinici (18%) spesso messo a disposizione dalle strutture sanitarie o dalle Regioni attraverso il FSE. La Rete sta progressivamente modificando le modalità di comunicazione tra medico e paziente: il 14% degli italiani ha comunicato via email con il proprio medico di famiglia, il 7% utilizza Whatsapp per fissare o spostare visite, fornire aggiornamenti sullo stato di salute, scambiare referti o avere riscontri su di essi

“Le competenze digitali dei cittadini non rappresentano più una barriera all’accesso ai servizi digitali e pertanto non possono essere più utilizzate come alibi per non sviluppare e offrire questi servizi. Occorre piuttosto riflettere sulle specificità dei diversi servizi digitali per aumentarne valore e facilità di utilizzo e dall’altro costruire modelli di servizio sostenibili” ha evidenziato Eugenio Santoro, Responsabilità laboratorio Informatica Medica, IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

IL PUNTO DI VISTA DEI MEDICI Anche i medici, sia genericisti (MMG) che specialisti, sono sempre più aperti e interessati alle tecnologie digitali, in particolare al mondo delle App, che utilizzano (50% circa) per lo più per informarsi e aggiornarsi o per comunicare in modo rapido con colleghi e pazienti. Il canale di comunicazione preferito, anche se riconosciuto come non certificato, è Whatsapp, che grazie allo scambio di immagini e dati può addirittura evitare al paziente una visita. Tra i reticenti, le motivazioni principali che ostacolano l’utilizzo di questi canali c’è il timore di un aumento del carico di lavoro e la possibilità di incomprensioni con i pazienti.

Per quanto riguarda i servizi digitali preferiti dai medici, emergono la consultazione dei referti di esami e visite specialistiche e verbali di pronto soccorso. Per quanto riguarda il FSE, laddove presente, è ancora poco apprezzato: solo un MMG su 3 lo utilizza. “E’ un segnale della distanza tra istituzioni e utenti: se da un lato, gli strumenti digitali sono entrati nella quotidianità professionale dei medici, dall’altro gli strumenti messi a disposizione dalle Regioni e dalle Aziende sanitarie sono ancora percepiti come inadeguati”, ha sottolineato Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. Il principale freno alla trasformazione digitale è, secondo i medici, la mancanza di risorse economiche ed umane oltre a una necessità di formazione e diffusione della cultura digitale.

La digitalizzazione è una priorità per rispondere alle esigenze di medici e pazienti

La Sanità italiana è dunque a un bivio. L’innovazione digitale appare come una soluzione essenziale per una Sanità sostenibile, ma è necessario accelerare il ritmo ed eliminare gli ostacoli, a partire dalla valorizzazione delle iniziative positive già presenti sul territorio italiano ed europeo.

“Sicuramente il percorso di digitalizzazione è avviato e nel corso dell’ultimo anno sono stati fatti passi avanti, ma l’avvio di un piano ambizioso di digitalizzazione della Sanità in un Paese come il nostro che per troppi anni ha trascurato gli investimenti, richiede la destinazione di risorse adeguate. Dobbiamo essere consapevoli che non è così che si può curare un malato grave come il nostro sistema sanitario”, ha sottolineato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. E conclude: “Dobbiamo agire in fretta, così che i SSn e i sistemi regionali possano rispondere alle esigenze dei cittadini, medici e operatori sanitari, che vanno resi sempre più digitali e protagonisti del sistema di cura“.

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