Allergici in mensa. 3 consigli per gestire e NON emarginare
di Alessandro Fiocchi, pediatra allergologo
“Non può portarlo a casa a mangiare?”. Forse, è capitato anche voi che in tutta risposta a un certificato medico di allergia alimentare, la scuola vi abbia “proposto” di pensare al pranzo di vostro figlio in autonomia. Oppure il risultato di quel certificato è stata l’organizzazione di un suo spazio mensa, lontano dagli altri, con il rischio di creare in lui un senso di diversità ed emarginazione rispetto ai compagni.
“E’ per suo bene!” Certo, ma forse è più il segno dell’impossibilità, per alcuni contesti scolastici, di allestire una dieta personalizzata e di garantire l’assenza di contaminazione da parte di allergeni nella preparazione dei pasti. Il risultato, in alcuni casi, è la proposta di menù poco vari, molto ripetitivi e con un alto rischio di disaffezione per il cibo da parte del bambino.
Tutto questo si aggiunge a una situazione spesso già obiettivamente difficile, in cui la famiglia deve affrontare quotidianamente gli aspetti economici, psicologici, pratici, sociali di una allergia alimentare.
…e aumenta il senso di ansia nei genitori, nei bambini e negli insegnanti, preoccupati delle conseguenze di una assunzione accidentale degli alimenti “proibiti” (alimenti allergenici).
Non c’è davvero una soluzione?
Sono convinto che la soluzione sia nella collaborazione. Ecco qualche consiglio per gestire un bambino gravemente allergico in mensa scolastica:
- verifica qual è il rischio di reazioni anafilattiche con il medico del bambino e leggi attentamente il certificato di esenzione;
- se il rischio di shock anafilattico è alto, ma l’allergene non è fondamentale, considera di togliere questo alimento completamente dal menu di tutta la scuola (non è difficile con la frutta secca o anche con il pesce);
- coinvolgi anche le famiglie dei compagni di classe nel problema, stimolando la loro collaborazione.