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Videogiochi per bambini? Ecco cosa devi sapere

20 giugno 2017

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I videogiochi sono per i nostri bambini com’era la tv per noi, nati tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’80: una forma di divertimento e, a volte, una compagnia. Di per sé si tratta di un “artefatto” dalla valenza neutra, ma sta a noi genitori fare in modo che i nostri figli ne facciano un buon uso.

 

Uno strumento neutro sotto la responsabilità dei grandi

Molti videogiochi tendono a favorire il gioco individuale al posto della collaborazione, a ispirare alla violenza piuttosto che educare alla soluzione creativa del conflitto. Ecco perché i genitori si interrogano fin dalla tenera età dei loro piccoli sul loro valore. Dall’altro lato, studi e ricerche universitarie hanno messo in evidenza come i videogiochi possano sviluppare nei bambini considerevoli capacità, migliorando la loro coordinazione mano-occhio e fornendo un valido strumento ricreativo, ma anche distrarre da attività più salutari come il gioco all’aperto e la lettura. Ecco perché è compito dei genitori vigilare su tempi e modalità, stabilendo delle regole. In generale, tuttavia, la American Accademy of Pediatrics consiglia di evitare l’utilizzo di schermi con bambini sotto i 18 mesi.

Alcuni dati: la ricerca AVG

Ha già qualche anno lo studio realizzato da AVG, nota azienda informatica specializzata nella creazione di software antivirus, che mette in luce alcune caratteristiche di questa terza generazione di nativi digitali. In età molto precoce maneggiano smartphone e tablet e digitano intuitivamente sui device, prima ancora di aver acquisito abilità comuni come allacciarsi le scarpe o andare in bicicletta. Il sondaggio è stato somministrato a 2200 mamme di bambini tra i 2 e i 5 anni a livello internazionale, in 10 Paesi europei. Secondo i dati raccolti:

  • il 58% dei bambini gioca al computer, ma va in bici solo il 52%,
  • il 19% maneggia abilmente uno smartphone del campione, ma solo il 9% gira sa allacciarsi da solo le scarpe
  • il 25% sa navigare in Internet e solo il 20% sa nuotare.

Mentre non risultano differenze legate al genere, lo studio mette in luce predisposizioni diverse: gli italiani sono più bravi con lo smartphone, gli inglesi sono più forti con i videogames e i francesi sono abili cibernauti.

Il videogioco terreno di crescita

Secondo Giacomo Garcea, dottore in psicologia della comunicazione con una specializzazione sulle nuove tecnologie e autore di horizonpsytech.com, nel videogiocare si può trovare un terreno favorevole di scambio intergenerazionale. “Il videogioco, per le sue caratteristiche di fruizione”, spiega Garcea, “consente di creare uno spazio per un confronto tra il punto di vista dei genitori e quello dei bambini. Questa generazione, più delle altre, vive un gap tecnologico considerevole: da un lato i piccoli hanno una padronanza intuitiva delle tecnologie, dall’altro i genitori sono poco informati e dedicato poco tempo al gioco insieme”.

È il momento giusto per recuperare questo spazio condiviso, trascorrere del tempo insieme, imparare e fare del videogioco uno strumento per mettersi in gioco e ascoltare quello che il bambino, del gioco, vuole raccontare.

“Si chiama thinking aloud ed è uno strumento straordinario”, illustra Giacomo Garcea, “per creare armonia e costruire relazioni. Mentre gioca il bambino può, se guidato dall’adulto, tirare fuori le sue emozioni e imparare a gestirle, aprendo così un confronto su un terreno divertente”. Diventa capace di valutare le sue scelte e, supportato da un genitore, di dare senso alle conseguenze che queste comportano. In questo modo è possibile ridurre la tensione emotiva negativa legata ad un errore o sconfitta, proponendosi come “cassa di risonanza” per portare ad un apprendimento anche come gestione delle proprie emozioni”.. Infine giocare con il bambino sollecita la sua curiosità. Vedere il papà o la mamma che giocano con lui in un campo dove sa di avere la meglio, lo fa sentire molto più apprezzato e si sente premiato.

Quando i videogiochi possono diventare pericolosi?

Il bambino impara mentre gioca. Attraverso il videogioco gli si apre un mondo infinito di esperienze che ne alimentano la crescita e lo sviluppo sia in termini cognitivi, motori (per videogiochi di movimento) e sociali. Questo però, essendo costruito su un sistema di attese e di ricompense, porta anche a un costante rilascio di dopamina – un neurotrasmettitore prodotto dal cervello e legato alla sfera del piacere – e al rischio di dipendenza.

“Al di là del rischio di dipendenza indotta dal gioco e dal superamento delle prove che gratificano il bambino”, precisa Garcea, “occorre limitare il numero delle ore di esposizione, ad esempio introducendo un timer. Può essere il pomodoro della cucina o il timer del telefono, essenziale è che sia chiaro al bambino che si è deciso un tempo – massimo di un’ora per i più piccini – e va rispettato. Sarà poi importante concedere una piccola tolleranza, di qualche minuto, che gli permetta di salvare i risultati ottenuti o di completare la partita online (per gli adolescenti in particolare), o la frustrazione scatenerà rabbia e piccoli attriti verso il responsabile. Mai staccare la spina della corrente per presa di posizione”.

A questi si aggiunge un rischio che dipende dalla responsabilità genitoriale: il videogioco può diventare una baby-sitter? La risposta è più che ovvia, ma meglio ricordarlo, quando si torna dal lavoro stressati e si ha davanti una cena da preparare e mettere in tavola. “No, il videogioco non deve essere pensato come una baby sitter”, sottolinea Garcea, “esattamente come non lo è la TV. Può essere un valido intrattenitore in certi momenti (vedi la cena da preparare) ed un’attività di svago, ma, soprattutto per i più piccini, deve essere monitorata sia per quel che riguarda le ore di esposizione che per il contenuto di gioco”.

Il PEGI: un aiuto per scegliere il videogioco adatto

Le classificazioni PEGI, Pan European Game Information, sono riportate sulle confezioni dei videogiochi e sulle App e forniscono informazioni e consigli per scegliere un videogioco in modo adeguato in base all’età (3, 7, 12, 16, 18) e ai “descrittori”, etichette che indicano più specificamente il contenuto: violenza, linguaggio scurrile, paura, droga, sesso, discriminazione, gioco d’azzardo e gioco on line con altre persone. Su quest’ultimo descrittore vale la pena soffermarsi perché identifica un gioco che prevede la connessione via web con altri giocatori. Dunque sarà preferibile bloccare questa funzione, limitarla agli amici o evitare l’acquisto almeno finché il bambino non sarà abbastanza grande da esserne consapevole, ma sempre con l’aiuto dei genitori.

Cosa fare prima di scegliere un videogioco?

Amazon propone una scelta di oltre 18000 videogiochi adatti a bambino sopra i 3 anni. Occorre dunque informarsi e bene, perché i figli sono sempre un passo avanti e la smania di possedere un gioco che ha visto su internet o scoperto a casa di un amico può favorire scelte frettolose.

È bene:

  • visitare il sito PEGI e digitare il titolo del gioco per verificarne l’adeguatezza
  • si possono ricercare le diverse versioni per device diversi, assicuratevi sempre che il gioco sia disponibile per la piattaforma che possedete
  • passare su youtube per trovare il trailer o il walkthrough (la spiegazione del come funziona, un “cammino attraverso” il gioco)
  • informarsi, soprattutto per i più piccoli, che il gioco disponga di modalità offline in modo tale che possano giocare in totale sicurezza (Attenzione in particolare ai videogiochi per smartphone)
  • se il gioco arriva su richiesta del piccolo, informarsi circa dove l’ha visto o da chi, molto spesso infatti le richieste arrivano da casa dell’amico. Soprattutto in una situazione di classe può valere la pena di informarsi su quali sono i titoli che vanno per la maggiore
  • verificare quanti giocatori possono giocare contemporaneamente, questo è valido sia in situazione familiare che con gli amici e può evitare litigi inutili. A tal proposito, informatevi anche sulle modalità di gioco insieme cercando di equilibrare cooperazione e competizione tra i giocatori
  • cercate di essere presenti al momento dell’acquisto, una volta che il gioco è entrato in casa dovrete lasciare che ci giochi. Se non è possibile, controllate di tanto in tanto a cosa è solito giocare e cercate di valutare quanto è appropriato come contenuto.

 

di Redazione Family Health

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