Camminare. Una scoperta per il nostro tempo

Camminiamo ogni giorno, fin da quando siamo bambini. Abbiamo il contapassi sullo smartphone e ci cimentiamo in passeggiate all’aperto per respirare e fermare il frullatore che ogni giorno ci fa girare come trottole. Camminare è un’arte.
Per dare a questa attività il valore che merita, non solo per il proprio benessere fisico, ma soprattutto per quello olistico, abbiamo voluto parlare con chi del cammino ha fatto il suo progetto di pace e di vita, Luca Gianotti.
Laureato in filosofia, escursionista e scialpinista, Luca è una guida e uno scrittore. Ha camminato in tutto il mondo. Ama i cammini mediterranei e ogni anno guida gruppi di appassionati in uno dei suoi percorsi preferiti, in Corsica sulla GR20.
Per Luca il cammino è la pace. La pace a ogni passo.
Luca, perché camminare fa bene?
Camminare è un movimento antico, di cui la civiltà occidentale stava perdendo memoria genetica, mentre il camminare muove muscoli, sangue e parti animiche di tutti. Camminare fa bene perché produce movimento e cambiamento.
Ma il benessere del camminare non è solo fisico. Come dice Bernard Ollivier, uno che se ne intende perché ha camminato migliaia di chilometri, il corpo dà il ritmo, ma il cammino induce una specie di dinamica spirituale:
“Non avevo mai provato con tanto piacere l’azione del pensiero. Constatavo, e in seguito l’ho verificato molte volte, che camminare è un esercizio più spirituale che fisico. Riesce a uccidere i pensieri negativi. … tutti i problemi diventano relativi”.
Viaggiare camminando vuol dire entrare in contatto con la Terra, che calpestiamo passo dopo passo, e con la sua Natura, a cui abbandonare i nostri sensi per farsi accogliere da Lei in un abbraccio ristoratore e rigenerante.
Il cammino è un viaggio, un percorso nella natura dunque, in un Paese da esplorare, ma anche un incontro, con se stessi e con gli altri. Quali tipi di cammino esistono e che obiettivo ha ciascuno?
La Compagnia dei Cammini, l’associazione no profit che abbiamo fondato anni fa con lo scopo di diffondere in Italia la cultura del camminare, propone solo cammini di più giorni, perché i benefici del cammino di una settimana sono molto forti, ed è solo dopo tre giorni di cammino che ci si libera da ansie e preoccupazioni, quei fili che ci tengono legati al passato e che ci creano apprensione per il futuro.
Il cammino è disintossicante, si entra nel presente fatto del passo dopo passo. Camminare entrando in contatto con la natura, abbracciare un albero, dormire sotto le stelle, ascoltare il silenzio, annusare e assaggiare le erbe incontrate, bagnarsi nei torrenti o nelle calette isolate dei mari mediterranei, ammirare il volo di un rapace, sono tutte emozioni che ci riempiono di energia.
È un viaggiare a bassa velocità, e quindi è la forma di viaggio che consente di entrare dentro ai luoghi attraversati, conoscerne storie e persone.
Il camminare si è evoluto in questi anni da attività sportiva e performante (arrivare sulla cima) a attività di vagabondaggio, spirituale, di crescita interiore. Il camminare sempre di più è un gesto rivoluzionario, controcorrente, ma anche un bisogno profondo che torna a galla.
Come ci si prepara ai grandi percorsi? Quale potrebbe essere il primo?
Ci si prepara trovando il coraggio dentro di sé di fare il primo passo. Sono ormai centinaia di migliaia le persone che ogni anno si mettono in cammino per la prima volta. E noi italiani siamo diventati grandi camminatori. Si pensi che sul Cammino di Santiago gli italiani sono la nazione più rappresentata: 25mila persone all’anno su un totale di 300mila.
Il Cammino di Santiago è un buon inizio, perché lì c’è tutto il mondo in cammino, non si cammina mai soli, si confrontano le esperienze di tutti, e ci si accorge di avere il vissuto simile a tanti altri, la stessa fragilità, lo stesso bisogno di risposte.
Ma ogni cammino è adatto a iniziare, se non è troppo difficile:
- la Via Francigena, l’antica Via che nel medioevo univa Canterbury (Inghilterra meridionale) a Roma e ai porti della Puglia
- il Cammino dei Briganti che percorre l’antica linea di confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, seguendo le orme dei fuorilegge che dominavano la zona a cavallo tra la Marsica in Abruzzo e il Cicolano nel Lazio,
- il Cammino di San Francesco, un itinerario che collega tra loro alcuni luoghi che testimoniano della vita e della predicazione del Santo di Assisi.
Camminare in città: a piccoli passi, per cambiare atteggiamento e smettere di correre. Come si comincia? Tutti possono farlo?
Camminare in città diventa interessante se lo si fa con consapevolezza. Anche andando al lavoro, provate a camminare sincronizzando il respiro con il passo, applicando le tecniche della meditazione camminata, quelle del Deep Walking (www.deepwalking.org).
Provate anche a camminare scalzi, per esempio in un parco cittadino: recuperare il contatto con la terra porta energie inaspettate, terapeutiche. Ma si deve essere presenti, cioè mentre camminate evitate di guardare le vetrine, o di pensare al passato e al futuro, rimanete nel vostro qui e ora, nel vostro passo. Solo così il beneficio sarà assicurato.
Ai camminatori che vogliono iniziare consigliamo di leggere “L’arte del camminare. Consigli per partire con il piede giusto”, di Luca Gianotti.
Per approfondire l’aspetto terapeutico del camminare, oltre al Deep Walking, la Compagnia dei Cammini (www.cammini.eu) ha da poco creato una linea specifica di viaggi a piedi, condotti da istruttori provenienti da diverse discipline, dallo yoga all’ecopsicologia, dallo sciamanesimo allo zen: si chiama Cammini di Pace (www.camminidipace.it). Sono cammini sempre più ricercati, perché lavorano sulla persona nella sua globalità.
