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Sanità digitale e cittadini: cosa sta cambiando con la rivoluzione tecnologica

27 settembre 2017

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Cittadini sempre più informati in un mondo digitale che pretende efficacia e immediatezza nella risposta e una sanità in corsa per essere al passo con il cambiamento. Abbiamo chiesto a Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio del Politecnico di Milano “Innovazione Digitale in Sanità” di raccontarci a che punto siamo.

Dottoressa Sgarbossa, può darci brevemente una definizione di “Sanità Digitale”?

Per Sanità digitale o eHealth si intende “l’utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita”.

I servizi digitali al cittadino sono un ambito molto rilevante nel panorama della Sanità digitale poiché consentono alle aziende sanitarie e alle Regioni di comunicare in modo efficace con i cittadini e offrire loro servizi a valore aggiunto.

Quanto sono effettivamente digitalizzati i cittadini quando hanno a che fare con la salute?

Dall’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, in collaborazione con Doxapharma, su un campione di 1.000 cittadini, statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, emerge che il 51% degli italiani ha utilizzato almeno un servizio online in ambito sanitario, contro il 49% del 2016.

Il livello di utilizzo è superiore tra i cittadini laureati o di età compresa tra i 25 e i 54 anni; cioè in quella fascia di età che, se da un lato inizia ad avere bisogno di accedere ai servizi sanitari, dall’altro è abituata all’utilizzo del digitale nella vita quotidiana.

Quali sono gli ambiti digitali più ricercati in Rete?

Si conferma come servizio più utilizzato l’accesso alle informazioni relative alle strutture sanitarie (32% dei cittadini), seguito dalla prenotazione online di esami e di visite, utilizzata dal 22% dei cittadini.

Aumenta rispetto al 2016 l’uso del servizio di accesso e di consultazione online dei documenti clinici, come i referti, (18%, contro il 15% del 2016), che oggi viene spesso messo a disposizione dalle strutture sanitarie o dalle Regioni all’interno del Fascicolo Sanitario Elettronico.

Il 14% dei cittadini ha comunicato via email con il proprio medico di famiglia (MMG) e l’11% ha pagato online le prestazioni sanitarie di cui ha usufruito.

I cittadini cercano sul Web anche informazioni sulla salute?

Si, abbiamo rilevato che è cresciuta la ricerca online di informazioni sulla salute: il 36% dei cittadini (contro il 33% del 2016) utilizza internet per ricercare informazioni e opinioni su problemi di salute e malattie. L’intento è avere un’altra opinione oltre a quella del medico (con percentuali maggiori tra la popolazione nella fascia 35-44 e minore tra gli over 55), ma anche integrare le informazioni ricevute o addirittura evitare la visita, seppur in percentuali ridotte.

Il 30% degli italiani utilizza il web per trovare informazioni su farmaci e terapie (es. per visualizzare il foglio illustrativo o le controindicazioni), quota in aumento rispetto al dato dello scorso anno (25%). I canali più utilizzati per informarsi e discutere sulla salute sono le enciclopedie online (es. Wikipedia), i siti istituzionali e i sempre più diffusi portali, blog e forum dedicati alla medicina e alla salute.

Questo comporta un cambiamento nel rapporto con il medico?

Il web non sostituisce il rapporto con il medico, ma ha solo uno scopo informativo: l’82% dei cittadini non si sente sicuro a prendere decisioni sulla salute basate su informazioni trovate in internet. Tale percentuale aumenta tra gli over 55, per i quali è presente anche una barriera legata alle competenze informatiche.

E cosa può dirci dell’utilizzo delle App per la salute?

L’utilizzo delle App per monitorare lo stile di vita è sempre più frequente, in particolare tra i cittadini under 44, pur rappresentando una quota ancora minoritaria dei servizi digitali. Le App più diffuse sono quelle per monitorare gli allenamenti e i passi (utilizzate dal 13% del campione), quelle per mettere alla prova le abilità mentali (11%), quelle per controllare i battiti cardiaci (10%), le calorie (8%) e il sonno (4%).

I dispositivi wearable associati alle App più utilizzati sono gli orologi, seguiti dai braccialetti e, con percentuali ancora minime, dall’abbigliamento. In realtà si è anche visto che è diminuito rispetto al dato rilevato nel 2016 l’interesse nei confronti delle App da parte di chi ancora non le utilizza: probabilmente questo indica un certo livello di disillusione e consapevolezza dei limiti dell’offerta attuale. Probabilmente il cittadino, più informato e consapevole, desidera disporre di strumenti più affidabili e di strumenti avanzati per l’analisi e l’interpretazione dei dati.

Significativo il fatto che gran parte delle App non siano certificate e che il 70% dei cittadini ritenga le App non sufficientemente affidabili dal punto di vista medico.

Tuttavia le App sono un aiuto nella comunicazione medico-paziente. In quali casi?

L’utilizzo di App generiche per la comunicazione tra medico e paziente è interessante. Il 7% dei cittadini, ad esempio, – soprattutto nella fascia 35-44 anni – utilizza WhatsApp per comunicare con il proprio medico di base e/o con il medico specialista: per fissare o spostare visite (67%), per comunicare lo stato di salute (57%) o per scambiare referti e avere riscontri su di essi (40%). Coloro che non utilizzano l’App affermano di non farlo perché preferiscono parlare con il medico di persona (77%) o al telefono (23%).

In sintesi, cosa ci attende?

Dalla ricerca emerge il profilo di un cittadino sempre più “digitale” e sempre più consapevole che servizi online, internet e App possano semplificare l’accesso alle informazioni così come ai servizi sanitari. Le competenze digitali dei cittadini non rappresentano più una barriera all’accesso ai servizi digitali e pertanto non possono essere più utilizzate come alibi per non sviluppare e offrire questi servizi.

La sfida è quella di facilitare ulteriormente l’accesso a questi canali a tutti i cittadini, in particolare a quelli più fragili e anziani, meno abituati all’utilizzo dei canali digitali, ma al tempo stesso più bisognosi di servizi.

Aziende sanitarie e Regioni devono quindi sviluppare strategie omnicanale progettando i servizi perché possano essere fruiti attraverso sportelli fisici, sportelli self-service presso la struttura sanitaria o presso farmacie e supermercati, siti web e App. In questo modo cittadini e caregiver potranno scegliere il canale più adatto alle loro specifiche esigenze e capacità, venendo gradualmente guidati ad accedere attraverso canali sempre più veloci ed economici per loro e per il Sistema Sanitario.

 

di Redazione Family Health

 

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