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Diventare papà: i primi momenti e i primi giorni sono importantissimi

24 novembre 2017

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di Alberto Pellai, psicoterapeuta

Un papà sempre più presente e coinvolto fin dai momenti più precoci della vita del suo bambino: è questo l’obiettivo verso il quale tendono sempre più spesso le politiche nazionali a tutela della maternità, della salute del neonato e delle pari opportunità tra uomo e donna.

 

 

In Italia il congedo parentale è da anni un’opportunità di cui gli uomini che diventano padri possono usufruire, in prossimità della nascita del proprio figlio. In Italia, la Legge di Stabilità 2017 ha portato ad un prolungamento del congedo obbligatorio ed oggi i neo-papà possono usufruire di due giorni di congedo obbligatorio più richiederne altri due di congedo facoltativo da utilizzare alternativamente alla madre in astensione obbligatoria (a condizione quindi che la madre rinunci a due giorni del proprio congedo).

  1. L’ansia dei primi giorni

Un papà che rimane a fianco del proprio bambino (e della propria compagna diventata mamma) svolge funzioni molto importanti perché ha più probabilità di creare e sviluppare un legame di attaccamento intenso e sicuro con il proprio bambino. In base agli assunti della teoria dell’attaccamento di J. Bowlby (la teoria di riferimento in tutto il mondo per spiegare i bisogni che il neonato ha sin dal primo giorno di vita e che fornisce indicazioni chiare per strutturare una relazione di protezione, cura e accudimento verso il bambino da parte di chi se ne deve prendere cura) i primi giorni di vita sono di importanza cruciale per costruire una relazione precoce con il proprio figlio e questo vale sia per la mamma che per il papà. Il papà, inoltre, rimanendo sulla scena nei primi giorni dopo la nascita del proprio figlio fornisce un argine e un confine all’ansia materna che al ritorno dall’ospedale (per chi ha partorito in una struttura sanitaria) è particolarmente intensa, soprattutto nei primi giorni di permanenza a casa con il primo figlio neonato, che spalanca ai suoi genitori un universo di novità e di cose di cui farsi carico, scatenando di frequente paura e senso di inadeguatezza. La ricerca definisce in modo chiaro che la presenza del papà in casa nei primi giorni rappresenta un fattore di protezione di importanza fondamentale, non tanto per quello che il papà fa per il suo bambino e con il suo bambino, quanto per la capacità di rappresentare un elemento di stabilizzazione emotiva per la propria compagna. Con il papà al proprio fianco, infatti, la mamma si sente più tranquilla e competente e riduce il proprio stato di ansia e preoccupazione correlati ai compiti di accudimento del piccolo.

  1. Come cambia il cervello del papà dopo la nascita del proprio bambino

Allo stesso tempo le neuroscienze hanno dimostrato che il papà che sta a fianco del proprio bambino nei primi giorni dopo la nascita ne riceve vantaggi non indifferenti. In particolare, i neuroscienziati hanno evidenziato che la convivenza e la prossimità intima tra figlio e padre trasforma il cervello di quest’ultimo portando a importanti modificazioni nella secrezione di ormoni e di fattori neuro-endocrini. Cala infatti il livello del testosterone nel giovane padre che tiene in braccio il suo bambino e lo culla amorevolmente guardandolo negli occhi e aumenta parallelamente il rilascio degli ormoni ossitocina e prolattina. Questa modificazione ormonale serve a rendere il papà meno aggressivo, a diminuire il suo desiderio sessuale (elemento molto importante nel post-partum, considerato che la mamma non può avere rapporti sessuali) e aumenta invece la dimensione dell’intimità e della tenerezza, due attitudini poco esplorate dall’uomo e poco presenti in generale nell’universo maschile.

  1. Coinvolgere i papà sin dal primo momento

Il messaggio che ogni coppia genitoriale che sta per avere un bambino dovrebbe recepire da questi brevi elementi è che è fondamentale coinvolgere la figura paterna sin dalle fasi più precoci del bambino. A questo sono servite le numerose modificazioni apportate al “percorso nascita” avvenute negli ultimi decenni. I corsi di preparazione al parto cui partecipavano le sole mamme, sono sempre più divenuti dei veri e proprio “percorsi nascita” che hanno visto coinvolti entrambi i genitori, spesso con spazi specifici e dedicati ai papà, in cui vengono trattati i molti fattori emotivi e psicologici che riguardano gli uomini nella loro trasformazione a padri.

Così come sempre più massiccia e rilevante è la presenza dei papà in sala parto, un dato che rivoluzionato il modo di pensare e gestire la nascita negli ultimi 50 anni. Solo qualche decennio fa infatti l’aspettativa comune era che gli uomini rimanessero fuori dalla sala parto e attendessero la notizia della nascita del loro figlio al di là della porta della stessa.

Partecipare al percorso nascita, assistere al parto del proprio bambino, usufruire del congedo parentale facoltativo così da stare a casa con la propria compagna e costruire sin dal primo giorno una buona relazione precoce, intima e accogliente, con il proprio neonato: queste “prime mosse” che riguardano ogni papà in relazione al proprio ingresso nel territorio della genitorialità rappresentano probabilmente tre elementi che aiutano a rendere da subito bello ed efficace la presenza protettiva dei padri nella vita dei propri figli. Ma che soprattutto aiutano ogni uomo a godere fin dal primo istante dell’esperienza più meravigliosa che può loro capitare nel corso della loro vita: diventare papà.

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