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Il pianto del bambino: come riconoscere se ha fame o dolore

27 novembre 2017

16269 Views

di Costantino De Giacomo, pediatra

Gli farà male la pancia? Avrà fame? Forse non sta bene. Non è raro che di fronte a un neonato che piange i genitori, soprattutto alle prime armi, vadano in crisi. Con un neonato l’asse della comunicazione verbale non è possibile, e allora come fare?

Il pianto come sistema di comunicazione tra neonato e genitore

Potrà sembrare strano, ma il pianto è la più evidente e manifesta modalità di comunicazione del neonato e del lattante, che utilizza tendenzialmente se è affamato o infastidito. Quanto più è grande, quanto più sono associati al pianto movimenti energici di braccia e gambe; i suoi occhi sono spalancati o chiusi e il viso diventa intensamente rosso e violaceo man mano che la durata aumenta. Nessun altro segnale ha la stessa efficacia nello stabilire un contatto con i genitori o con l’ambiente circostante.

In effetti il neonato piange sin dal suo arrivo in sala parto, quando avviene il suo primo pianto, che ha molti scopi:

  • permettere l’espansione polmonare;
  • contribuire a liberare le vie respiratorie da residui di liquido amniotico in modo da consentire meglio l’arrivo dell’aria nei polmoni;
  • è una parte importante della reazione del neonato allo stress della nascita che gli consente di sopravvivere al di fuori del corpo materno.

Ma è vero che il bambino può piangere in modi diversi? Ecco come riconoscerli

Il pianto di dolore è caratterizzato dall’alternarsi di urla acute e brevi intervallate da pause di respiro. Il pianto di dolore non è consolabile, neppure se il piccolo viene preso in braccio e coccolato.

Nel pianto da malessere le urla sono meno laceranti, il pianto è solo a tratti forte e vigoroso e può essere calmato  al contatto ed interazione affettuosa con i genitori.   

Il pianto da fame è intensamente “esplosivo”, breve e insistente ed è accompagnato da movimenti di scatto con la testa in avanti, oppure da un lato all’altro, con la bocca aperta alla ricerca del seno della mamma o del biberon.

Nel pianto da stanchezza, il piccolo, dopo una giornata sovraccarica di eventi e interazioni con diversi ambienti, persone, rumori e luci, manifesta inizialmente un pianto flebile, che gradualmente si intensifica e si trasforma in pianto più energico, svogliato e lamentoso.

Il pianto per noia è un lamento intermittente e poco intenso che si placa quando qualcuno interagisce con il bambino, prendendolo in braccio per giocare, per parlargli o accarezzarlo.

Cosa fare per consolare il pianto del bambino

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