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Uova contaminate: pericolo cessato?

20 dicembre 2017

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di Giorgio Donegani, tecnologo alimentare

Sino al mese scorso le uova contaminate da Fipronil hanno tenuto banco in tv e sui titoli dei giornali. Ora non se ne parla praticamente più. Allarme cessato? Nessun rischio per i consumatori? O semplicemente non fanno più notizia…

L’origine della questione

Tutto è cominciato all’inizio della scorsa estate, quando in Olanda è stata inaspettatamente ritrovata nelle uova di gallina una sostanza che non ci si sarebbe dovuta essere: il Fipronil, un insetticida impiegato per combattere le pulci dei cani e dei gatti e utilizzato anche in agricoltura come disinfettante ambientale, ma vietato nell’allevamento degli animali destinati alla nostra alimentazione. All’inizio sembrava che la questione riguardasse soltanto l’Olanda, e che la colpa fosse di due compagnie che vendono prodotti per gli allevamenti di pollame (ChickFriend e Poultry Vision), responsabili di avere utilizzato illegalmente il Fipronil in un loro prodotto. Il caso olandese ha spinto però a estendere i controlli a livello europeo, con risultati poco confortanti: il problema non era affatto circoscritto, ma interessava diversi paesi, inclusa l’Italia. Di qui l’allarme generalizzato che ha portato anche al richiamo e alla distruzione di diversi lotti di uova di produzione nazionale, nelle quali era stato riscontrato Fipronil in quantità misurabile.

La tossicità del Fipronil

Come spesso succede quando si parla di cibo, l’enfasi data dai media al caso “uova al Fipronil” è stata massima e, alla prova dei fatti, anche esagerata. Fermo restando che il Fipronil non si deve ritrovare nelle uova, è vero infatti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce questa sostanza “moderatamente tossica per l’uomo”, sottolineando come l’entità del rischio dipenda dalla dose che se ne ingerisce. Nel caso specifico, per avere disturbi importanti (ipereccitabilità, irritabilità, tremori, fino ad arrivare a letargia e convulsioni nei casi più gravi, tutti sintomi che poi comunque regrediscono spontaneamente nel giro di qualche ora) bisognerebbe ingerire altissime dosi di Fipronil, enormemente maggiori rispetto a quelle trovate nelle uova.

Quanto se ne è trovato?

Nelle uova risultate contaminate nel nostro paese sono stati infatti riscontrati livelli di Fipronil anche di molto inferiori a 1 mg per kg. Per valutare la pericolosità di questa dose si pensi che nel caso dei topi la dose letale sperimentata in laboratorio è di 97 mg per kilogrammo di peso corporeo. Ammettendo che la stessa dose si possa prendere come riferimento di alta pericolosità anche per l’uomo, vorrebbe dire che persino un soggetto fragile come un bambino di 20 kg, per raggiungerla dovrebbe mangiare in un colpo solo diverse centinaia di uova, cosa evidentemente impossibile… Non per niente, la letteratura riporta un solo caso riuscito di suicidio con Fipronil: tutte le altre persone che hanno provato ad uccidersi ingerendo direttamente questa sostanza non ce l’hanno fatta, nonostante le dosi generose che ne avevano assunte…

Un vero pericolo?

È evidente a questo punto che problemi di tossicità acuta legati all’ingestione di uova contaminate non ce ne possono essere sul piano pratico, ed è sintomatico che le notifiche emesse per le uova italiane al Fipronil dal sistema internazionale di allerta dell’Unione Europea (RASFF) abbiano classificato il pericolo “not serious”. Questo non significa però che non sia una buona cosa pretendere che il Fipronil sia assente completamente dai prodotti che mangiamo, prima di tutto perché per legge non ci deve essere, e poi perché non si può escludere che, continuando per anni a mangiare quantità elevate di prodotti contaminati, non si possano manifestare effetti diversi legati a una tossicità cronica.

Tirando le somme

La vicenda delle uova al Fipronil, in definitiva, insegna almeno un paio di cose. La prima è che, di fronte alle emergenze alimentari, quello che possiamo fare come consumatori è informarci bene sui reali pericoli, evitando di farci prendere dal panico e affidandoci all’informazione scientificamente più attendibile. L’Istituto Superiore di Sanità e lo stesso Ministero della Salute, a fronte di episodi di questo tipo non mancano mai di evidenziare il vero livello di rischio e di fornire indicazioni sui comportamenti da adottare.

La seconda cosa di cui prendere atto è che, ogni qualvolta emerge una questione di sicurezza alimentare, si ha di fatto la prova di quanto funzionino bene i meccanismi di controllo, che nel nostro paese sono particolarmente efficaci. Insomma, al di là del clamore mediatico, la realtà è che oggi gli alimenti sono molto più sicuri di quanto non lo fossero solo una trentina di anni fa e di questo si può stare… sicuri.

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