Tumore benigno e tumore maligno, che differenza c’è?
di Francesco Cognetti, oncologo
Cosa significa tumore benigno? Che differenza c’è tra tumore benigno e tumore maligno? Un tumore benigno può diventare maligno?
Le cellule dei tumori benigni si sviluppano lentamente e non hanno la capacità di diffondersi ad altre parti dell’organismo, anche se possono creare problemi alla salute. Se, infatti, continuano a crescere, esercitano pressione contro gli organi sani limitrofi. Per esempio lo sviluppo di un tumore benigno al cervello è ostacolato nella crescita dalla scatola cranica. La compressione può portare a forti mal di testa, convulsioni, disturbi dell’equilibrio, della vista e dell’udito, alterazioni dell’olfatto, difficoltà di memoria, di concentrazione o di linguaggio, nausea e vomito.
I tumori maligni, invece, sono composti da cellule che, senza un adeguato trattamento, possono invadere i tessuti circostanti. Inoltre, hanno la capacità di espandersi a distanza, ovvero al di fuori della sede di insorgenza del tumore primitivo. Le vie di diffusione principali sono il sangue e il sistema linfatico. Quando raggiungono una nuova sede, le cellule possono continuare a dividersi, dando così origine a una metastasi.
Nomenclatura
Quando un cancro maligno si diffonde, viene ancora denominato in base alla parte del corpo da cui ha avuto origine. Ad esempio, se un cancro della mammella metastatizza ai polmoni, continua ad essere chiamato cancro della mammella, non del polmone.
La biopsia è un esame che consente di accertare l’eventuale presenza di cellule atipiche. Viene svolto per verificare se il tumore è benigno o maligno. Il test consiste nel prelievo di un campione di cellule o di tessuto esaminato poi al microscopio.