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Life animated

Il senso di noi nell’incontro con l’altro

di Alberto Pellai, psicoterapeuta

15 febbraio 2018

8849 Views

Regia di Roger Ross Williams. 2016 con Jonathan Freeman, Gilbert Gottfried, Owen Suskind, Ron Suskind. Genere Documentario – USA, 2016, durata 91 minuti.

Trama

Nel film Life animated, c’è il racconto della vita di Owen e della sua famiglia. Una famiglia dove tutto è apparentemente perfetto: una professione prestigiosa del capofamiglia che garantisce benessere e tranquillità a moglie e figli. Fino a quando, all’età di 3 anni, Owen blocca la propria crescita emotiva e sociale.
Improvvisamente non è più quello di prima e dopo una serie di accertamenti la diagnosi è definita: disturbo pervasivo dello sviluppo. Da quel momento la parola “autismo” entra nella storia della famiglia di Owen. E’ una parola che sconvolge, perché i due genitori non ne sanno nulla. E non avrebbero mai immaginato di dover imparare qualcosa a proposito, partendo dalla propria storia personale.

Uno potrebbe immaginare che questo è un film sull’autismo. E invece no. E’ un film sulla genitorialità. Perché racconta bene che cosa significa porsi come genitori di fronte all’unicità dei propri figli. Che cosa comporta imparare a stare a fianco di un figlio che deve conquistare il proprio spazio nella vita e nel mondo a partire dalle sue risorse e competenze, qualsiasi esse siano. Così vediamo Owen e le sue fatiche sociali e personali, come vediamo la sua mamma e papà travolti dalla paura, dall’ansia, dall’incertezza. Come vediamo il fratello di Owen che deve, giorno dopo giorno, imparare a capire cosa significa stare a fianco di una persona che fatica a comunicare ciò che prova e che sente e che, muovendosi nel mondo, non è totalmente in grado di gestirsi in autonomia.

C’è qualcosa, però, che all’improvviso irrompe nella storia di vita di Owen e della sua famiglia e ne cambia radicalmente la traiettoria e il percorso di sviluppo: si tratta dei cartoni animati della Disney. Sono l’unica cosa che permette ad Owen di stare in uno stato di autoregolazione e tranquillità e che sembrano fare breccia dentro al suo mondo interno di cui nessuno – tra i 3 e i 9 anni – è riuscito a trovare la chiave di accesso. Improvvisamente, un giorno, dopo anni di silenzio Owen dice una frase “Solo la tua voce” che è all’interno del cartone La sirenetta.

E’ un primo raggio di luce dentro ad una vita che sembra abitata da un buio impenetrabile. I medici non danno molta importanza a questo episodio. Pensano che si tratti di una “ripetizione meccanica” senza alcuna consapevolezza reale di ciò che viene detto. Ma un giorno, il papà di Owen, calandosi nei panni di uno dei personaggi del cartone Aladdin, riesce ad avere un dialogo molto più lungo con il proprio figlio. E’ il momento della svolta, perché da qui in avanti i cartoni della Disney diventeranno un incredibile passe-partout che permette progressivamente al ragazzo di rientrare nella vita attiva da protagonista. Si scopriranno allora alcune delle sofferenze che hanno generato il blocco totale della comunicazione, come gli eventi di bullismo di cui Owen è stato vittima nei primi anni di scuola e che lo avevano portato ad un mutismo totale e prolungato.

Il film prosegue poi con la narrazione della crescita di Owen, presentandoci tutte le sfide evolutive che il ragazzo deve vivere alla pari di tutti gli altri nostri figli. L’amicizia, l’innamoramento, il percorso scolastico, la ricerca di un lavoro, l’autonomia e l’indipendenza, andare a vivere da solo: tutte le tappe che connotano il percorso di crescita di un figlio appartengono anche alla vita di Owen e dei suoi genitori.

Cosa ci insegna questo film

Life animated è un film bellissimo. Celebra la vita e il suo significato che non è in funzione di ciò che gli altri si aspettano da noi, bensì è correlata al senso di noi che possiamo trovare nell’incontro con l’altro. Owen per dare senso alla sua vita, all’interno del principio di realtà, deve fare prima tanto allenamento con il senso che hanno le vite di personaggi fittizi, che abitano le storie dei cartoni Disney. Lì è tutto finto, ma paradossalmente può essere tutto anche incredibilmente vero. E’ straordinariamente commovente la scena in cui Owen trascorre, una volta adulto, la prima notte da solo nella propria casa, senza più un adulto a fargli da “spalla” e da guida. E probabilmente ciò che sente dentro di lui è un senso di paura e solitudine difficili da definirsi. Che cosa fa, allora, il ragazzo? Prende il cartone di Bambi e osserva più volte la scena in cui il cerbiatto si trova da solo nel bosco, senza più nessuno che lo protegge.

Questo è anche un film che ci aiuta a capire come il cinema può essere uno straordinario alleato di noi educatori. Proponendo situazioni e storie inventate, ci obbliga a stare non solo davanti ad uno schermo ma anche davanti a noi stessi e alle nostre vite. Ci allena alle competenze da mettere in gioco in situazioni che il film ci fa vedere ed immaginare e che poi, magari, più avanti, la vita ci farà concretamente sperimentare. E’ proprio questo il valore dei cartoni Disney nella vita di Owen: rappresentano il suo allenamento alla vita. Gli permettono di vedere come si gestiscono situazioni per cui lui non ha parole e strategie, ma che una volta incontrate nelle vicende di Dumbo o di Peter Pan, possono poi essere affrontate anche all’interno del principio di realtà. E questo tesoro, Owen la condivide anche con altri ragazzi che come lui hanno un problema di disabilità cognitiva: generosamente – all’interno di un Disney club da lui creato – mette a loro disposizione questa bussola di orientamento per la vita, aiutandoli a capire come si sta al mondo, prendendo ispirazione dalle vicende dei personaggi Disney.

Il messaggio del film

Nessuno può decidere a priori qual è il significato di una vita, se non chi quella vita la sta vivendo e le persone che gli vivono accanto.

Le domande per riflettere dopo la visione del film

Più che domande, nel cast di questo film, vi invitiamo ad una semplice condivisione della visione del documentario con tutta la vostra famiglia, o se siete docenti, con tutto il vostro gruppo classe. Le famiglie che hanno un figlio autistico al proprio interno e le classi in cui c’è uno studente con diagnosi appartenente allo spettro autistico, riceveranno una visione di questo problema oggettiva e realistica, ma al tempo stesso affettiva e piena di umanità.

Chi con l’autismo invece non ha nulla a che fare, scoprirà in questo film la bellezza e l’importanza di celebrare la vita per quello che è: una straordinaria occasione di relazione e di crescita per ciascuno di noi.

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