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“O’ sole mio…”. Adolescenti e sole. Quanto ne sanno?

10 maggio 2018

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di Maurizio Tucci, giornalista

Con l’avvicinarsi dell’estate si ricomincia, come ogni anno, a parlare di “sole”. Rischi e benefici dell’esposizione al sole e, soprattutto, centinaia di consigli che troviamo da tutte le parti. E allora, che senso ha un ulteriore articolo che parla di sole? Ce l’ha – a nostro avviso – se cerca di affrontare l’argomento più sotto l’aspetto del “metodo” che del “che fare” contingente.

 

In un paese mediterraneo, dove di sole ce n’è tanto, la “cultura” del sole dovrebbe far parte del nostro bagaglio di conoscenze a prescindere dal fatto che la prossima estate si trascorreranno 15 giorni al mare o in alta montagna.

Che ci sia un “deficit culturale” si evidenzia, in particolare, dal comportamento degli adolescenti. Facciamo un passo indietro: qualunque mamma sa quali sono le precauzioni da adottare quando espongono al sole i propri bambini ed è attenta a rispettarle: dai minuti di esposizione contingentati, alla scelta delle ore giuste (mai le ore centrali della giornata), al cappellino, all’uso costante e ripetuto di creme ad altissimo filtro protettivo, dalla consapevolezza che l’ombra dell’ombrellone è una “finta ombra”, e via discorrendo.

Ne deriva che, fintanto che il bambino è sotto il completo controllo della mamma (che lo “spalma” a piacimento e decide se, quanto e quando può esporsi al sole), l’adeguatezza dei comportamenti è generalmente assicurata. Ma dopo? Quando si lascia… l’ombrellone familiare e i tempi non sono più dettati dalla mamma ma dal gruppo di amici, cosa succede?

Quale consapevolezza individuale hanno, gli adolescenti, che proteggersi dal sole non era una noiosa “paranoia” della mamma, ma un’esigenza reale a prescindere dall’età? Che una scottatura apparentemente banale può anche aprire la strada ad un cancro della pelle? Che il proprio “fototipo” non è un aspetto dal carattere da individuare attraverso qualche test psicologico su un rotocalco?

Intendiamoci, a tredici anni una partita a beach volley, o un bagno interminabile avrà sempre più appeal di una scrupolosa attenzione ai dettami di una equilibrata esposizione al sole, ma se, quantomeno, cappello, maglietta e crema solare non fossero solo ricordi coercitivi eterodiretti da mamma e papà, ma appartenessero alla loro personale consapevolezza, qualcosa cambierebbe.

Ed è per questo che considero una buona pratica l’iniziativa “esperti del sole”: un progetto destinato alle scuole primarie – realizzato dall’azienda Garnier – che coinvolgerà 500.000 bambini. L’obiettivo è proprio quello di creare fin da piccoli, attraverso laboratori ed attività didattiche ideate per loro dall’Associazione Donne Dermatologhe Italia, una cultura del sole.

Bene, partire da piccoli, ma sarebbe probabilmente necessario un “richiamo” (in perfetto stile vaccinazioni) in età adolescenziale, quando le scelte diventano individuali e il fattore estetico inizia ad avere il suo peso. “Richiamo” o “prima dose” che sia, parlare con gli adolescenti di questo argomento sarebbe molto importante, anche se potrebbe apparire banale rispetto ad altri e ben più gravi “vuoti di comunicazione” che abbiamo con i teenagers (dall’alcol agli stili alimentari, alle droghe…).

Qui partiamo da un consiglio per quel 64% di adolescenti (dati indagine nazionale Laboratorio Adolescenza 2017) ossessionati dai brufoli: “Se il sole e l’aria aperta producono un transitorio beneficio per chi soffre di acne – spiega Corinne Rigoni, presidente dall’Associazione Donne Dermatologhe Italia – questo si vanifica (e la situazione complessiva può anche peggiorare) a causa dell’inspessimento della pelle che lo stesso sole produce. Per cui è sempre importante adottare una protezione adeguata con creme adatte al proprio fototipo. Vanno bene anche le formulazioni “coprenti”, funzionali anche dal punto di vista estetico”. E per i maschi, se la “pelata” continua ad andare di moda, ricordarsi di proteggere sempre il cuoio capelluto, specie quando si fa il bagno.

I Fototipi

Per le popolazioni di pelle bianca si riconoscono 4 fototipi:

fototipo 1
• capelli biondi o rossi
• carnagione molto chiara con efelidi
• occhi chiari
• costante presenza di eritema
• ci si abbronza raramente

fototipo 2
• capelli biondi o castano chiari
• carnagione chiara
• occhi chiari
• frequente presenza di eritema
• ci si abbronza qualche volta

fototipo 3
• capelli castani
• pelle bruno chiara
• occhi chiari o scuri
• eritema occasionale
• ci si abbronza abitualmente

fototipo 4
• capelli castano scuro o neri
• pelle olivastra e scura
• occhi scuri
• eritema raro
• ci si abbronza sempre

La classificazione vale sia per i bambini che per gli adulti, ma bisogna sempre tenere presente che la pelle di un bambino – a parità di fototipo – è molto più delicata e sottile (fino a 10 volte) di quella di un adulto, per cui la protezione deve essere alta indipendentemente dal fototipo.

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