Software in Sanità asset principale per la Digital Trasformation
di Silvia Pogliaghi, Giornalista Scientifica
Le PMI pilastri del cambiamento ma serve anche cultura digitale del cittadino.
Due giorni intensi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma, per cercare di avere il termometro della Digital Trasformation nel comparto Sanità con il ‘Confronto Nazionale sul Software in Sanità’ dove si sono incontrate il 4 e 5 luglio, una cinquantina, tra aziende e start-up oltre la rappresentanza di circa una decina di regioni italiane.
Lo svolgimento di dibattiti, think tank e marketpalce sono stati gli strumenti di lavoro delle due giornate, con al centro l’argomento software, considerato asset fondamantale dell’innovazione nel sistema sanità. L’inquadramento di quanto può essere sfidante nell’innovazione tecnologica la pubblica aministrazione è stato ben delineato dal Ing. Mauro Draoli, Responsabile del Servizio Strategie di Procurment e Innovazione del Mercato presso AgID, Agenzia per l’Italia Digitale. “L’espressione di innovazione del mercato – afferma l’Ing. Draoli – dipende dalla qualità della domanda, cioè il fornitore è tanto più innovativo quanto più il cliente è esigente in tal senso. Quindi, anche quando la domanda pubblica è di tipo conservativo, il mercato sembra essere conservativo, invece, se la domanda pubblica è innovativa e sfidante probabilmente si innescherà il nuovo mercato”. “Il 50 % degli appalti in innovazione in Europa, sono nel settore salute – continua Draoli – in Italia, attualmente, sono ancora in corso appalti pre commerciali ai quali alla pubblicazione dei relativi bandi sono stati visionati da 9000 contatti web, in seguito, 2000 hanno scaricato il bando, 400 società si sono iscritte e di queste, 280 hanno presentato offerte.”
Nel corso del 2017 AgID e MIUR hanno condotto un programma di appalti pre-commerciali che ha coinvolto complessivamente 1.000 operatori economici. Nel settore salute, sono stati oggetto di ‘innovazione dei processi’ il 46% PMI, il 23% grandi imprese, il 15 % Università/EPR, il 12 % Fondazioni/ONG/Onlus/Libero Professionisti e il 4 % PA.
In questi contesti, bisognerebbe chiedersi anche qual è la vera innovazione, e cosa significa. A tal proposito, ho posto questa domanda al Dott. Gianluca Postiglione, Direttore Generale di So.Re.Sa. Società Regionale per la Sanità S.p.A “La mia tesi è, che l’innovazione è diversa e cambia a seconda degli occhi con i quali la si approccia – dichiara Postiglione – per il cittadino, è l’app che gli risolve i problemi in tempi rapidi, come ad esempio il cambio del medico, o il prenotare i farmaci direttamente in farmacia senza ricorrere alle ricette cartacee. L’innovazione, dal punto di vista delle software house – continua Postiglione – è un’app o un prodotto che si vende e penetra nel mercato in maniera immediata. Per la pubblica amministrazione invece, – dichiara ancora Postiglione – l’innovazione è un concetto abbastanza ondivago, perché a volte, non tutte le PA si riconoscono nello stesso concetto di innovazione: a volte viene appunto confuso con l’acquisto di tecnologia. A mio avviso – continua Postiglione – per fare innovazione all’interno della PA bisogna partire da un’analisi profonda , da una riscrittura critica di tutti i processi di workflow. Soltanto passando da un reverse engineering dei processi – conclude Postiglione – si può fare il primo scalino all’innovazione, quindi, una volta focalizzate le aree di miglioramento, potrà essere chiaro, qual è il vero fabbisogno della PA e quindi, ci si potrà confrontare con il mercato.”
E il cittadino? Paziente o per meglio dire persona, in che modo interviene ? E? davvero al centro della sanità italiana? Lo chiedo a Domenico Favuzzi Presidente Area Digital Trasformation in Sanità – Anitec, Assinform. “Bisogna migliorare la sanità nazionale – afferma Domenico Favuzzi – concentrandoci su quelle che sono le esigenze e i bisogni del paziente e stiamo parlando di cittadini anche quando parliamo di imprese digitali, ovviamente parliamo di pazienti che insieme a tutti quanti gli attori, all’interno del sistema sanità, ricevono dei benefici dal digitale, dove quest’ultimi: medici, infermieri e personale sanitario, devono essere supportati al meglio nelle competenze ma anche e soprattutto nella gestione ed integrazione dei processi .”
“Durante il Convegno – continua Favuzzi – si è evidenziata anche l’enorme importanza che ricopre il dato acquisito. Nella nostra società, nella nostra economia della conoscenza e nel mondo sanitario ci sono molti dati, ma c’è anche una difficoltà ad accoglierli in modo standardizzato, in modo integrato. Se però si superano questi vincoli o ostacoli – fa notare Favuzzi – si potranno ottenere grandissimi valori di informazione, che potranno consentire risparmi economici e miglioramenti dei processi di cura. Soprattutto – sottolinea ancora Favuzzi – attraverso una giusta attenzione a quello che è l’uso che il cittadino fa dei sistemi sanitari: se ne potrà migliorare l’interfaccia e quindi l’esperienza d’uso del paziente, dei medici e degli infermieri. Questi sono solo alcuni dei concetti che, se applicati, –conclude Favuzzi – sarebbero veramente di grande trasformazione, di grande miglioramento per un sistema sanitario nazionale che, nella sua complessità è uno dei migliori a livello mondiale, ma purtoppo, sta rapidamente scendendo nelle diverse classifiche europee. Questo ‘perdere punti’ è un vero peccato perché il sistema, i livelli di tecnologia uniti ai livelli di competenza digitale e tecnologica, se sposati con i cambiamenti organizzativi e i cambiamenti dei processi, potrebbero portare a grandi successi.”
Le conclusioni, le chiedo a Giuseppe Orzati ideatore e organizzatore delle due intense giornate “Devo dare una Valutazione molto positiva dell’evento – dice Orzati – volevamo mettere insieme la domanda e l’offerta del software in sanità, nelle varietà delle regioni italiane dove, dal nostro punto di vista c’è una frammentazione del livello di informatizzazione e di digitalizzazione. Era nostra intenzione mettere in evidenza – sottolinea Orzati – il rapporto che si può instaurare tra i decisori, che devono saper valutare i giusti strumenti e i giusti servizi, insieme al mercato; noi abbiamo provato a far incontrare domanda e offerta anche attraverso tavole rotonde, think tank e marketpalce. Tutti hanno preso la parola e si sono espressi, ovviamente, anche fornendo critiche ai sistemi di valutazione e di pianificazione ma questo è proprio quello che volevamo. I due esperimenti: il think tank e il marketplace – conclude Orzati – sono andati molto bene, sono stati molto partecipati e questo ci dà lo slancio per poter riproporre l’anno prossimo un altro Confronto Nazionale su Software in Sanità”.