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Medicina personalizzata e sanità digitale in Italia: utopia o possibile realtà?

di Walter Ricciardi, Professore Ordinario di Igiene Università Cattolica del Sacro Cuore Roma, Presidente Istituto Superiore di Sanità

13 settembre 2018

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La sanità digitale può rappresentare un cambiamento epocale per garantire ai cittadini una medicina personalizzata che abbini efficacia ed efficienza e consenta al nostro Servizio Sanitario Nazionale di rimanere sostenibile nonostante le impressionanti sfide demografiche ed epidemiologiche. Perché questo si realizzi davvero è necessario superare importanti vincoli culturali, tecnologici ed organizzativi, ma il nostro Paese si sta preparando per farlo, anche grazie ad una importante partnership globale.

Dopo la decodifica del genoma umano, le speranze di avere una medicina risolutiva per la maggior parte delle patologie “ritagliata” sulle specifiche caratteristiche della persona si sono rivelate largamente illusorie. Sono state pochissime le soluzioni diagnostiche e terapeutiche veramente personalizzate e in larghissima parte si è continuato a praticare la medicina secondo le caratteristiche passate della saggezza medica abbinata ad una crescente, ma ancora insufficiente, attenzione per l’evidenza scientifica.
Una cosa analoga sta succedendo per la sanità digitale. Non citare parole come intelligenza artificiale o blockchain significa oggi essere fuori moda, ma se è vero che l’avvento della tecnologia digitale può segnare un passaggio importante nell’accelerazione verso una sanità che abbini efficacia ed efficienza a qualità e personalizzazione, perché questo si verifichi veramente, in particolare nel nostro Paese, è necessario prima comprendere, e poi superare, alcuni vincoli culturali, organizzativi e funzionali.

  • Il primo è quello della frammentazione degli operatori e delle tecnologie. Senza un’adeguata “interoperabilità”, cioè la capacità di trasferire facilmente dati all’interno del nostro sistema sanitario, indipendentemente dalla marca del produttore di tecnologia informatica, la diffusione della sanità digitale sarà difficilissima. L’interoperabilità è resa possibile dall’adozione e dalla condivisione di standard, almeno a livello nazionale, preferibilmente a livello internazionale.
  • Il secondo vincolo è il coinvolgimento sia dei clinici che dei cittadini/pazienti. L’innovazione ed il miglioramento dell’assistenza sanitaria è meglio garantita da processi di collaborazione in cui gli innovatori e le organizzazioni sanitarie siano attivamente coinvolti nel disegno dei processi insieme ai clinici ed ai pazienti, comprendendo e realizzando quello di cui le persone hanno bisogno e desiderano.
  • Il terzo vincolo è quello della cosiddetta “cybersecurity”, cioè le attività finalizzate a ridurre i rischi di attacchi informatici e proteggere organizzazioni ed individui dallo sfruttamento non autorizzato di sistemi, dati, reti e tecnologie.

Questi vincoli possono essere superati solo da un’alleanza tra scienza e politica in cui la prima fornisca ricerca e valutazioni che supportino i decisori a comprendere ed a scegliere le soluzioni migliori dal punto di vista tecnico ed organizzativo e la seconda supporti l’innovazione e lo sviluppo della tecnologia sanitaria digitale come veicolo di riforma dei sistemi sanitari e affronti i problemi della privacy e del consenso nel processo di condivisione dei dati sanitari tra pazienti, clinici ed organizzazioni.
Un importante passo avanti in questa direzione è stata la costituzione, promossa dal Governo australiano, della Global Digital Health Partnership a cui hanno inizialmente aderito 12 Paesi, tra cui il nostro, e che sta rapidamente crescendo sia con l’ingresso di nuovi importanti nazioni e della Organizzazione Mondiale della Sanità, sia con la produzione di soluzioni concrete che aiutino i Governi a superare i vincoli descritti.
Dopo le riunioni di Canberra e Washington nel 2017 e di Londra nel 2018, i prossimi incontri a Nuova Delhi e Jeddah nel 2019 consentiranno di produrre e proporre un Libro Bianco con soluzioni operative che possano essere implementate rapidamente.
In Italia abbiamo tutte le competenze per trasformare questa “utopia” in soluzioni concrete per i cittadini, ma dobbiamo metterle a fattor comune perché questo non produca ulteriori disuguaglianze sociali e geografiche che stanno invece drammaticamente aumentando.

Family Health si impegna a diffondere la cultura della prevenzione consapevoli che il primo passo per il proprio benessere è pensare alla salute.

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