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Un albero genealogico composto da 13 milioni di persone

di Francesca Torricelli e Anna Baroncini, Genetiste

13 settembre 2018

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Utilizzando i dati resi pubblici dagli appassionati di genealogia tramite un sito web specializzato è stato possibile ricostruire l’albero genealogico più grande del mondo. Uno spaccato della storia di 13 milioni di persone imparentate tra loro, che getta luce su matrimoni, migrazioni e longevità nell’arco degli ultimi cinque secoli.

Negli Stati Uniti abbondano gli entusiasti delle ricerche genealogiche. Non stupisce, dunque, che ricercatori statunitensi abbiano tracciato l’albero genealogico più grande del mondo, pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista Science.
Utilizzando i profili di circa 86 milioni di persone, resi pubblici dagli appassionati di genealogia tramite un sito web specializzato, gli studiosi hanno ricostruito oltre cinque milioni di distinti alberi genealogici. Il più grande è composto da ben 13 milioni di persone, vissute per lo più in Europa e Nord-America nell’arco degli ultimi cinque secoli.
Una quantità di dati immensa, che ha consentito di analizzare l’andamento di importanti variabili socio-culturali e di salute: matrimoni, migrazioni, longevità.
Si è osservato che prima del 1750 la maggior parte dei matrimoni si realizzava tra persone nate nel raggio di 10 km. Due secoli dopo la distanza si era ampliata a 100 km. Tra il 1650 e il 1850 era molto probabile sposarsi con qualcuno che era, mediamente, un quarto cugino.  In seguito la tendenza alle unioni tra consanguinei è andata grandemente riducendosi per il contributo, prima di tutto, di cambiamenti culturali.
Per quanto riguarda le migrazioni, si è visto che nei 300 anni compresi tra la metà del 1600 e quella del 1900 le donne sono migrate più spesso ma meno lontano rispetto agli uomini.
Molto interessanti sono le indicazioni emerse sul rapporto tra geni e longevità. Analizzando la durata della vita di circa 3 milioni di queste persone imparentate tra loro e dopo aver escluso le morti conseguenti a grandi guerre e a catastrofi naturali, i ricercatori hanno calcolato che i geni contribuiscono per circa il 16 % alla durata della vita. Tale valore è inferiore a quello del 25% generalmente citato nella letteratura scientifica.
Contano i geni, dunque, ma conta molto anche lo stile di vita e l’ambiente. Un motivo in più per non trascurare la conoscenza delle nostre radici e per valorizzare l’importanza della prevenzione.

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