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Wonder. Il bullismo si può sconfiggere

di Alberto Pellai, Psicologo e Psicoterapeuta

22 gennaio 2019

8523 Views

Regia di Stephen Chbosky. 2017 con Julia Roberts, Jacob Tremblay, Owen Wilson, Mandy Patinkin, Ali Liebert, Daveed Diggs. Genere Drammatico – USA, 2017, durata 113 minuti.

Trama

Auggie ha 11 anni e un volto che considera così impresentabile da tenerlo costantemente nascosto dietro ad un casco da astronauta. Una malformazione cranio-facciale lo ha costretto nei suoi primi 11 anni di vita a decine di interventi chirurgici che gli hanno garantito la possibilità di avere una vita adeguata, ma non una vita sociale.

Auggie vive in una famiglia che ha saputo occuparsi e preoccuparsi di lui in modo più che adeguato per tutta la sua prima e seconda infanzia. I genitori hanno deciso di tenerlo alla pari con gli obiettivi scolastici previsti per la sua età attraverso la pratica dell’homeschooling. Auggie ha imparato tutto quello che era previsto dai programmi ministeriali perché la sua mamma è stata la sua insegnante. In questo modo si è tenuto alla pari con tutti gli altri coetanei, senza doversi mescolare con loro, senza doverne subire le eventuali crudeltà.

Il bullismo, infatti, è la cosa che più viene temuta dai genitori di Auggie. La diversità fisica del loro bambino non può uscire indenne dall’eventuale attacco dei potenziali bulli che possono prenderlo di mira e decidere di renderlo la loro vittima designata. Per questo, la mamma di Auggie ha promosso una sorta di protezione totale nella vita del proprio bambino. Si è fatto lei carico di tutto. Ha generato uno scudo di protezione che ora però bisogna superare. Auggie deve imparare ad entrare nella vita. A mescolarsi con gli altri, senza più timori e riserve per il suo problema. Deve accettarsi per quello che è e soprattutto insegnare agli altri a fare lo stesso.

I genitori di Auggie decidono di fargli fare il grande salto nella vita sociale, proprio all’ingresso della scuola media. La mamma, in particolare, sente che questa tappa non può più essere rimandata. Scelgono per Auggie la Beecher Prep School, diretta da un preside molto attento al tema del bullismo che convoca tre studenti – Julian, Jack e Charlotte – con il compito di fargli da apripista nel mondo della scuola media, facendogli visitare aule e laboratori e introducendolo a tutti i “segreti” presenti al suo interno. Nel trio che si deve occupare dell’inserimento e della protezione di Auggie ci sono personalità differenti, ragazzi che hanno stili relazionali e attenzioni differenti alle esigenze del nuovo arrivato. Jack si rivela da subito amichevole e desideroso di entrare in sintonia con il nuovo arrivato, mentre Julian si rivela arrivista e bugiardo e Charlotte sembra molto centrata su se stessa, i suoi bisogni e le sue aspirazioni.

Il trio di compagni che il preside mette a disposizione di Auggie per ambientarsi nella nuova scuola riflette tutte le tipologie che un preadolescente può trovare all’interno della sua classe e scuola di appartenenza: ragazzi che sanno prendersi cura degli altri, ragazzi che sanno prendersi cura solo di se stessi e ragazzi invece arroganti e aggressivi, con scarse competenze pro-sociali. Nel corso della sua frequenza scolastica, Auggie dovrà proprio imparare a districarsi tra queste differenti tipologie umane. La sua diversità si “vede”, perché è impressa sul suo viso, ma ci sono stante altre diversità impresse nel mondo emotivo e nel diverso modo di relazionarsi socialmente dei suoi compagni. E sopravvivere, significa progressivamente imparare a mettersi in relazione con tutti, prendere il bello di ciò che possono offrire e non lasciarsi sotterrare dal brutto e dalle difficoltà che possono emergere nel quotidiano e nelle relazioni molto maldestre che i pre-adolescenti a volte intrattengono tra di loro.  Auggie a scuola ha un ottimo profitto, ma è spesso solo e isolato. Affronta tutte le sfide e le difficoltà di chi, avendo una diversità evidente, non viene automaticamente integrato ed accolto all’interno del gruppo nel quale si deve inserire. Giorno dopo giorno, però, Auggie rinforza il proprio legame con Jack mentre viene sempre più bullizzato da Julian e da altri due compagni che ruotano nella sua orbita.

La situazione diventa particolarmente faticosa quando Auggie sente che anche Jack, da sempre ritenuto suo amico e suo alleato, sembra tradirlo e voltargli la faccia.

Il bullismo e i bulli sembrano avere la meglio. Ma non sarà così, perché la scuola e il Preside sapranno fare i giusti interventi e rimettere le cose al posto giusto. Auggie riconquisterà il diritto a frequentare con serenità la propria scuola, mentre Julian, non aiutato da una famiglia che rifiuta di farsi carico delle vulnerabilità comportamentali del proprio ragazzo, sarà allontanato.

Cosa ci insegna questo film?

Il film Wonder è un film per tutta la famiglia. Nella visione condivisa con i figli, permette a noi genitori di tematizzare molti aspetti preventivi relativi al bullismo. Di fronte alle sfide che Auggie deve superare, noi genitori possiamo davvero coinvolgere i nostri figli e chiedere loro che cosa avrebbero fatto se fossero stati al posto del protagonista o di uno dei suoi compagni. Si può verificare con loro che cosa pensano dell’intervento protettivo che la scuola sa mettere a disposizione, come si comportano gli adulti presenti nella pellicola. Insomma, in una visione condivisa questo film può trasformarsi da semplice pellicola che racconta una storia di bullismo in occasione per rinforzare competenze preventive e protettive e per sostenere lo sviluppo di competenze pro-sociali nei giovani spettatori.

Per noi adulti, inoltre, questo film è un ottimo stimolo per riflettere su qual è l’atteggiamento educativo che più rafforza la crescita dei nostri ragazzi e l’acquisizione di competenze per la vita durante l’età evolutiva. Il film si apre infatti con un radicale cambio di progetto e prospettiva educativa da parte dei genitori di Auggie. Se fino a quel momento, infatti, si sono comportati da genitori “spazzaneve” attenti a proteggere il loro bambino da ogni tipo di aggressione esterna, ora sentono che, essendo lui ormai preadolescente, il suo destino e la sua capacità di farcela dipende anche dal suo diretto “mettersi in gioco”. In molti passaggi del film, vediamo i genitori di Auggie che lo osservano a distanza, mentre lui si allontana da loro ed entra nel mondo. Momenti intensi, densi di tante emozioni differenti: l’orgoglio per la sua autonomia, ma anche la paura che essa si trasformi in un boomerang che lo espone a rischi superiori alla sua capacità di saperli gestire. In tutto questo, noi spettatori “vibriamo” con le stesse emozioni dei genitori, ci sentiamo sollecitati tanto quanto loro a cercare di comprendere cosa davvero è la cosa migliore per Auggie, qual è l’equilibrio tra bisogno di protezione e bisogno di autonomia che si deve raggiungere per garantirgli la conquista dell’indipendenza alla quale ha diritto.

Il messaggio del film

Il bullismo si può sconfiggere: a partire da come gli adulti imparano a pensarlo e ad affrontarlo. Dapprima nella relazione educativa con i proprii figli e poi all’interno delle relazioni di gruppo nelle quali essi sono immersi.

Le domande per riflettere dopo la visione del film

Il film “Wonder” mostra genitori che si trovano di fronte a speciali sfide educative in virtù della particolare vulnerabilità fisica del loro bambino. La tentazione di “iperproteggerlo” e di non farlo diventare autonomo nel confronto con gli altri è molto forte, ma Auggie, all’ingresso della scuola media, viene fortemente spinto verso la strada dell’autonomia, nonostante i molti rischi ed effetti collaterali che questa scelta potrebbe comportare.

1. Se io fossi stato il genitore di Auggie, mi sarei comportato allo stesso modo?

I genitori cercano in tutti i modi di rendere Auggie competente nel districarsi all’interno del dedalo molto complesso delle relazioni tra pari che connotano la sua vita alla scuola media. Non si sostituiscono a lui, non cercano di fare giustizia per lui, bensì lo stimolano affinchè sia in grado di attivarsi in prima persona quando si trova coinvolto in situazioni problematiche.

2. Come genitori, voi condividete questo modo di fare?

3. Vi è capitato di fare interventi in prima persona per la tutela di vostro figlio?

4. Qual è la capacità che avete, di fronte ai racconti di vostro figlio che vi racconta una sua difficoltà, di fare un passo indietro, di aiutarlo a trovare la sua soluzione, di sostenerlo nel mettersi in gioco? E quanto invece tendete ad essere subito “interventisti”, facendo tutto voi, al suo posto?

5. Che cosa vi colpisce della strategia di prevenzione del bullismo in azione nella scuola di Auggie? C’è qualcosa di simile anche nella scuola dei vostri figli? Vi sembra un approccio efficace, quello in vigore nella scuola di Auggie?

6. Che cosa avreste fatto voi, se foste stati i genitori di Julian e fosse stati convocati perché vostro figlio aveva avuto comportamenti da bullo con un proprio compagno?

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