Piuma
di Alberto Pellai, Psicologo e Psicoterapeuta
Regia di Roan Johnson. 2016 conn Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco C Colella. Commedia – Italia, 2016, durata 98 minuti.
Ferro e Cate sono due adolescenti che si stanno preparando per l’esame di maturità, C’è tutta la vita davanti a loro, lì, fuori, ad aspettarli. Ma un giorno scoprono che Cate è incinta. E bisogna comprendere che cosa fare di questo bambino che entra così all’improvviso nelle loro esistenze e chiede ai due ragazzi di prendere decisioni per le quali non sono ancora pronti.
La gravidanza di Cate scatena un mondo di reazioni negli adulti con cui lei e Ferro vivono. Fondamentalmente il bambino che dovrebbe nascere è da tutti visto come un problema, qualcosa che andrà ad intralciare l’idea di futuro che, secondo gli adulti, i due ragazzi dovrebbero invece perseguire. Ma Ferro e Cate si vogliono bene. Hanno sogni e ideali ma anche un fortissimo senso di aderenza alla realtà. Vedono il bambino in modo completamente differente dai tanti adulti che vorrebbero farli “ragionare”. Il bambino è un’opportunità per la loro vita, una “piccola persona da amare”. In un mondo dove gli adulti hanno deprivato di futuro e speranza chi sta diventando grande, quel bambino è un segno tangibile che il futuro c’è per chi lo sa guardare in faccia, non per chi cerca di sfuggirvi. In effetti, il film è anche un’amara rappresentazione di cosa gli adulti di oggi hanno fatto del loro futuro, di tutti quei sogni che avevano imparato a sognare quando avevano la medesima età di Ferro e Cate. E ciò che testimoniano non è di sicuro attraente per i due ragazzi. Gli adulti che li circondano sembrano fortemente affaticati dalle vite che hanno imparato a gestire, scontenti, sempre e ancora in cerca della giusta occasione o di un cambiamento che dovrebbe finalmente dare loro un senso di appagamento e di realizzazione. Il padre di Cate è un uomo che vive in bolletta, attanagliato dai debiti e sempre alla ricerca della “scommessa vincente” con cui risolvere i problemi economici della sua esistenza. Il padre di Ferro sogna invece di mollare tutto, vendere casa e trasferirsi in Toscana dove avviare una seconda partenza per la sua vita. I due ragazzi sono spesso più capaci di adattarsi alle fatiche e alle sfide che la vita mette loro davanti dei loro stessi genitori. Per cui decidono di andare contro-corrente e di portare a termine la gravidanza. Si assumono la responsabilità di diventare genitori e mese dopo mese, in mezzo a tante differenti peripezie, mettono a fuoco, tra salite e discese, tra cadute e capacità di risollevarsi, il loro personale modo di diventare madre e padre. Lo fanno andando allo sbaraglio, accogliendo i propri limiti, senza mai smettere di credere nel futuro e nella loro capacità di abitarlo a pieno titolo. La bambina che nascerà verrà chiamata Piuma, un nome che richiama la leggerezza con cui essi stessi sanno muoversi e galleggiare nella vita. Entrambi sono due giovani che si sono fatti da soli, che si stanno inventando, che galleggiano – per dirla alla Baumann – in una società liquida, immagine che il regista ci offre non solo simbolicamente ma anche concretamente, considerato che in più passaggi della pellicola i due ragazzi nuotano fisicamente nell’acqua, galleggiando sopra i loro quartieri, la periferia che li ha visti crescere, le loro stesse esistenze.
Cosa ci insegna questo film
Il film aiuta noi adulti a vedere la forza e la resilienza che abita il mondo degli adolescenti. Aiuta a comprendere quanta fragilità la nostra visione dell’esistenza, le nostre aspettative, i nostri pre-giudizi può mettere nelle loro vite. Al tempo stesso Cate e Ferro sono due esempi, teneri e potenti allo stesso tempo, di come l’adolescenza sia un’età piena di risorse, di come l’idealità e quella immaturità sognante che ancora non è stata contaminata dal cinismo adulto, renda i ragazzi capaci di imprese grandi e di messe alla prova che superano ogni aspettativa possibile. Cate e Ferro dimostrano davvero di saper andare contro-corrente. Di essere come un’automobile che imbocca l’autostrada dalla parte sbagliata e l’unica cosa che sa fare è interrogarsi sul perché cosi tanti viaggiatore stanno muovendosi in direzione sbagliata (citazione che apre il film). Oggi, attraversare l’adolescenza in modo coraggioso e autonomo, prendendosi le responsabilità connesse al diventare adulti, comporta per i ragazzi spesso di andare contro lo stesso mondo adulto, che li vorrebbe relegare in una vita con poche scosse emotive e affettive, dove si mettono via scarse competenze e ci si adatta a diventare adulti fragili e con poche risorse. Nel film i ragazzi fanno quasi tutto da soli. Gli adulti sembrano incapaci di comportarsi come tali. A volte addirittura, sembrano invertiti i ruoli, ovvero sono i ragazzi che si preoccupano di chi li ha messi al mondo. C’è un purezza e una tenerezza in Cate e Ferro che dovremmo imparare a cercare e a coltivare anche nei nostri figli. La sfida dei due ragazzi qui è davvero estrema, ma il film ci invita a non metterci davanti a chi cresce con le nostre credenze e pre-giudizi, bensì a fare – a volte – un passo indietro provando a verificare la capacità di mettersi alla prova dei giovanissimi. Spesso questo protagonismo e questa capacità di autodeterminarsi dà risultati davvero inaspettati. Il film propone anche una riflessione profonda e leggera al tempo stesso su che cosa significa diventare ed essere genitori. Quali sono i pensieri e le emozioni da mettere in gioco in questo passaggio della vita? Forse, oggi, si fanno meno figli perché abbiamo perso quella capacità tutta giovanile di saperci anche abbandonare alla vita e a quello che ha da proporci.
Il messaggio del film
L’adolescenza è un’età ricca di sfide. Ma anche ricchissima di risorse per poterle affrontare. Chi cresce ha bisogno di avere al proprio fianco adulti competenti e soprattutto in grado di infondere fiducia e di valorizzare le abilità, nuove e tante, che l’adolescenza porta con sé.

Le domande per riflettere
- Che cosa vi colpisce dell’atteggiamento genitoriale in questa storia?
- A quale genitore vi sentite più vicini per attitudine e competenze?
- Che cosa sarebbe successo nella vostra famiglia, se aveste avuto da affrontare una sfida come quella di Cate e Ferro?
- Che genere di educazione affettiva e sessuale avete progettato nella vostra famiglia per aiutare i vostri figli ad entrare in questo territorio della crescita con la giusta dose di responsabilità?
