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Zepeto: la app più scaricata dagli adolescenti. Cosa devono sapere i genitori?

di Maura Manca, Psicologa

13 febbraio 2019

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Zepeto è la app più scaricata dai ragazzi che permette di creare un personaggio virtuale partendo dalla propria immagine reale. Come tutti i social network nasce per creare una rete di condivisione ma può nascondere anche dei pericoli.

Sicuramente non ci si può annoiare con la tecnologia. Quasi all’ordine del giorno ci sono nuovi aggiornamenti, novità in termini di funzioni, applicazioni che diventano virali tra i più piccoli e li tengono incollati ancora di più agli schermi dei loro smartphone. Adesso, al fianco di Instagram e WhatsApp, c’è Zepeto che sta letteralmente spopolando tra i giovanissimi. Molti genitori non sanno neanche di cosa si tratti.  Quando si parla di rete, conoscere diventa sinonimo di prevenire, per questo è importante aggiornarsi e cercare di comprendere dall’interno la vita dei figli. Se io comprendo il funzionamento di un social network e i possibili utilizzi che se ne possono fare, sono anche in grado potenzialmente di affrontare un problema reale o potenziale, e soprattutto, so come muovermi e intervenire nel momento del bisogno. Non dimentichiamoci che nel Web, un intervento tempestivo può evitare il peggio. Il moltiplicatore delle condivisioni si espande a macchia d’olio e ciò che potrebbe rimanere circoscritto, può assumere delle dimensioni sproporzionate in pochissimo tempo.

Come funziona Zepeto?

Zepeto permette di creare il proprio avatar 3D, sarebbe una propria immagine virtuale, una sorta di cartone animato (per i non addetti ai lavori), in grado di interagire con gli altri utenti, che può essere cambiato con l’acquisto di vestiti e accessori. Si parte da un selfie dal quale si crea poi il proprio avatar che richiama la propria immagine.

Attenzione! Zepeto funziona come un vero e proprio social network

Zepeto funziona come un vero e proprio social network. È possibile interagire con gli altri utenti, stringere amicizia, chattare e comunicare con i propri “amici”, scattare foto e condividerle sul proprio profilo o su altri social network, come Instagram, svolgere attività insieme, ovviamente virtuali, come fare attività sportiva, ed è anche possibile condividerle sui profili social.

Questo significa che, anche se è tutto carino e divertente perché le immagini sembrano dei simpaticissimi cartoni, ci sono dei limiti di età che vanno rispettati e che non è adatto ai bambini perché possono interagire potenzialmente con chiunque senza avere gli strumenti emotivi e cognitivi per comprendere eventuali pericoli e soprattutto il reale senso di un’interazione virtuale. Non ci dimentichiamo che, come tutti i social network, ossia le piattaforme che permettono di creare una propria rete virtuale, possono avere dei pericoli. Questo non significa che è “colpa” di Zepeto o di WhatsApp o di Instagram, purtroppo essendo un contenitore che non è in grado di scremare gli utenti raccoglie tutti, anche coloro che hanno intenzioni di far del male ai più piccoli, come gli adescatori a sfondo sessuale o che intendono truffare i ragazzi. Ci sono per esempio anche dei casi in cui i profili degli adolescenti sono una sorta di denuncia pubblica del proprio disagio, del proprio malessere per cui anche gli avatar possono avere comportamenti autolesivi o esprimere altri tipi di problemi nella sfera emotiva e comportamentale. Questo ripeto, NON significa che è il social che “causa” o il problema, il social è solo una vetrina in cui il problema viene esposto e, in tantissimi casi, reso pubblico e condiviso con gli altri.

Non si deve dimenticare che è possibile entrare in contatto con gli altri utenti, anche con chi non si conosce personalmente ed è possibile chattare direttamente con loro. Visto che si tratta di un gioco, una condizione ludica, in particolare nella mente dei più piccoli, e purtroppo anche di tanti adulti, mi viene da aggiungere, non si associa quasi ma ad una condizione di pericolo. Se si stanno divertendo, non possono pensare che, dietro un simpatico avatar, possono esserci delle persone mascherate da ragazzi che invece hanno ben altre intenzioni.

Infine, un altro aspetto è legato alla privacy, sembrerebbe che Zepeto possa condividere alcuni dati personali degli utenti, compreso il numero di telefono, con alcune società di marketing, ma questo aspetto sembra non sia stato ancora accertato. Se fosse vero sarebbe molto grave perché i dati delle persone iscritte sono reali e si tratta soprattutto di minorenni.

I genitori devono correre con i figli non rincorrerli

Un genitore non dovrebbe rincorrere un figlio nel virtuale anche perché non lo raggiungerebbe mai, i più piccoli sono, e saranno sempre in vantaggio, sono nati in un’epoca virtuale e hanno un cervello che funziona in maniera differente da quello di un adulto. Una madre e un padre devono però informarsi ed essere sempre aggiornati, anche e soprattutto attraverso i figli, chi meglio di loro può istruire un genitore? Per tutelare i ragazzi dai pericoli del Web bisogna innanzitutto conoscerlo.

NON si tratta quindi di demonizzare e colpevolizzare le app e i social network, che sono soltanto uno strumento, ma di mettere in guardia dai potenziali rischi!

Family Health si impegna a diffondere la cultura della prevenzione consapevoli che il primo passo per il proprio benessere è pensare alla salute.

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