Farmaci e alimenti: le relazioni pericolose
di Martina Donegani, Biologa Nutrizionista
Non tutti lo sanno ma il cibo può interagire con alcuni medicinali ed è importante tenerne conto, per garantirsi il massimo della sicurezza ed evitare spiacevoli inconvenienti…
A stomaco vuoto
Per alcuni farmaci influisce negativamente la semplice presenza di cibo nello stomaco. Si tratta di quei medicinali che si raccomanda di prendere “a stomaco vuoto”, cioè almeno un’ora prima o due ore dopo aver mangiato.
Questa interferenza negativa si può manifestare in vari modi:
- Il cibo può rallentare l’assorbimento dei farmaci. È il caso, per esempio, della digitale (Lanoxin, Eudigox, Cardioreg…), un medicinale utilizzato da molto tempo nella cura dello scompenso cronico di cuore, il cui assorbimento è ritardato, anche se non ridotto, dalla presenza del cibo.
- Può diminuire o aumentare l’assorbimento. Per esempio, l’astemizolo, un antistaminico utile contro il raffreddore allergico, deve essere preso lontano dai pasti se non si vuole vederne compromesso l’assorbimento anche dell’80%, con una forte riduzione dell’effetto terapeutico.
È bene assumere a stomaco vuoto anche gli antibiotici a base di ampicillina (Amplital, Amplium, Bethacin..) ed eritromicina (Eritrocina, Erytrociclin…), perché rischiano di ridurre la loro azione curativa se rimangono troppo a lungo nell’intestino.
Nel caso del diazepam (Valium, Ansiolin…), usato per ridurre l’ansia e indurre il sonno, l’effetto è contrario: la presenza del cibo aumenta l’assorbimento del farmaco, anche se per un effetto più rapido è comunque meglio assumere questi farmaci a stomaco vuoto.
A stomaco pieno
Ci sono anche farmaci che vanno assunti durante o subito dopo i pasti.
- Per proteggere lo stomaco. Soprattutto gli antinfiammatori, gli antidolorifici, gli antiartritici, come l’Aspirina (il cui principio attivo è l’acido acetilsalicilico, presente anche in molti altri medicinali) e il Voltaren, possono irritare le pareti dello stomaco. L’assunzione a stomaco pieno attenua questo effetto. Un’eccezione va segnalata: il paracetamolo (Tachipirina, Efferalgan…), analgesico che rispetta anche lo stomaco vuoto.
- Per rallentare il passaggio del farmaco nel tratto gastro-intestinale. Alcuni farmaci, come la fenitoina, usata contro l’epilessia, o la nitrofurantoina, contro le infezioni delle vie urinarie, vengono assorbiti molto lentamente dall’intestino ed è un bene, quindi, che sostino a lungo nel tratto gastro-intestinale.
Gli abbinamenti da evitare
Nel caso di alcuni farmaci, non è importante solo controllare se vanno presi a stomaco vuoto o pieno, ma è necessario evitare di abbinarli a specifici alimenti. Ecco alcuni dei principali:
- La teofillina è una sostanza usata per curare chi soffre di disturbi respiratori cronici. Gli alimenti ricchi di proteine e i cavoli accelerano la trasformazione dei farmaci (stimolano l’azione del fegato) e questo può essere negativo nel caso della teofillina, perché una maggior velocità delle trasformazioni chimiche fa diminuire la sua efficacia.
- No al latte insieme alle tetracicline. Il latte e i suoi derivati vanno tenuti ben separati dagli antibiotici a base di tetracicline, per evitare che gli uni ostacolino l’azione degli altri.
- Poche verdure a foglia verde per chi si cura con anticoagulanti. Broccoli, spinaci e lattuga sono ricchi di vitamina K, che attenua il potere di questi farmaci.
- No all’alcol. L’associazione con le bevande alcoliche è pericolosa soprattutto nel caso di sonniferi, antidepressivi, tranquillanti, antistaminici e, anche se in misura decisamente minore, di alcuni antiacidi.
- Il pompelmo interagisce con numerosi farmaci, spesso potenziandone l’effetto con il rischio di sovraddosaggio, per questo quando si è in cura con medicinali andrebbe evitato o comunque consumato con prudenza. Tra i farmaci “nemici” del pompelmo troviamo gli antibiotici della classe dell’Ampicillina e dell’Eritromicina, alcuni ansiolitici (diazepam, triazolam…), statine, farmaci immunosoppressori, antistaminici come la terfenadina e vari altri.
- Se si assumono antibiotici della classe dei Sulfamidici è bene non consumare uova, perché nell’intestino alcuni componenti dell’uovo si possono legare ai sulfamidici, limitando il loro assorbimento.