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Quello che so sull’amore

Diventare genitori è una straordinaria occasione di trasformazione ed evoluzione di sé.

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

10 giugno 2019

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Trama

George Dryer è un ex calciatore obbligato da un infortunio a lasciare prematuramente la carriera sportiva. La sua vita è stata tutto un susseguirsi di successi e sconfitte. Le donne e i trofei del campione hanno lasciato il posto a un matrimonio naufragato a causa della sua immaturità, da cui è nato un figlio cresciuto dalla ex moglie, Stacey, che nel frattempo ha trovato un altro compagno e si è rifatta una nuova esistenza. George è una sorta di eterno Peter Pan, che vive di espedienti, sfruttando la gloria dell’uomo di successo che è stato. Non ha un progetto reale per la sua esistenza, ora che non è più l’acclamato campione. E rischia di non avere più nemmeno una identità.

Con suo figlio Lewis, George sa essere più amico che padre. Con lui gioca e scherza, ma non riesce a mantenere in modo stabile alcun impegno. Si presenta sempre in ritardo a tutti gli appuntamenti, è fortemente incostante, lo espone, per farlo divertire, a rischi e pericoli come farebbe un amico che ha la stessa età del figlio, e non come farebbe un padre.  Insomma, dopo il grande successo, evaporato come una bolla di sapone, nella vita vera George si ritrova in una situazione di notevole precarietà. Proporsi a una tv come cronista sportivo è il suo modo per provare a risalire la china, ma George non è ancora pronto a entrare nel mondo dei grandi e perciò al momento le sue speranze di riuscita e successo sono alquanto scarse. Stacey, invece, è una donna matura e responsabile. Dopo il naufragio del matrimonio ha cercato una nuova stabilità e rincorso una crescita mai raggiunta prima. E ci è riuscita. Molto di quello che dice, che è e che fa va nella direzione di fornire sicurezza e forza al figlio Lewis. E proprio in questa direzione Stacey, ora che George ha cambiato abitazione ed è andato a vivere vicino a loro, cerca di sostenere l’ex marito nel recuperare un rapporto con il figlio degno di questo nome. Anche se George latita e lascia molto a desiderare in questo senso, Stacey sa che Lewis ha bisogno del padre al proprio fianco e per questo cerca in tutti i modi di facilitare i punti di contatto e le occasioni di relazione fra loro due. Per questo, quando a George si offre la possibilità di diventare l’allenatore della squadra di calcio in cui si allena Lewis, Stacey lo incita ad accogliere l’impegno e a non rifiutarlo, come invece George tende a fare in un primo momento. Ed è così che George inaugura il secondo tempo della sua esistenza: allenando la squadra nella quale milita il suo bambino. Divenuto allenatore, George si trova sospeso tra due ruoli e due funzioni: da una parte ci sono i bambini da allenare e preparare. Questo è un compito che a George riesce abbastanza facilmente. Lui, che non è mai cresciuto per davvero, con i bambini ci sa fare. E poi il calcio è stato l’unico vero mestiere che ha saputo praticare fino a quel momento. Per questo, come allenatore, George in breve tempo riesce a raggiungere ottimi risultati. Ma oltre a questo, George deve imparare a districarsi nella complicata e inaspettata giungla delle relazioni con gli altri genitori, quegli adulti che affidano a lui i loro figli affinché li trasformi in piccoli campioni. Il mondo dei genitori, visto con gli occhi dell’allenatore, è un mondo davvero complicato. C’è il ricco e potente disposto a tutto pur di vedere il proprio figlio primeggiare sul campo di gioco. E ci sono le mamme che, incastrate in matrimoni insoddisfacenti e in vite piene di solitudine, non vedono l’ora di buttarsi alla conquista del bell’allenatore dal fascino un po’ selvaggio.  E così mentre sul campo da gioco George riesce a seguire un copione coerente e credibile, che permette alla squadra di vincere contro gli avversari, fuori dal campo invece diventa un fantoccio nelle mani degli altri genitori che lo fanno diventare quello che vogliono. Non avendo lui un copione coerente e un ruolo adulto da presidiare, qualsiasi persona lo può avvicinare e con la promessa di offrirgli dei vantaggi lo manipola e ne fa quello che vuole. È in questo modo che George diventa l’amante della mamma di un compagno di suo figlio, fa promesse al potente di turno per garantire vantaggi ai suoi figli, si lascia avvicinare da adulti in difficoltà tutti disposti a offrirgli quello che vuole pur di essere aiutati e sostenuti da lui.  Confuso tra le mille diverse identità che gli altri genitori lo obbligano a rivestire per accontentarli, George si rende presto conto del suo «non essere riuscito a diventare se stesso». Soprattutto si rende conto, che senza un’identità forte e adulta non gli sarà possibile essere un buon padre per suo figlio. E questo è, adesso, nella lista delle sue priorità, l’esigenza più importante. Per questo motivo, George decide di aderire inconsciamente a un solo copione: quello del buon padre. E affidandosi a quest’unico obiettivo, passo dopo passo, riesce anche a rimettere ordine all’interno del complicato labirinto relazionale nel quale lo hanno obbligato a infilarsi e a districarsi i genitori dei bambini che lui allena. Questo significa imparare a fare rinunce, a volte anche molto difficili. Ma George sente che questa è l’unica strada per diventare davvero una persona adulta, per avere il suo posto nel mondo. Ed è grazie a questa intuizione che riesce a ottenere un prestigioso contratto di lavoro e a ri-trovare l’amore.

Che cosa ci insegna questo film

Il film mostra l’evoluzione di un uomo e il suo lento e progressivo passaggio da uomo a padre. Se all’inizio della storia, George ha le caratteristiche di un adolescente poco concentrato sui compiti che l’adultità e la paternità gli chiedono di affrontare e intorno ai quali deve giocarsi la propria credibilità di uomo e di padre, progressivamente la storia ci mostra un uomo che si lascia trasformare dalla propria relazione col figlio e che diventa l’uomo che vuole davvero essere. Il film è davvero esemplare e molto ispirazionale per quelle coppie che, dopo la separazione, faticano a trovare un nuovo equilibrio e a collaborare intorno ai compiti parentali. La storia mostra il grande valore di Stacey, che – fortemente concentrata su ciò che serve al proprio figlio per diventare grande – sa decentrarsi rispetto alle proprie esigenze e alle frequenti cadute di “stile” dell’ex marito. Una donna che rinuncia a stare sul “fronte” del conflitto cronico e che ha ben chiaro quale deve essere l’obiettivo da raggiungere nella logica del comune interesse per il benessere del proprio figlio. E’ grazie a questa costante attenzione verso i bisogni del bambino, che Stacey riesce ad essere la vera e proprio “cabina di regia” del cambiamento e della trasformazione dell’ex marito e a fornirgli quel supporto che promuove una notevole evoluzione maturativa nella sua storia di uomo e di padre. Il film aiuta a comprendere quanto i figli rappresentano, nella storia di un genitore, un’occasione di evoluzione e di miglioramento di sé. Questo succede però solo nel momento in cui siamo disponibili a mettere in gioco le nostre certezze acquisite, le sicurezze attorno alle quali definiamo il senso e la direzione che vogliamo dare alla nostra esistenze. Accogliere in tutta la sua meraviglia e complessità l’esperienza della genitorialità, significa a volte, promuovere una vera rivoluzione nella propria esistenza e una ridefinizione di tutte le priorità, alle quali ci siamo abituati e intorno alle quali abbiamo generato i significati della nostra esistenza, prima dell’arrivo di un figlio. Questo processo è molto evidente nella trasformazione che George compie nel corso delle vicende del film e fornisce molti spunti di riflessione, sia per le coppie genitoriali che hanno affrontato il percorso della separazione, sia per quelle che invece convivono e affrontano importanti cambiamenti all’interno dei propri assetti ed equilibri, dopo la nascita del proprio bambino.

Il messaggio del film

Diventare genitori è una straordinaria occasione di trasformazione ed evoluzione di sé. I figli sono in grado di renderci persone migliori. E questo vale in qualsiasi situazione, anche nel caso di separazione della coppia genitoriale. Basta che i genitori siano in grado di  mettere sempre al centro della scena il bene del proprio bambino.

 

 

Le domande da porsi

George sembra resistere ad ogni possibile trasformazione che l’adultità e la paternità gli richiede. Sembra non accorgersi di ciò che la vita gli chiede nel momento in cui si deve confrontare con le responsabilità connesse al suo status di uomo e padre. Perché secondo voi per molti uomini è così complesso accogliere le trasformazioni e le evoluzioni implicite nel passaggio da uomo a padre?

Come Stacey riesce a sostenere la maturazione del proprio ex marito? Quali sono le scelte e i comportamenti di Stacey che ti hanno colpito, nel suo costante intento di tutelare il bene del bambino, a scapito – a volte – del suo stesso bene?

Quali elementi di questa storia possono correlarsi con le tue vicende di figlio e di genitore?

Come ti appare il mondo degli adulti che ruota intorno alle vicende sportive dei bambini? C’è qualche similitudine tra le esperienze sportiva che vivete come genitori del vostro bambino e suoi accompagnatori a partite e competizioni e quello che il regista ci mostra nel film?

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