Il confronto e il peso delle parole. A cosa fare attenzione?
di Maura Manca, Psicologa
I confronti fanno male soprattutto all’autostima dei figli
Spesso si pensa erroneamente che fare paragoni con i fratelli, con i coetanei o con altre persone più brave, possa spronare i ragazzi, possa dargli una maggiore motivazione, quando in realtà rischia con estrema probabilità di ottenere solo l’effetto contrario. Anche se non lo esternano, tanti ragazzi soffrono in silenzio, subiscono quei confronti e pensano di “essere sbagliati”. I figli, siano essi bambini o adolescenti, hanno bisogno di essere riconosciuti dai genitori, di essere “visti”, accolti e soprattutto accettati per quello che sono, anche se non sono perfetti o non sono come gli altri. Quante volte, in totale buona fede, sarà capitato di dire “Vedi quanto è ordinato tuo fratello, non come te!”, “Se ti impegnassi come la tua compagna, non prenderesti tutte queste insufficienze”, “Dovresti perdere qualche chiletto, guarda la tua amica che corpo atletico che ha!”, oppure chiedere sempre “gli altri come sono andati” o che risultati hanno ottenuto.
Tutto questo non fa altro che suscitare in loro rabbia, gelosia e frustrazione, non li aiuta a riconoscere le proprie risorse, a rinforzare la propria autoefficacia e rischia di influenzare negativamente l’autostima e la considerazione che hanno di se stessi.
Il peso delle parole: a cosa fare attenzione?
Non sono solo urla e punizioni, dunque, a ferirli profondamente, ma anche quelle frasi dette spesso in modo inconsapevole e senza rendersi conto del peso che possono avere: se utilizzate nel modo sbagliato, le parole diventano vere e proprie lame. Ogni ragazzo è unico, nelle sue caratteristiche, nei suoi interessi e nelle sue abilità. È importante non creare aspettative irrealistiche, evitando inutili pressioni psichiche. Fare confronti continui con fratelli o amici non serve a nulla, se non a mandargli il messaggio che i genitori non sono soddisfatti di lui e lo vorrebbero diverso, alimentando vissuti di inadeguatezza e fragilità. Rischiano di crescere come se non andassero bene o non andasse mai bene ciò che dicono o che fanno, come mi riportano frequentemente gli adolescenti in terapia. Troppe volte, infatti, ci si concentra sugli aspetti negativi, perdendo di vista le risorse del figlio. E’ importante, invece, riflettere insieme su quello in cui riesce, spronarlo, rinforzarlo sugli aspetti positivi e spingerlo a mettersi in gioco per sperimentarsi, facendogli capire che i genitori sono i loro primi alleati e che non li vorrebbero diversi per nessun motivo al mondo.