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La sua prima volta in una vacanza senza mamma e papà

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

10 luglio 2019

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Succede sempre più spesso che i nostri figli abbiano l’occasione di trascorrere alcuni giorni di vacanza in compagnia di altre persone che non sono i genitori. Potrebbe trattarsi di una vacanza con i nonni oppure con zii e cugini. Oppure di un fine settimana insieme all’amico del cuore o ad amici di famiglia. Potrebbe infine succedere che al bambino venga proposto, da parte dell’associazione sportiva che frequenta oppure della sua stessa scuola, di prendere parte ad un campus estivo in cui migliorare le proprie competenze specifiche in una disciplina oppure rispetto all’apprendimento di una lingua straniera.

Molti genitori si domandano se l’esperienza “in trasferta” del proprio bambino, senza la concomitante presenza degli adulti che da sempre lo proteggono e lo fanno sentire al sicuro sia un’opportunità di crescita o – al contario – rischi di metterne a repentaglio la sicurezza emotiva e di farlo sentire solo e triste, incapace di far fronte ad una situazione che per lui è nuova e per la quale forse non è preparato.

Come prendere la decisione se mandarlo – oppure no – in trasferta con altre persone che non sono i suoi genitori?  Ci sono due criteri fondamentali che dobbiamo tenere in considerazione: l’età e “l’allenamento” che il bambino possiede in relazione a tale eventualità.

Partiamo dall’età. Fino all’inizio della scuola primaria, i bambini non hanno bisogni specifici di “sradicamento” dal proprio nido di protezione. Ovvero, loro stanno bene con i loro genitori, è a fianco di mamma e papà che vivono una sensazione di protezione e sicurezza e se potessero scegliere è sempre con loro che vorrebbero andare in giro e muoversi per il mondo. Questo, quindi, significa che un bambino della scuola dell’infanzia non dovrebbe mai andare via con i nonni o con parenti e amici che frequenta abitualmente e con i quali sta bene? Qui entra in gioco la seconda variabile, ovvero quanto il bambino è stato allenato – e quindi preparato – a questa eventualità.  La domanda principale che ci dobbiamo porre come genitori è: Come mio figlio sa gestire una o più notti senza la mia presenza? Occorre rivedere quando questa cosa è già avvenuta in passato, cosa è successo e come il bambino ha affrontato tale eventualità. Nel caso in cui non sia mai successo prima, un genitore deve allora prevedere di coinvolgere il proprio bambino in una sorta di allenamento ad hoc.

Per esempio, ci si potrebbe accordare con i nonni, affinchè in tre week end consecutivi il bambino passi attraverso queste tre differenti fasi:

  1. Primo weekend: si ferma a dormire dai nonni e uno dei due genitori dorme in un’altra stanza.
  2. Secondo weekend: si ferma a dormire dai nonni, sapendo che dopo che si è addormentato il genitore tornerà a casa propria
  3. Terzo weekend: si ferma a dormire dai nonni senza la presenza di un genitore.

In questo schema operativo, si vedono con chiarezza quali passaggi il bambino deve imparare ad affrontare, ovvero dormire in un letto differente dal proprio e quindi in un ambiente insolito e imparare a separarsi progressivamente dalla presenza rassicurante di mamma e papà, ovvero delle sue figure di attaccamento. Di solito i bambini sanno affrontare queste separazioni, ma la cosa che a loro serve è che i genitori li abbiano preparati bene a prevedere che cosa succederà e quali sono le emozioni che potrebbero intervenire nel nuovo frangente.

Può essere utile, a questo scopo, aiutare il bambino ad immaginarsi nel nuovo luogo. Tenendo gli occhi chiusi, fargli prefigurare la situazione che dovrà affrontare e chiedergli, mentre sta vivendo questa esperienza di visualizzazione ed immaginazione guidata, quali sono le emozioni che prova, nel momento in cui prevede di fronteggiare questa nuova eventualità.

Alla scuola primaria, le competenze emotive del bambino dovrebbero trovarlo pronto ad affrontare questa nuova sfida di crescita. In questo senso, è importante che i genitori siano positivi e pro-attivi. Che sappiamo dare valore alle esperienze di autonomia che il bambino ha già vissuto e sperimentato in passato. Può servire anche che, in collaborazione con altri genitori, i bambini sperimentino serate in cui dormono in altre case in compagnia del loro amico/amica del cuore.

Un ottimo allenamento all’esperienza di separazione e autonomizzazione in età evolutiva è l’adesione allo scoutismo che ha proprio questi elementi e questi principi al centro del suo metodo educativo.

Infine, se il bambino deve partecipare ad un campus estivo, diventa molto utile prevedere che la sua partenza avvenga insieme ad un amico.

Ricordatevi che quando il bambino è via, è utile che abbia ben chiaro quali sono i momenti della giornata in cui potrete sentirvi. L’ideale è al mattino, ad inizio giornata e poi in prossimità della cena. Conviene evitare la telefonata della buonanotte e lasciare che il bambino si addormenti insieme alle persone che gli sono vicine, senza sollecitare una nostalgia di casa, che nel tempo dell’addormentamento può rivelarsi particolarmente intensa.

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