Quello che i figli non dicono. Il vissuto di tanti figli che subiscono le separazioni conflittuali
di Maura Manca, Psicologa
Il problema non è la separazione in quanto tale dei due genitori; il problema è la gestione delle varie fasi, sono i conflitti e il malessere che genera il distacco quando non si affronta con un clima di accettazione. Troppe volte le separazioni sono il teatro della rabbia, della frustrazione, dell’odio tra ex coniugi, dei dispetti, del mettersi i bastoni tra le ruote in tutti i modi.
Ogni volta che mi trovo a salire su un ring a cui angoli ci sono i due genitori separati, gli ricordo che in mezzo c’è, o ci sono, i figli che sono il ricettacolo dei loro problemi e che tutto questo nuoce alla loro salute psicofisica. Comprendo perfettamente che ci siano tantissime situazioni in cui mantenere la calma sia complesso, ma i figli non possono essere le valvole di sfogo dei genitori, non possono colmare il vuoto lasciato dal partner, non possono preoccuparsi e occuparsi dei genitori, hanno il diritto di non perdere la loro infanzia e la loro adolescenza. Sono già costretti a dividersi in più case, a farsi “a metà”, a gestire le valige, gli spostamenti, a stare attenti a come parlano dell’uno e dell’altro genitore, a non ferirli, a quando e come chiamano, a distribuirsi equamente tra i due per evitare di farli soffrire. Tante volte mi riportano che hanno paura di esprimersi, di chiedere un proprio spazio per paura di toglierlo all’uno o all’altro genitore. Mi esternano il timore di dire no per evitare di sentirsi dire “con tua madre o con tuo padre questo lo fai”. Una ragazza aveva paura di chiedere al padre di uscire con le amiche quel sabato sera perché era il weekend del padre e aveva timore che lui le dicesse che c’erano anche gli altri giorni per uscire e non doveva togliere tempo a lui. Un altro ragazzo non sapeva come comportarsi perché i genitori non si vogliono neanche vedere da lontano e quindi, quando deve essere riaccompagnato a casa, deve prima chiamare la madre o il padre, sincerarsi che non siano a casa per poi entrare. Non può farli incontrare perché si odiano e si accapiglierebbero.
Tutto questo gli genera un enorme stress psichico. Tante volte sono proprio i più piccoli a comportarsi da persone più mature e spesso si trovano a dover affrontare e risolvere problemi che non gli competono. I figli si devono sentire liberi di dire anche di no ad un genitore, non possono pagare un conto che non hanno mai chiesto. Anche se non parlano, se non raccontano il loro mondo interiore, le separazioni conflittuali, generano, da un punto di vista psicologico, un tasso di stress non indifferente. A volte mi capita che piangano e mi dicano che non hanno una famiglia, che non hanno mai avuto una famiglia e che hanno solo subìto le scelte dei genitori, che non esistono e esistono solo i problemi della madre o del padre. Altri mettono un muro, deviano, vivono buttati fuori casa per non pensare ai problemi che sono all’interno delle mura domestiche. Che sfoghino all’interno o all’esterno, è sempre una reazione alla situazione che stanno vivendo e rappresenta una gestione disadattiva delle emozioni. La conflittualità genera anche un disallineamento educativo che è il male di tantissimi bambini e adolescenti. Si deve remare verso un’unica direzione per evitare di girare intorno agli stessi problemi o di andare allo sbando. L’amore tra due adulti può finire, ma l’amore per un figlio non può essere offuscato da niente, neanche dall’odio.