Amori violenti. Qual è il limite e come deve intervenire un genitore?
di Maura Manca, Psicologa
L’importanza dei primi rapporti adolescenziali viene spesso sottovalutata dai genitori: “sono ragazzi”, “si lasciano, si rimettono insieme, litigano”, “vivono in simbiosi” ecc.. Spesso si pensa che si tratti di relazioni superficiali o comunque a breve termine, eppure; a volte però diventano esperienze che lasciano il segno e possono anche condizionare le relazioni future. Mi confronto spesso con ragazzi impauriti, scottati, rifiutanti e soffocati, già “vittime” di amore sbagliati. In più, non ci dobbiamo dimenticare che ciò che seminano oggi lo raccolgono domani e le esperienze che fanno in questa fascia di età, come del resto quelle che fanno indirettamente guardando la coppia genitoriale e il modo di amarsi delle persone affettivamente importanti per loro, rappresenteranno il termine di paragone con il quale confrontarsi e un apprendimento indiretto dello stare in coppia.
Erroneamente non si pensa che certe dinamiche di violenza e prevaricazione possano essere presenti e avere inizio in adolescenza. Per tale ragione è importante cogliere i segnali di allarme sin da subito, facendo ad esempio attenzione ad atteggiamenti legati al possesso e al controllo, che possono portare a frequenti litigi e discussioni.
Come riconoscere i primi campanelli d’allarme?
Riconoscere precocemente i segnali è fondamentale per evitare di restare incastrati in relazioni patologiche, che possono causare nelle vittime una profonda sofferenza interna, lasciando cicatrici indelebili e distruggendo l’autostima.
Non bisogna pensare, infatti, solo alle aggressioni fisiche e verbali, ma anche a tutte quelle forme di prevaricazione agite dal partner attraverso la gelosia eccessiva e la possessività che portano l’altro a non sentirsi più libero. L’amore non è costrizione e castrazione. La gelosia e la possessività non sono segnali d’amore, ma di possesso, controllo e insicurezza che sfociano in prevaricazione della libertà dell’altro.
Inoltre, sebbene molto diffusa, spesso viene sottovalutata la violenza digitale, ossia quella forma di violenza messa in atto attraverso la tecnologia, come ad esempio monitorare i social network, richiedere le password d’accesso, farsi inviare la geolocalizzazione, verificare i like sotto ogni post, controllare gli orari di accesso e le conversazioni nelle chat private.
Infine, bisogna fare attenzione ai ricatti o alle minacce da parte del partner di pubblicare o inviare ad amici e parenti foto intime e compromettenti, che portano la vittima a sentirsi incastrata nella relazione e a non essere più libera di scegliere, come alle minacce di togliersi la vita qualora l’altro decida di lasciarlo. Ho conosciuto tantissimi adolescenti non più innamorati e nel contempo terrorizzati dalle minacce del partner. “E se si ammazza davvero io lo avrò sulla coscienza per tutta la vita”. Questo pensiero, spesso li porta a non lasciare l’altro pur non provando pur niente per lui: anche questa è violenza perché non c’è libertà di scelta.
Come può tutelarsi un figlio? Alcuni consigli per i genitori
NON SOTTOVALUTARE. Se i figli nella loro relazione di coppia iniziano a sentirsi oppressi, preoccupati e a disagio, significa che qualcosa non va. Bisogna insegnargli che le prepotenze e il controllo non sono “normali”: tutto questo non è eccesso di amore o gelosia, ma invasione dei propri spazi.
DIFENDERE SEMPRE LA PROPRIA LIBERTA’. Essere innamorati non significa isolarsi, trascurare gli amici, lo sport o altre attività. I ragazzi devono avere ben chiaro che ci sono dei limiti anche in amore, che è importante rispettare la propria individualità e che non si deve essere l’oggetto di un’altra persona.
NON CREDERE ALLA “FAVOLA DELL’ULTIMA VOLTA”. Gli scatti d’ira e di violenza non devono mai essere accettati, anche quando il partner si giustifica con problemi familiari o scolastici. Spesso possono arrivare messaggi del tipo: “scusami, non lo farò più”, “non mi lasciare, ti prometto che cambierò” ma non bisogna cedere offrendo un’altra possibilità: si tratta, infatti, di una modalità che cresce e si struttura nel corso degli anni.
NON AVER PAURA DI CHIEDERE AIUTO. E’ importante che un figlio sappia di poter contare sul sostegno dei genitori e si senta libero di raccontare ciò che gli sta accadendo senza vergogna e sensi di colpa. Bisogna fargli capire che isolarsi e tenersi tutto dentro non porta da nessuna parte se non a chiudersi nel proprio dolore e a sentirsi ancora più soli.
È fondamentale trasmettere ai figli il messaggio che si deve mettere sempre al primo posto il rispetto per se stessi, perché solo così potranno vivere con serenità ed equilibrio una relazione d’amore.