Adolescenti apatici e demoralizzati: hanno bisogno di ascolto e sostegno!
di Maura Manca, Psicologa
Li immaginiamo felici e spensierati, eppure non è sempre così: tanti adolescenti si sentono demoralizzati e privi di energie, spaventati dal crescere o dal doversi scontrare con le sfide di ogni giorno.
Troppo spesso si pensa che certe problematiche siano lontane dai ragazzi e non si dà peso a tanti piccoli segnali, reazioni e gesti che potrebbero invece rappresentare un segnale di difficoltà o disagio.
L’adolescenza è di per sé un’età in cui si mettono in discussione le certezze della fase evolutiva precedente e sono tanti i ragazzi che si ritrovano a vivere un momento di crisi che spesso non sanno come affrontare. Magari litigano con gli amici, si lasciano con i fidanzati, hanno difficoltà scolastiche, lasciano lo sport: molte volte di fronte a queste problematiche, possono sembrare apatici, demoralizzati e privi di energie.
Spesso subiscono anche una forte pressione, sociale e social, crescono in un ambiente che enfatizza la perfezione e in cui sembra impossibile poter essere “normali”. Siamo ormai vittime della “sindrome da primo della classe” e non riusciamo ad insegnare ai più piccoli l’importanza di essere se stessi e la possibilità di commettere anche degli errori: sbagliare è una cosa, essere sbagliati è un’altra e dagli errori della vita si può certamente imparare.
Bisogna educarli inoltre a saper perdere e a gestire la frustrazione del quotidiano, altrimenti vivranno in balìa degli eventi e delle loro emozioni.
Come sostenere i figli senza pressarli?
Di fronte a un figlio poco motivato si rischia di andare facilmente in allarme e, per non vederlo sfiduciato di fronte ad ogni situazione, si tende a spronarlo in tutti i modi possibili. È importante però fare attenzione alle parole che si utilizzano e ai propri comportamenti perché hanno un grande impatto sui figli e, se si esagera, piuttosto che stimolarli, si rischia di schiacciarli ancora di più.
È fondamentale creare un terreno fertile affinché i ragazzi possano sentirsi liberi di aprirsi con i genitori, per capire le motivazioni che possono nascondersi dietro ad un atteggiamento di rifiuto nel fare alcune attività e di apatia generale. È vero che gli adolescenti parlano poco e, se lo fanno, tendono a liquidare la conversazione con risposte del tipo “Non mi va e basta”, ma bisogna andare oltre, rispettando i loro tempi e ascoltando ciò che hanno da dire, senza interruzioni e senza tempestarli di domande. Il più delle volte non sono alla ricerca di soluzioni, ma di una spalla su cui potersi sfogare.
Uno degli errori che si commette spesso, infatti, è quello di allontanare la tristezza dei figli e cercare di risolvergli subito la situazione. Proteggerli troppo e spianargli sempre la strada li porterà a crescere poggiandosi sempre sul genitore, senza sentire di poter contare su di sé e senza sperimentare la propria auto-efficacia, aspetto fondamentale per credere e acquisire sicurezza in se stessi.
Troppe volte ci si concentra su ciò che non va, perdendo di vista le risorse del figlio: se in questo momento si sente demoralizzato, è possibile mettere comunque in luce le sue potenzialità e spronarlo a mettersi in gioco. I momenti di crisi e difficoltà non devono essere vissuti come un ostacolo insormontabile, ma come un’opportunità e uno stimolo di crescita: si può cadere, ci si può far male ma non per questo bisogna arrendersi.
Se si nota col tempo che il proprio figlio è sempre più chiuso in se stesso, fa fatica a mantenere le relazioni e trascura le sue attività quotidiane, è il caso di intervenire facendosi magari aiutare anche da un professionista, prima che il disagio diventi troppo invalidante.