I racconti di Parvana- The Breadwinner
“Non è la tua voce, ma sono le parole che dici a fare la differenza. Non è il tuono, ma è la pioggia che lo segue a far crescere i fiori”.
di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano
Regia di Nora Twomey. 2017 con Saara Chaudry, Laara Sadiq, Shaista Latif, Ali Badshah, Noorin Gulamgaus. Titolo originale: The Breadwinner. Genere Animazione, – Canada, Irlanda, 2017, durata 94 minuti.
La trama
Parvana, la protagonista di questa storia animata, è una preadolescente undicenne, che vive a Kabul nel cuore del regime talebano, insieme alla sua famiglia. Spesso accompagna il padre al mercato locale dove oltre ad offrire le poche merci di cui sono proprietari, si propongono come lettori e scrittori a chi ha bisogno di tali servizi. In una nazione in cui il tasso di analfabetismo è altissimo e quello di scolarizzazione bassissimo (aggravato dal divieto imposto alle bambine per motivi religiosi), molte persone hanno bisogno di chi legga una lettera loro recapitata o di chi scriva una risposta ad un messaggio ricevuto da parenti lontani. Un giorno il papà di Parvana viene però arrestato. Lui era un insegnante ed un suo ex alunno lo segnala alle autorità talebane definendolo un nemico dell’Islam. Questo fatto fa precipitare la famiglia di Parvana nella povertà e nell’impossibilità di sopravvivere. Insieme a Parvana vivono una sorella maggiore ed un fratellino, oltre alla mamma. Poiché le donne non possono recarsi in pubblico e adempiere ad alcuna funziona sociale, nessuno è più in grado di muoversi per la città per fare la spesa, procurarsi il cibo per la sussistenza, adempiere a piccoli lavori retribuiti. Parvana cerca in tutti i modi di far liberare suo padre, senza successo. Poi decide di tagliarsi i capelli e cambiare abbigliamento, così da potersi muovere sulle strade di Kabul fingendo di essere un maschio. Usa per questa trasformazione i vestiti di suo fratello maggiore Sulayan, morto alcuni anni prima. Parvana torna così nel luogo del mercato dove suo padre offriva i propri servizi, si fa chiamare Aatish e incontra una vecchia compagna di scuola Shauzia, anch’ella travestita da ragazzo, con cui condivide il destino e alcune piccole esperienze di lavoro. Nel frattempo, un soldato dei talebani, Razaq, uomo gentile e rispettoso, le chiede di leggergli una lettera e di insegnargli a scrivere, promettendole di aiutarla a incontrare suo padre in prigione. La storia del cartone avanza mostrandoci tutte le sfide che Parvana – diventata Aatish, deve affrontare per sopravvivere in una città e con un regime che non permette nulla a chi nasce femmina e che usa il potere e la forza fisica per annientare ogni forma di dissenso e di critica. Nella fatica della sua vita, Parvana però non smette mai di essere una preadolescente curiosa e coraggiosa, desiderosa di vita. La aiutano a far fronte a tutte queste difficoltà le storie che ha “ricevuto” in dono dal suo papà e che lei stessa riesce a ricreare e reinventare. Una in particolare torna e ritorna: parla di un ragazzo derubato da mostri comandati da un re elefante che porta via i semi necessari per il raccolto che è fondamentale al suo villaggio di sopravvivere. Per rientrarne in possesso quel ragazzo dovrà mettersi in viaggio, sempre inseguito da una minaccia che non gli dà tregua. La svolta arriverà grazie all’incontro con una maga anziana che gli chiederà di superare tre prove. Cosa che il ragazzo riuscirà ad adempiere, attingendo anche alla storia stessa di Parvana. E’ in questo modo che fantasia e realtà si fondono nel finale del cartone, in cui Parvana, grazie a Razaq riesce a portare fuori dalla prigione il suo papà e a ritornare con lui verso casa. dove si ricongiungeranno con tutti gli altri famigliari.
Cosa ci insegna questo film
Nulla come questo cartone può aiutare a spiegare la totale negazione dei diritti che in alcuno contesti geo-politici vengono negati ad ampie fette della popolazione. Questo film mostra anche la straordinaria energia e resilienza presente nei bambini e nei ragazzi, la loro capacità di posare uno sguardo fresco e coraggioso sulla vita e su ciò che li circonda. Questo cartone è un inno alla speranza e al coraggio, una celebrazione di come chi cresce può davvero costruire un nuovo mondo e sottrarsi alle regole, ai pregiudizi e ai limiti del mondo adulto e dal potere politico, che può arrivare a mettere a dura prova il diritto all’autonomia, alla libertà e alla felicità dei minori. Parvana e la sua storia va ad affiancare quella di Saamiya Yusuf Omar e di Malala, minorenni (le cui storie sono già state protagoniste di libri, documentari e film) nate e cresciute in parti del mondo dove crescere vuol dire esporsi quotidianamente al rischio di morire e vedere negato ogni proprio diritto. Questo splendido cartone ci mostra anche la forza che la fantasia, l’immaginazione, la creatività può avere sulla repressione e su ogni contesto in cui il diritto all’educazione viene spento da ideologie totalitarie che distruggono la dignità delle persone, che dovrebbero invece rappresentare e tutelare. “Fare storie” è un buon modo per resistere alla tua stessa storia, quando quest’ultima ti travolge e ti umilia, ti annienta e ti distrugge. Leggere e scrivere, garantire il diritto all’istruzione resta un pre-requisito per la tutela di ogni forma di libertà: e di questo Parvana, la sua storia e la sua intera famiglia ne sono una splendida testimonianza. Questo cartone, che può essere visto a partire dai 9 anni, può rappresentare uno straordinario strumento da utilizzare all’interno di progetti di educazione civica e di educazione di genere per la scuola secondaria di primo grado.
Il messaggio del film
“Non è la tua voce, ma sono le parole che dici a fare la differenza. Non è il tuono, ma è la pioggia che lo segue a far crescere i fiori”. Queste parole, che rappresentano il messaggio finale del cartone, servono ad affermare che potenza e competenza non sono termini e dimensioni equivalenti. Per crescere un bambino ci vuole competenza. Sostituire la competenza con il potere e la forza non permetterà di pervenire ad alcun “raccolto”. Metaforicamente questo messaggio, profondamente politico, ha un correlato educativo di altrettanta rilevanza: non è con la forza e le urla che si cresce un bambino, ma con la pazienza e la competenza.
Le domande da porsi al termine della visione
Parvana vive in un regime che toglie ai bambini e alle donne i diritti basilari che devono essere garantiti ad ogni essere umano. Che consapevolezza avevate, fino ad oggi, delle condizioni di vita presenti in un paese dominato da un regime integralista, che il cartone mostra in modo realistico e molto diretto?
Secondo voi è importante che in preadolescenza un minore venga a conoscenza con la realtà che riguarda le vite di suoi coetanei nati e cresciuti ad altre latitudini, che a causa di ciò si vedono negati ogni diritto fondamentale?
Quale azione concreta possiamo fare noi, genitori e famiglie del mondo occidentale, per garantire a minori come Parvana di avere diritto ad una vita degna di questo nome?