Superdiffusori. Chi sono?
di Roberto Burioni, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia

Una peculiarità molto singolare ed estremamente rilevante di questa infezione virale è la variabilità della capacità infettiva dei singoli pazienti. Mentre nel caso dell’influenza e di tutte le altre virosi respiratorie i pazienti infettano più o meno nello stesso modo, per quanto riguarda COVID-19 la questione è completamente diversa: alcuni pazienti non sono per nulla infettivi, altri lo sono moltissimo, e la capacità di diffondersi di questo virus (molto alta in assenza di misure profilattiche) è data dalla infettività media di tutti i malati. Capita di vedere nuclei familiari con un infettato e tutti gli altri non contagiati ma capita anche di vedere un singolo paziente che infetta decine di persone. I superspreader sono dunque individui che diffondono quantità altissime di virus: se stanno a casa poco male, ma se si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato senza la presenza di adeguate protezione possono portare a quelli che vengono chiamati “superspreading events”.
A causa di questa situazione per SARS-CoV-2 vale la legge di Vilfredo Pareto. Questo studioso geniale, studiando la distribuzione dei redditi, si accorse che in Italia il 20% delle persone possedeva l’80% delle terre. Questa osservazione ispirò la “legge di Pareto”, che in maniera empirica stabiliva che la maggior parte degli effetti è dovuta a un numero ristretto di cause. Non mi spingo in territori che non mi competono ma questa legge sembra funzionare molto spesso: in campagne commerciali il 20% dei venditori fa l’80% delle vendite, nel campo del turismo l’80% dei ricavi delle compagnie aeree e ferroviarie deriva dal 20% delle tratte più remunerative e via dicendo. Anche nel caso del coronavirus, certamente, la maggior parte delle infezioni è dovuto a poche persone, per l’appunto i temibili ovvero “superdiffusori”. Molti eventi, ben caratterizzati, spiegano la potenziale pericolosità della situazione. Osservazioni provenienti da da Hong Kong hanno stabilito che su 349 casi locali, ben 196 erano dovuti a sei (ripeto, SEI) eventi di superspreading. Addirittura, una sola persona sembra averne infettate 73. Proprio in questo studio si evidenzia come il 20% dei casi, tutti legati a eventi di riunione sociale, erano responsabili dell’80% dei contagi. Alcune attività, particolarmente se condotte al chiuso e senza mascherina (o per imprudenza, o per impossibilità di portare la mascherina in certe occasioni) sembrano esser particolarmente rischiose. Tra queste rientrano certamente l’attività di cori (il canto è particolarmente efficace nel fare emettere goccioline contenenti il virus) e il pranzare insieme in eventi sociali (quando si mangia si parla – e si emettono goccioline – e non si porta la mascherina). Lo scorso marzo a Skagitt, nello stato di Washington, nord-ovest degli Stati Uniti uno dei coristi di un coro che si riuniva tutti i martedì per cantare insieme si è ammalato di COVID-19. Il risultato è stato tragico: erano in 61, uno era quello infettivo e degli altri 60 se ne sono infettati 53, con tre ricoverati e due morti.
Il 7 agosto una coppia statunitense ha deciso di coronare il proprio sogno d’amore nonostante l’epidemia in corso, e si è sposata a Millinocket, nel Maine, uno stato del nord-est degli USA. Il pranzo di nozze si è tenuto in un locale al coperto, il Big Moose Inn. La capacità massima stabilita dalle regole del Maine per i ricevimenti di questo tipo era ed è di 50 persone, ma al ricevimento ne sono arrivate 55. Tra gli invitati c’era una persona contagiosa e da quel ritrovo si sono generati (finora) almeno 177 casi diretti e indiretti di COVID-19, con un’età che è andata dai 4 ai 91 anni. Purtroppo la storia non è finita bene: sette persone sono morte a causa di questo focolaio.
Dunque, è indispensabile porre la massima attenzione ed evitare le situazioni a rischio, nelle quali un paziente “superdiffusore” può infettare un numero particolarmente alto di individui. Luoghi chiusi, mancanza di mascherine, emissione di particelle virali (con il parlare o ancora peggio con il cantare e l’urlare), vicinanza tra persone e poco ricambio d’aria sono elementi che si sommano e possono facilitare un contagio che già in condizioni prudenti, come detto, avviene molto facilmente.
