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Sei omosessuale, ti vuoi vestire o esprimere come meglio credi? Non hai il diritto di essere te stesso per colpa dei bulli e del bullismo indiretto.

di Maura Manca, Psicologa

2 agosto 2021

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Le prevaricazioni nei confronti di alcuni bambini e adolescenti presi di mira da altri coetanei, anche attraverso l’uso distorto delle piattaforme online o  delle chat di messaggistica istantanea, purtroppo sono all’ordine del giorno.

Alla base di questo comportamento c’è il non rendersi conto di quanto le parole indirizzate nei confronti di un altro giovane essere umano, vadano a trafiggere la loro psiche, sono vittime innocenti della dis-educazione, di ragazzi che trovano “normale” o “giusto” comportarsi in questo modo.

Come è possibile che non si rendano conto, anzi, che lo trovino divertente, un gioco, una cosa normale, che credono di essere nel giusto e si sentono in diritto di farlo?

Non si rendono conto delle conseguenze delle loro azioni perché nella loro testa si attivano anche dei maccanismi di disimpegno morale, come per esempio: “è colpa sua che si veste così”, “non lo vedi come si comporta o come parla”, convinzioni che alimentano le loro azioni. Questo non significa che questi ragazzi debbano essere giustificati, significa che bisogna imparare a entrare nella loro mente per comprendere la molla che li fa scattare.

Tutto questo, purtroppo, è alimentato anche da chi sente, vede cosa accade, da chi è a conoscenza del problema e non interviene. Chi è il bullo allora? Chi prevarica direttamente, non c’è dubbio, ma ci sono troppi bulli indiretti che si nascondono dietro le spalle di un bullo, che nel momento in cui non solo loro a causare il problema, non si sentono responsabili e pensano di non fare del male a chi viene preso di mira con il loro comportamento-non comportamento, dimenticandosi che è proprio quel rimanere spettatori di un assurdo, ignobile e tetro spettacolo che ferisce ancora di più chi lo subisce. Non agire è sostenere il bullo e il bullismo in tutte le sue forme. Come può non importarmi il male che subisce un’altra persona? Non è possibile che non siano educati a mettersi nei panni dell’altro. Spesso poi, ci si dimentica che condividere e commentare è alimentare il bullismo. Ciò che uccide dentro, e non solo, purtroppo, è proprio la viralità, la somma di ogni singola persona che invece di fermare questa violenza, la rinforza con i suoi comportamenti.

Quando un ragazzo viene deriso, umiliato, messo in mezzo, non si capacita del fatto che alcuni spettatori possano addirittura ridere e trovare divertente ciò che per lui è una tortura. Mi hanno chiesto centinaia di volte il perché di questo comportamento: “perché non intervengono?”, “perché nessuno dice niente?”. È vero, a volte hanno paura di diventare a loro volta vittime di bullismo. Questo è un problema dell’istituzione scolastica che deve tutelare i diritti di tutti gli studenti che devono avere la libertà di essere se stessi e anche delle piattaforme online che non possono permettere le tempeste di insulti e cattiverie nei confronti delle persone.

Perché accade tutto questo?

Ci sono ragazzi che si sentono nel giusto, in diritto di sentirsi migliori e di pensare che altri siano “sbagliati” e quindi da etichettare, ghettizzare perché nella loro testa non esiste la libertà espressiva. Io vedo la mia realtà e la vogliono imporre sugli altri. Non sei libero di amare chi vuoi, di vestirti come meglio credi e di fare ciò che ti senti, perché nella mia testa il tuo agire è sbagliato, tu sei sbagliato, tu sei diverso e quindi non hai il diritto di essere ed esistere. È questo che uccide nel profondo dell’anima, segna e crea un dolore immenso.

“Non ho niente di sbagliato, non lo accetto, non sono diverso da te” mi hanno ripetuto migliaia di volte troppi ragazzi presi di mira. Diventa con il passare del tempo un pensiero non tollerabile, soprattutto per chi è più sensibile. Non si accetta l’ingiustizia alla base di quel comportamento. Non è giusto, e tanti di loro non si danno pace perché vogliono  sentirsi liberi di essere se stessi, di esprimersi, di vivere in libertà le proprie relazioni senza paura, senza doversi nascondere, senza essere etichettati come diversi o sbagliati.

Ogni ragazzo, ogni persona ha il diritto di vivere in uno spazio di libertà sicurezza e giustizia. Dove c’è il bullismo omofobico è stato violato il diritto di libertà e di uguaglianza.

Le piattaforme social poi, non fanno altro che alimentare e amplificare il problema.

Dobbiamo ricordarci che ognuno di noi reagisce in modo diverso agli eventi della vita.

Niente come l’ignoranza, la chiusura mentale e l’arrogarsi il diritto di sentirsi nel giusto sono in grado di far  sentire le persone sbagliate.

Non c’è una cultura basata sulle differenze individuali, ma sull’omologazione ai canoni e ai modelli della massa. Manca un’educazione fondata sul rispetto dell’altro, mancano i valori, i sentimenti, sostituiti dalle passioni momentanee. Molti adolescenti non sanno più cosa sia il rispetto di se stessi, o forse non l’hanno mai saputo, ma questa non è colpa loro, è responsabilità della famiglia, della scuola, della società che ormai è completamente disgregata e basata su un qualunquismo e pressapochismo a dir poco preoccupante.

Vorrei chiudere con un pensiero a tutti i ragazzi che non ce la fanno più a vivere in quella condizione.

“Anche quando sembra che non ci sia una via d’uscita, non farti schiacciare dal nero che vedono i tuoi occhi, non regalare la tua vita ai bulli, non regalare i tuoi giorni a chi è talmente povero nell’animo che si nutre  del tuo dolore, non ne vale la pena. Anche se ti sembra di essere solo, alza lo sguardo c’è sempre chi ti saprà riconoscere e accettare per la persona che sei.”

 

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