Perché la guerra ci attiva reazioni di ansia e tensione interna? Come reagiscono i bambini e gli adolescenti?
di Maura Manca, Psicologa
Le reazioni alle immagini di guerra, le notizie allarmanti e preoccupanti in un territorio che non è poi così lontano da noi, che per un motivo o per un altro, sentiamo vicino, genera una condizione di paura, disorientamento e tensione interna.
Stiamo ancora combattendo la nostra battaglia contro il virus che ha invaso le nostre vite, ha cambiato il nostro modo di vivere, pensare, relazionarci e comunicare. Due anni di lotta, in cui abbiamo sentito ripetere più e più volte le parole combattere, lottare, guerra contro il virus, cure per battere e sconfiggere questo virus e per vincere questa guerra. Due anni in cui siamo stati chiamati alle armi, abbiamo dovuto fare tante rinunce, cambiare il nostro modo di vivere, riadattarci in qualche modo alla nuova condizione e, nel momento in cui vedevamo una sorta di via d’uscita e di fine a questa battaglia, ci siamo ritrovati a dover affrontare la paura della guerra, di un’altra guerra, quella combattuta con le armi: un conflitto nel conflitto.
Per questa ragione le reazioni emotive alla guerra in Ucraina sono molto forti e stanno andando a riattivare e ad amplificare il nostro stato interno. Questa condizione di cambiamento, di incertezza, di imprevedibilità e di vicinanza, genera uno stato di allerta e di ansia importante. Questa ripetitività e instabilità rischia di attivare delle reazioni di stress nocivo per la nostra salute psico-fisica. Purtroppo, è una condizione che abbraccia i bambini, gli adolescenti, i giovani e gli adulti. Siamo provati mentalmente, stiamo affrontando questo ennesimo conflitto in una condizione di fragilità emotiva, in cui i disagi psichici stanno emergendo per via anche dei numerosi cambiamenti troppi rapidi e repentini che abbiamo dovuto già affrontare durante questi anni di pandemia. In questa condizione dobbiamo fronteggiare l’ennesimo pericolo, gestire altre paure, far fronte ad altri cambiamenti perché questa guerra impatterà sulla nostra economia e quindi, di conseguenza, dovremo affrontare ulteriori cambiamenti e riadattamenti. I bambini e gli adolescenti sono spaventati perché non comprendono il senso di ciò che sta accadendo, perché anche loro avrebbero voluto vivere la pace post pandemia e riprendere a gestire le loro attività con maggior serenità e tranquillità, senza paure. Non dimentichiamoci che i ragazzi reagiscono anche in funzione delle reazioni dell’ambiente in cui vivono. Se percepiscono che intorno a loro c’è uno stato di paura, di allerta, di ansia si preoccupano maggiormente perché sentono questa guerra vicina, vedono le immagini, sentono continuamente le frasi degli adulti e di chi li circonda, insieme a commenti di ogni tipo. Inoltre, percepiscono anche la comunicazione non verbale e assorbono le emozioni che circolano intono a loro. Per queste ragioni bisogna fare attenzione anche agli scambi telefonici e in famiglia. Loro sono sintonizzati sugli adulti, ascoltano e filtrano. In tante circostanze non ci si rende conto del peso che possono alcune parole o reazioni a cui un genitore non dà rilevanza. Affermazioni che vengono catalogate come innocue da un adulto possono influenzare gli stati emotivi di un bambino e di un adolescente.
Oggi in rete sono bombardati di informazioni che hanno un forte impatto dal punto di vista psicologico, perché soprattutto i più piccoli, non sono in grado di discernere ciò che è vero da ciò che è falso e di conseguenza rischiano di entrare in contatto anche con contenuti che possono attivare delle reazioni emotive molto forti. È importante chiedere che opinione si sono fatti perché possono avere delle convinzioni sbagliate che li condizionano.
“Ieri ho passato il pomeriggio sui social a vedere video sulla guerra in Ucraina, anche se mi facevano paura non riuscivo a smettere”
“Ho paura che la guerra arrivi qui da noi, non riesco proprio ad immaginarmi come potrebbe essere”
“In questi giorni mi sento strano, apatico come se tutto quello che facessi non avesse senso. Continuo a pensare a quello che sta succedendo in Ucraina e non riesco a capire come nel 2022 sia possibile tutto questo”
Per questa ragione è importante che i genitori e la scuola accolgano questi stati emotivi dei ragazzi e dei bambini e che siano in grado di dargli delle risposte, di soddisfare le loro curiosità, di rispondere alle loro domande. Tanti di loro hanno delle paure che è normale avere, alle quali è importante dare delle risposte soprattutto in questa fase, in un periodo in cui c’è molta fragilità emotiva. Hanno bisogno di capire il perché, di capire se li riguarderà da vicino, se qualcuno dei familiari sarà coinvolto in tutto questo e cosa comporterà per loro. Le immagini che vedono sono immagini forti che generano innumerevoli domande. È importante dire la verità, usando le parole giuste in funzione dell’età. Non vanno cresciuti in una bolla, soprattutto oggi che sono in diretto contatto con tutte le informazioni attraverso le finestre del mondo delle piattaforme digital.
Oggi più che mai è importante lavorare sulla elasticità mentale. Non dobbiamo metterci in una condizione di attesa, quella dell’ “andrà tutto bene” e del “tutto passa”. Se subiamo, viviamo in una condizione di impotenza che rischia di generare dei vissuti ansiosi-depressivi. Dobbiamo affrontare la realtà così com’è: mutevole, incerta e instabile. Dobbiamo aiutare i più piccoli a definire i propri stati interni, le proprie sensazioni ed emozioni, a dargli un nome, garantendo un canale espressivo. Sono tutte condizioni di vita che ci portano a doverci riadattare ciclicamente. Stiamo parlando di capacità importanti da sviluppare per acquisire nuove competenze sulle quali lavorare, soprattutto nei bambini e negli adolescenti che si trovano ad affrontare questa instabilità e questa incertezza, che non fa bene da un punto di vista psicologico, soprattutto se non si lavora su una capacità di riadattamento e di resilienza. Resilienza intesa come la capacità di affrontare in maniera efficace e funzionale al proprio benessere gli eventi della vita, reagendo e trovando quindi delle modalità adattive con le quali farvi fronte. Affrontare le difficoltà e vederle come una sfida, una condizione da fronteggiare, non come un qualcosa che capita e che subiamo passivamente, ma che possiamo gestire. È proprio questa la capacità sulla quale bisogna lavorare oggi per impedire che l’ansia, la paura, la depressione, prendano il sopravvento e le emozioni negative guidino la nostra vita.
È importante cercare di selezionare ciò che si vede e si legge, di informarsi da fonti più autorevoli e affidabili e soprattutto evitare abbuffate social che generano ancora più ansia e tensione, o rabbia.
Per gestire questi vissuti è importante lavorare sulla respirazione e ricreare un equilibrio interno ed esterno a noi. È comunque importante continuare a fare sport e movimento che aiuta anche il rilascio, da un punto di vista neurochimico, di sostanze che fanno bene al nostro cervello. È proprio in questi momenti che dobbiamo reagire e affrontare la situazione guardandola in faccia, per evitare che le ansie si sommino a quelle di due anni precedenti e diventino troppo forti e si trasformino in una condizione sempre più stabile. Non dimentichiamoci che noi esseri umani ci abituiamo a tutto, anche a non stare bene.