Perché scegliere a volte è così difficile?
di Maura Manca, Psicologa

I ragazzi si trovano spesso a dover affrontare delle scelte. Spesso sono legate alla scuola, alla tipologia di scuola, compreso se seguire gli amici o prendere una strada autonoma. Tante altre scelte sono legate maggiormente a condizioni della vita quotidiana: l’attività sportiva, i vestiti da indossare, come comportarsi in specifiche situazioni rispetto ad altre. Spesso le scelte diventano per loro dei momenti molto intensi da un punto di vista emotivo, che in alcuni casi li mandano anche in crisi. Ma cosa significa realmente scegliere e perché è così difficile scegliere? La parola scegliere deriva dal latino “ex” ed “eligere”. Ex significa da, ed eligere selezionare, preferire, decidere rispetto a qualcosa, quindi valutare cosa va selezionato. La difficoltà della scelta è spesso legata alla perdita implicita nel processo di selezione. Il nostro cervello ha un’avversione alla perdita che ci porta a guardare ciò che non avremo più, ciò a cui rinunciamo, piuttosto che i nostri guadagni. La scelta viene vista prettamente come un atto di responsabilità, non di libertà. Scegliere, e poter scegliere, vuole dire invece, avere la libertà di farlo, avere la libertà di poter valutare e di poter decidere. Cerchiamo quindi di far vedere ai giovani anche questi aspetti: i vantaggi e non solo le perdite; la libertà, e non solo il discorso legato alla responsabilità perché, soprattutto nelle fasi di crescita e, nello specifico, durante l’adolescenza, la responsabilità ha u da un punto di vista psicologico in quanto l’area cerebrale dedita a questo tipo di funzioni e di analisi, è ancora in fase di maturazione.
Hanno quindi bisogno di capire che ce la possono fare, che non è un qualcosa di definitivo da cui non possono tornare più indietro. Devono capire che possono anche sbagliare senza sentirsi sbagliati o credere di valere meno rispetto agli altri che hanno fatto delle scelte apparentemente giuste. Tutti questi pensieri rappresentano delle interferenze mentali che appesantiscono maggiormente il processo decisionale. Dobbiamo fare molta attenzione alle parole che usiamo quando parliamo direttamente e indirettamente con loro, compreso il modo con il quale anche noi adulti ci approcciamo alle nostre scelte.
Le principali domande che rivolgono a noi adulti nelle fasi di elaborazione sono: “ma tu che studi hai fatto?”, “ma tu hai mai sbagliato?”, “ma tu quando dovevi prendere una decisione come facevi?”, “ma tu hai mai avuto paura di sbagliare?”. Sono parole che sottolineano il bisogno di sentirsi normali nel loro essere “adolescentemente” emotivi. Hanno bisogno di capire che ce la possono fare e di esempi concreti, non di paragoni, come troppo spesso accade. Vanno evitati i paragoni con gli altri, anche se vengono fatti con l’intento di spronarli, perché li possono vivere negativamente. Può scattargli l’effetto contrario: “Lui/lei ci è riuscito, io no”.
Pensate alle difficoltà legate anche alle scelte del quotidiano, comprese quelle del come ci si deve vestire in determinate occasioni, quando fare una cosa piuttosto che un’altra, oppure se prendere o meno il dolce al ristorante o quale pietanza scegliere tra le tante a disposizione. Ora, figuriamoci come un cervello adolescente vede le scelte della vita, comprese quelle legate alla scuola. Il cervello dei ragazzi non ha ancora sviluppato completamente l’area che valuta le conseguenze future e vivono maggiormente incentrati sul presente.
Dobbiamo anche imparare a dargli il tempo di elaborare e di vivere le emozioni che si attivano. Dobbiamo dargli il tempo di maturazione delle cose, senza dover sempre forzare tutto. Anche un fiore diventerà frutto, come il bruco si trasformerà in farfalla. Dobbiamo dargli il tempo di maturare, di cambiare, non possiamo aprire la crisalide e, per evitargli lo sforzo e la fatica, farlo uscire prima del tempo. Sul momento può sembrare che gli stiamo facendo del bene, ma aprire la crisalide prima del tempo implicherebbe che il processo di maturazione non è ancora completo: le ali non sono ben formate e strutturate. La forza che serve per aprire quella crisalide rinforza le ali e gli permetterà di volare senza esitazione.
Dobbiamo eliminare il concetto di “definitivo” legato alle scelte e smetterla di inculcargli frasi fatte che attivano prettamente reazioni emotive negative. Non è vero che il treno passa solo una volta, perché ci sono anche tanti altri mezzi e possibilità per andare avanti. È importante fare e fargli fare aiutandoli a capire COME trovare la direzione senza dirgli come devono navigare, verso che meta e che rotta devono prendere. Nella vita non navigheranno solo in acque calme e serene. Dovranno remare contro la corrente, navigare con la foschia e a volte, affrontare anche le tempeste. Il ruolo di noi adulti è quello di insegnargli ad affrontare anche questi momenti senza mollare alla prima difficoltà. Dobbiamo spostare il focus al loro interno, per evitare che siano le interferenze esterne a guidare le loro scelte. Dobbiamo rinforzarli da dentro perché rischieranno di fare le scelte per i genitori, per non deluderli o per non farli soffrire, oppure le faranno in funzione degli amici o di ciò che vedono più facile, più a portata di mano. Bisogna insegnargli a discernere senza delegare le proprie scelte. Solo così diventeranno dei capitani della loro nave e saranno in grado di dargli una direzione e di cambiare rotta quando serve.
