Tuo figlio non ti ascolta? La risposta è nel loro cervello!
di Maura Manca, Psicologa
Quante volte, parlando con un figlio preadolescente o adolescente, capita di avere la sensazione di parlare “con un muro”? Quante volte sembra che la voce di mamma e papà non arrivi alle loro orecchie e non ascoltino ciò che gli viene detto, soprattutto quando vengono rimproverati?
Ebbene, non è solo un’impressione e la scienza ci spiega il motivo! Secondo uno studio della Stanford School of Medicine in California si tratta, infatti, di una questione legata al funzionamento cerebrale: a partire dai 13 anni, il cervello dei ragazzi inizia ad escludere la voce delle proprie madri e non la registra più come faceva in passato, preferendo invece sintonizzarsi su altre fonti e su voci non familiari.
“Non ascolta mai quello che gli dico! A volte mi sembra di parlare a vuoto, magari mi guarda anche ma ho proprio la sensazione che la sua mente sia da un’altra parte. E se provo a chiedergli in modo diretto se mi sta sentendo, mi risponde a malapena oppure fa giusto un mezzo sorriso con la bocca. Però di ciò che dicono i suoi amici non si perde neanche una virgola!”
Si tratta di un processo radicato nei cambiamenti neurobiologici che avvengono in questa specifica fase dello sviluppo. Quando gli adolescenti sembrano ribellarsi e non ascoltano i genitori, è perché sono “programmati” per prestare maggiore attenzione alle voci provenienti dall’esterno. Questo spostamento dell’attenzione del cervello verso nuovi stimoli, nonostante possa mettere molto in difficoltà i genitori, e a quanto pare le mamme in modo particolare, è in realtà la prova di una maturazione in linea con le varie tappe della crescita. Si tratta di un segnale che aiuta gli adolescenti a entrare in contatto con il mondo esterno e creare nuove connessioni per diventare sempre più autonomi e socialmente esperti anche al di fuori della famiglia.
Il cervello si “spegne” soprattutto quando vengono rimproverati
Le critiche dei genitori possono avere un effetto troppo spesso sottovalutato sui figli. I processi coinvolti nell’elaborazione di questi appunti e rimproveri sono prettamente tre processi: attivazione di reazioni emotive, regolazione delle reazioni ed elaborazione cognitiva.
Quando i ragazzi ascoltano i rimproveri delle madri, nel loro cervello si attivano maggiormente le aree coinvolte nell’elaborazione delle emozioni negative (Hwa Lee K. & all.). Un dato che non dovrebbe particolarmente sorprendere visto che a prescindere dall’età a nessuno piace essere criticato o rimproverato. La cosa più interessante, però, riguarda la diminuzione di attività neuronale nelle aree correlate al controllo emotivo e all’empatia.
Questo suggerisce che in risposta alle lamentele materne, gli adolescenti semplicemente “spengono” il cervello, in particolare quella parte legata all’empatia e alla capacità di comprendere l’altro, e non riescono a mettersi nei panni dei genitori per capire il loro punto di vista.
Come aggirare l’ostacolo e farsi ascoltare dai figli?
– Creare un dialogo attivo. È importante evitare di rivolgersi a loro prettamente con il “devi”, “dovresti”, “non hai detto o fatto”, “avresti dovuto”, “tu sei” seguito da critiche e giudizi, per non concentrarsi prettamente sugli aspetti negativi dei loro comportamenti mettendo in secondo piano la loro persona e cercando di comprendere i motivi che li spingono a comportarsi in un certo modo e il significato che per loro hanno specifiche parole e situazioni che vivono. Questo ovviamente non significa giustificare tutti i loro comportamenti, ma leggere tra le righe per essere più efficaci.
– Flessibilità. È fondamentale cercare di mettersi in discussione capire cosa vedono i loro occhi in base al loro processo di maturazione e di sviluppo cerebrale. Se sentono di essere visti e che qualcuno crede in loro abbassano anche i livelli di tensione interna e il loro essere prevenuti nei confronti di molti adulti e, di conseguenza, diventa possibile costruire anche un dialogo costruttivo.
– Evitare l’escalation! Nel momento in cui anche gli adulti sono nervosi o arrabbiati, è più difficile gestire le reazioni emotive e riuscire a parlare nel modo giusto. Piuttosto che innescare un braccio di ferro, se possibile, è meglio interrompere la discussione per poi parlare successivamente, quando si è più tranquilli e disposti a interagire con calma senza accuse e parole a sproposito che non sono solo parole perché si trasformano in immagini, in pensieri e in comportamenti.
Riferimenti bibliografici
Abrams D. A., Mistry P. K., Baker A. E., Padmanabhan A., Menon V. (2022). A neurodevelopmental shift in reward circuitry from mother’s to nonfamilial voices in adolescence. Journal of Neuroscience, 28.
Kyung Hwa Lee, Greg J. Siegle, Ronald E. Dahl, Jill M. Hooley, Jennifer S. Silk (2015). Neural responses to maternal criticism in healthy youth. Social Cognitive and Affective Neuroscience, 10(7): 902–912.