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SOS scuola: come aiutare i figli a superare una bocciatura?

di Maura Manca, Psicologa

25 luglio 2022

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Una bocciatura è un momento molto intenso da gestire perché attiva sia nel genitore che nel figlio un insieme di emozioni, tra cui anche rabbia, delusione e frustrazione. Con questa reazione emotiva si può perdere di vista l’obiettivo più importante: aiutare i figli a fare i conti con la delusione e ripartire con la giusta motivazione e tenacia.

 

“È da mesi che non facciamo altro che parlare dello studio e della scuola, ma sento che ultimamente aveva perso anche l’ultimo briciolo di motivazione. La cosa che non accetto e mi fa più arrabbiare è sapere che è capace ma non si è impegnata abbastanza, avrebbe potuto fare di più!”

 

Bisogna fare attenzione perché spesso la bocciatura, invece di essere considerata come la mancata acquisizione di determinati obiettivi scolastici, viene vissuta come un fallimento personale. Inoltre, genitori e figli arrivano a questo periodo dell’anno già stanchi. Sono già provati dai numerosi conflitti e scontri legati al rendimento scolastico e non solo dei mesi precedenti. I ragazzi spesso non esternano le emozioni che provano, può sembrare che non siano particolarmente toccati, ma non è così. A volte è un meccanismo di difesa e può servire aiutarli a gestire ciò che provano. Quando sono a tu per tu dentro la stanza dove lavorano su sé stessi, si aprono ed esternano questi sentimenti che custodiscono dentro.

 

Oltre i risultati c’è di più!

Non si deve mai sottovalutare il vissuto di un figlio adolescente e l’importanza della presenza e dell’ascolto. Anche quando sembra che non gli importi niente di niente, e che la scuola sia l’ultimo dei loro problemi, i ragazzi sperimentano in realtà delusione, senso di inadeguatezza e a volte anche timore per il futuro.

 

“Avevo troppe materie da recuperare, mi sembrava una montagna insormontabile. Ero rimasto indietro e non riuscivo più a strare al passo. Ci ho provato, anche se la mia testa continuava a dirmi che era tutto inutile e non ce l’avrei fatta”

 

È importante, inoltre, ricordare che ognuno di loro reagisce in maniera diversa e per alcuni adolescenti può esserci bisogno di più tempo per elaborare la bocciatura.

 

Tre consigli che possono aiutare i genitori

 

– Attenzione al peso delle parole! Evitare frasi come: “Mi hai deluso”, “Come hai potuto”, perché focalizzano l’attenzione sul vissuto del genitore annullando quello del figlio. Loro, anche se non lo danno a vedere, sentono la delusione dei genitori e di aver disatteso le loro aspettative. Dire: “Sono dispiaciuto per te”, “ti comprendo” e lavorare insieme sul trovare una strategia per affrontare la situazione permette, invece, di fargli capire che il genitore si mette nei suoi panni, comprende ciò che prova e può essere una risorsa, non un peso in più da gestire. Comprendere non significa giustificare.

 

– Consapevolezza e problem solving: strategie per gestire il fallimento. È importante aiutarli a riflettere su ciò che è accaduto e cosa non ha funzionato. Per lavorare sulla consapevolezza e sugli strumenti da utilizzare per superare gli ostacoli incontrati nel percorso bisogna chiedersi “Cosa non ha permesso di essere promosso?” per poi fare una analisi onesta della situazione evitando di deresponsabilizzarsi e di dare sempre la colpa agli altri o ad altro.

 

– Attenzione alle etichette! È importante non trasmettere messaggi che fanno pensare che essere bocciati significa essere sbagliati o inadeguati. Bisogna fare attenzione a non confondere la valutazione relativa ad una specifica situazione, con il giudizio sulla persona. Frasi come “Sei sempre il solito”, “Sei incapace” diventano una vera e propria etichetta con cui i ragazzi finiscono per identificarsi, influenzando negativamente l’autostima, la motivazione e la capacità di reagire.

 

Ripartire con una nuova conoscenza e consapevolezza

 

Comprendere cosa e perché non ha funzionato permette di conoscere le potenzialità e i punti di debolezza per individuare le strategie più adatte per affrontare al meglio un nuovo anno.

L’apprendimento non è una questione prettamente cognitiva, è legato anche alla sfera emotiva e all’interesse. Se si associa la scuola e un rendimento basso a un fallimento, a una condizione negativa, ansia e paura possono interferire con l’apprendimento, con la memorizzazione, con l’attenzione e la concentrazione e rischiare di frenare o bloccare i ragazzi, fino a fargli pensare di non essere in grado di studiare o di non essere “portati” per lo studio.

Ecco perché è molto importante aiutarli a vedere quegli aspetti che possono fargli capire dei concetti base per la loro maturazione e per trasformare l’errore in un momento di verifica e crescita. È importante stabilire obiettivi concreti per l’anno successivo, individuare le priorità, i punti da rinforzare e le risorse che hanno già a loro disposizione. Alcuni ragazzi, in seguito alla bocciatura, hanno deciso di farsi aiutare nello studio, hanno cambiato metodo, sono diventati efficaci e sono riusciti a capire di non avere niente in meno degli altri compagni. Spesso diventa proprio il momento di stallo che permette di vedere chiaramente il problema e di capire che per cambiare le cose si devono modificare gli schemi applicati in passato. Non è sempre e solo una questione di volontà, a volte è anche una questione di metodo, di gestione della fatica, di organizzazione degli spazi e del tempo.

Voti e valutazioni non sono giudizi sulla persona e gli errori permettono di cambiare ciò che non funziona. Non deve prevalere l’amarezza e la delusione: è fondamentale aiutare ad elaborare l’accaduto per favorire la ripartenza.

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