IL PATTO DEL SILENZIO
La bambina Nora si trova coinvolta in un grande conflitto interiore. Il film è un'opera colma di piccoli drammi insostenibili ma illuminata dalla dolcezza dei suoi protagonisti.
di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano
Regia di Laura Wandel. 2021 con Maya Vanderbeque, Günter Duret, Karim Leklou, Laura Verlinden, Lena Girard Voss.
Titolo originale: Un monde. Genere Drammatico, – Belgio, 2021
TRAMA
Nora fa il suo ingresso alla scuola primaria. La regista, nella scena iniziale, ci mostra quanto per i bambini questo rappresenti il primo vero e proprio ingresso nel mondo (e non a casa il titolo originale del film francese è “Un monde”). Ci si deve staccare dall’abbraccio del genitore che contiene e protegge e che è base sicura per entrare in un luogo dove tutti i punti cardinali sono da ridefinire, dove non è così facile ri-trovare il nord e il sud ed orientarsi in mezzo a tante nuove situazioni, esperienze e relazioni. Nora, però, una volta lasciato l’abbraccio protettivo del suo papà ha una base sicura all’interno della nuova scuola: il fratello Abel, di qualche anno più grande con il quale lei cerca di stare nei momenti liberi dalle lezioni. Abel però è vittima di bullismo da parte di un gruppo di bambini della stessa scuola e quindi cerca di tenere la sorellina al di fuori di tutto ciò. Nora rimane colpita dall’ostinazione con cui Abel mantiene il silenzio con tutti in relazione alla sofferenza che sta vivendo e ai soprusi di cui è costantemente fatto oggetto. La sorellina vorrebbe in tutti i modi che qualche adulto intervenisse per mettere in salvo il fratello, senza però riuscirci. Da una parte infatti, l’ostinata omertà che Abel le impone (e si impone) e dall’altra l’incapacità degli adulti di mettere uno sguardo competente e capace di ripristinare l’ordine e le regole nel territorio del cortile, in cui tutto accade, lascia Abel completamente in balia della prepotenza di chi lo vittimizza. Così, succede che ad un certo punto, Abel decide di farsi giustizia da sé e di ribaltare la situazione, facendo subire ad altri bambini ciò di cui lui stesso è vittima. Il bullismo, così, essendo non affrontato e gestito in modo adeguato, si amplifica e cronicizza anche all’interno di altre e nuove relazioni. Il film a questo punto ci racconta e ci mostra il disorientamento di Nora. Lei vorrebbe fermare tutto, far andare le cose come dovrebbero andare. Ma non ha alcun potere d’azione reale in un mondo in cui sembra prevalere solo la regola del più forte. Nora ha solo il potere del suo abbraccio. Ed è per questo che dopo che il la regista ci mostra quanto lei stessa ne aveva bisogno all’inizio del film, quando stretta nelle braccia del papà provava a rallentare il più possibile l’ingresso nel “nuovo mondo”, al termine della pellicola la vediamo di nuovo abbracciata. Questa volta però è lei che, con la forza del suo abbraccio, prova a contenere la confusione e la violenza di suo fratello Abel. Lui sembra proprio essersi perso nel percorso in cui da vittima si è trasformato in bullo. Solo dentro allo sguardo e all’abbraccio implorante della sorellina, forse può tornare ad abitare le relazioni con gli altri in modo più adeguato.
CHE COSA CI INSEGNA QUESTO FILM
“Il patto del silenzio” è un film profondo e sconvolgente allo stesso tempo. Ci mostra il disorientamento di una bambina che entra in un mondo in cui la violenza rappresenta un codice di affermazione di un potere prepotente e mal-educato, in un territorio dove ogni forma di empatia e di solidarietà sembrano divenute latenti e vacanti. La scuola in cui si muove Nora è una scuola in cui si fanno molte attività interessanti (nuoto, altri sport, apprendimenti di varia natura), ma in cui il filo rosso che consente di acquisire anche una competenza emotiva e relazionale sembra essersi interrotto e non tenere in connessione più niente e nessuno. Gli adulti sono didatti e non maestri, in questa scuola. Si occupano di fare il proprio mestiere, ma lavorano in una situazione di burn out e affaticamento continuo che non permette loro di offrire disponibilità e connessione emotiva ai bambini che sono loro affidati. Vedono quello che c’è davanti ai loro occhi, ma non quello che invece accade nei corridoi, negli angoli del cortile, fuori dallo spettro della loro visuale. E non riescono nemmeno più ad afferrare quel senso di impotenza e smarrimento, di solitudine e isolamento emotivo con cui, i bambini che hanno problemi, si muovono nei corridoi e nel territorio della scuola. Nora di tutto questo è protagonista e testimone. Protagonista perché le capita spesso di trovarsi in mezzo a quei conflitti e atti di bullismo in cui viene coinvolto il fratello Abel. Testimone perché con tutto il suo essere, i suoi sguardi e le sue parole prova a raccontare – a noi che la guardiamo muoversi nello schermo – ciò che che sta succedendo e di cui gli adulti sembrano non essere consapevoli. Il film è tutto raccontato attraverso gli sguardi di una bambina: la videocamera della regista è sempre posta all’altezza degli occhi di Nora. Gli adulti appaiono quasi sempre fuori fuoco e senza volto. Soggetti presenti, ma impersonali, raccontati come impotenti nell’essere buon esempio e testimoni di come dovrebbe funzionare una relazione di supporto. La regista sembra anche volerci far comprendere che per i nostri figli “il mondo fuori” diventa specchio e riflesso di un caos e di una violenza che deriva dall’assenza sulla scena di chi dovrebbe essere responsabile del progetto educativo e dell’allenamento alla vita di chi cresce. Nessuno può crescere senza la guida e l’affetto di qualcuno che si prende cura di te. E quel grande cortile della scuola dove tutto accade e nessuno interviene per generare una buona consapevolezza di ciò che è bene e ciò che è male sembra essere il simbolo di un vuoto che lascia chi cresce in balia di un senso di impotenza e rassegnazione che possono, a loro volta, amplificare il vuoto e la violenza dell’intero sistema.
IL MESSAGGIO DEL FILM
Il bullismo avviene più frequentemente laddove l’adulto è assente oppure latente. Nel mondo in cui crescono i nostri figli, spesso la violenza e la prepotenza rappresentano mezzi veloci e automatici con cui conquistare uno spazio di potere e di controllo sugli altri. L’adulto ha una funzione educative e regolativa fondamentale: con ciò che fa, ma soprattutto con ciò che è permette di generare una cornice di regole e di far percepire un confine sano che è protettivo per tutti e sostiene il benessere di tutti. In assenza della funzione dell’adulto, caos e disordine nelle relazioni interpersonali diventano più frequenti e possibili e possono essere prodromiche dell’instaurarsi di dinamiche e fenomeni di bullismo.
LE DOMANDE DA PORSI ALLA FINE DEL FILM
– Che cosa vi colpisce del modo in cui Nora prende consapevolezza del fenomeno del bullismo nella vita di Abel e, più in generale, nel cortile della scuola?
– Perché Abel vuole mantenere un silenzio assoluto con gli adulti rispetto alla vittimizzazione di cui è fatto oggetto?
– Che cosa spinge Abel a diventare egli stesso un bullo?
– Che funzione concreta e simbolica ha il gesto dell’abbraccio in questo film?