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IO CAPITANO

Il film racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l'Europa. Un'Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

5 ottobre 2023

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Regia di Matteo Garrone. 2023 con Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo, Hichem Yacoubi, Doodou Sagna. Genere Drammatico, – Italia, Belgio, 2023, durata 121 minuti.

TRAMA

Seydou e Moussa sono due cugini adolescenti senegalesi. La loro vita a Dakkar si muove sospesa tra la sicurezza che viene offerta da un nucleo famigliare numeroso, vivace e coeso e l’incertezza presente nel vuoto di futuro e prospettive che li aspetta nel medio e lungo termine. I due ragazzi sono affamati di vita e sognano di emigrare in Europa per conquistare un posto nel mondo, quello che nel loro Paese di origine non avranno mai. C’è un precedente, però, nella vita di Seydou: anche suo padre ha tentato senza successo di emigrare verso la “terra promessa”, ma ha perso la vita. Per questo la madre di Seydou, quando scopre che il sogno del figlio è quello di ripercorrere l’esperienza paterna, si sente crollare il mondo addosso tanto da imporgli la promessa che non lo farà mai. Ma Seydou e Moussa sono come due “mustang” proiettati verso il futuro: difficile mettere loro le briglie. Hanno infatti da tempo progettato la loro partenza, per la quale ogni giorno fanno lavori che permettono loro di accumulare il danaro necessario per la traversata. Dopo averci presentato la vita dei due ragazzi nel loro “qui ed ora” senegalese, il film ci racconta la loro vicenda di migrazione. Che cosa accade a due adolescenti non accompagnati che entrano nel meccanismo di chi promette di far giungere in Europa un africano senza documenti e permessi di soggiorno? Il film ci racconta la durezza del percorso migratorio, la sofferenza e gli abusi di coloro che decidono di intraprenderlo pur sapendo che rappresenta un salto nel vuoto e un’impresa a rischio di vita. Soprattutto il film ci racconta il contrasto tra la purezza dei sogni di due adolescenti e la crudeltà di un mondo adulto che intorno a quei sogni costruisce crimini e affari, senza alcuna cura e sensibilità. Seydou e Moussa sembrano due Pinocchio contemporanei che sulla strada verso l’adultità incontrano personaggi che hanno il profilo dei vari “Lucignolo” e “Gatto e Volpe” di turno. Personaggi pronti a sfruttare l’ingenuità e il modo goffo e maldestro con cui due minori cercano la speranza di un futuro migliore e fanno di tutto per perseguirla.

 

COSA CI INSEGNA QUESTO FILM

Questo film è una narrazione violenta e commovente al tempo stesso della migrazione e della storia di tutte quelle persone che attraversano il Mar Mediterraneo, divenendo attori e protagonisti di una tragedia contemporanea che non riguarda questa o quella nazione ma il mondo globale. Il regista documenta, mostra e dimostra usando soprattutto i primi piani dei volti degli attori. Le parole fanno da sottofondo a volti travolti dal dolore, dall’incapacità di comprendere quanto enorme possa essere la crudeltà del mondo adulto. Quando Seydou diventa il capitano di un barcone su cui viaggiano decine di persone, il regista ci fa salire su quel barcone. Ne percepiamo ogni movimento, sentiamo la paura e il terrore di non farcela di chi si trova a bordo. Capiamo l’assurdità di leggi internazionali che nel bisogno di tutelare il diritto degli Europei, abbandonano al destino e ad una morte probabile le vite di migranti disperati. Sentiamo, dentro questo film, tutta la bellezza e la forza della vita ma anche tutto il dolore di quella parte del mondo che non ha accesso ad una vita degna di questo nome. Il film non ha nulla di didattico perché scrive negli sguardi e nella carne dei protagonisti l’unica verità che arriva allo spettatore e che è ben riassunta nel titolo di un libro di Primo Levi: “se questo è un uomo”. Seydoy e Moussa danno volto e corpo ad una storia di martirio e di ingiustizia, bonificata dalla forza della vita e dalla capacità di non smettere mai di avere speranza in un futuro migliore, dimensione che l’adolescenza dovrebbe sempre portare con sé e che sempre dovrebbe esserci nella vita di chi sta crescendo e in quella di chi gli vive a fianco. Il regista ci chiede di cambiare la prospettiva con cui oggi il mondo affronta il tema della migrazione. Lo fa facendoci entrare in una di queste storie e facendoci percepire tutto il desiderio, tutta l’ingiustizia e tutto il dolore da cui sono connotate.

 

IL MESSAGGIO DEL FILM

 

Guardando questo film viene in mente il detto evangelico “Se non ritornerete come bambini”. E’ Seydou a salvare un intero barcone. E’ un ragazzo a mettere in salvo decine di vite. Laddove non ci sono riusciti (non hanno voluto? Non hanno potuto?) i grandi della terra e/o le ONG, un adolescente compie una missione di salvezza. Lui ha a cuore la vita, non solo la sua, quella di tutti. E’ da qui che si deve partire se vogliamo fondare un mondo nuovo.

 

LE DOMANDE DA PORSI ALLA FINE DEL FILM

 

Seydou e Moussa portano sulla scena il bisogno di sogno e di progetto che contraddistingue l’adolescenza. Il loro coraggio contrasta con l’apatia e il ritiro sociale di molti adolescenti occidentali. Come la storia di Seydou e Moussa potrebbe essere di ispirazione e di insegnamento per i nostri figli e figlie?

 

Il tema della migrazione è divisivo e controverso. La visione che ne fornisce questo film ha una potenza umana che va al di là di ogni posizione politica al riguardo. Che messaggio manderesti ai grandi della terra che si occupano d questo tema, alla luce di ciò che hai visto nel film?

 

Il film mostra gli abusi e le torture, i crimini e le ingiustizie di cui sono vittime coloro che sognano di attraversare il mediterraneo. “Se questo è un uomo” diceva Primo levi, in relazione agli ebrei nei campi di concentramento. Appunto: se questo è un uomo. Cosa ti ispirano queste quattro parole in relazione alle vicende mostrate dal film?

 

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