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AMORI ELEMENTARI

Matilda, Tobia, Katerina e Aleksej sono quattro bambini di dieci anni che frequentano la stessa polisportiva di hockey e pattinaggio artistico in un paesino delle Dolomiti. Fra simpatie, dispetti e amicizie reali e immaginarie i ragazzi sperimentano le prime gioie e i primi tormenti legati all'amore.

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

17 novembre 2023

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Regia di Sergio Basso. Un film con Nicola Nocella, Edoardo Pesce, Camilla Filippi, Andrea Pittorino, Cristiana Capotondi. Genere Commedia, – Italia, Russia, 2014, durata 98 minuti

Trama

Che cosa accade a ragazzi e ragazze che alle soglie della preadolescenza, vivono i primi sentimenti di attrazione, affetto e amore nei confronti di un loro compagno o compagna? Come la scoperta dell’amore entra nelle loro vite, con i primi battiti del cuore, le prime ansie e paure, il desiderio e al tempo stesso la paura di mettersi in gioco in qualcosa che non è più un’amicizia e non è ancora una vera e propria storia d’amore?

Amori elementari è un film che prova a dare risposta a tutte queste domande. Lo fa seguendo le vicende di un gruppo di bambini quasi ragazzi, sospesi tra infanzia e preadolescenza che abitano in un paesino delle Dolomiti e che, nella loro piccola comunità, frequentano la medesima scuola e il palaghiaccio dove si allenano a hockey su ghiaccio e pattinaggio artistico.

C’è Matilde che ama Tobia da sempre, anche se lui ha perso la testa e il cuore per Agata, appena arrivata nel loro paesino con un bel po’ di insicurezze ed emozioni impazzite, dopo che in casa è nato un fratellino e i genitori non sanno come rimanere in contatto con lei, così presi come sono dal nuovo nato. E poi ci sono anche Katerine e Aleksey entrambi di origine russa, lei adottata e lui figlio di genitori trasferitisi da qualche anno. C’è anche Ajit, figlio di una coppia di indiani immigrati, innamorato di Matilde, segreto che può rivelare solo al suo amico immaginario.

E’ da queste premesse e relazioni che il film prende il suo avvio e mescola in una trama semplice e divertente tante differenti componenti, con l’esplorazione di molti temi pregnanti per chi entra in preadolescenza: le relazioni con i genitori, il disagio di crescere in una famiglia disfunzionale, il bullismo, il bisogno di sentirsi capaci, la passione per lo sport, il gusto per l’avventura, la genitorialità adottiva.

Le loro vicende sentimentali e personali subiscono una brusca accelerata, quando questi ragazzi riescono ad ottenere l’iscrizione della propria squadra di hockey ad un torneo internazionale che si tiene a Mosca.  Il viaggio all’estero rappresenta un’occasione per fare scoperte e aiutare una ragazza del gruppo a trovare un fidanzatino virtuale conosciuto online, partecipando ad un torneo di scacchi. E’ il pretesto per vederli in azione in un mondo inesplorato abitato da regole e abitudini totalmente inediti, spinti dal desiderio di nuovo, desiderosi di fare squadra non solo nello sport, ma anche nella vita, seppure ancora così ingenui e maldestri. Il loro piano di fuga infatti non viene svelato agli adulti e quindi i fuggitivi si trovano nella posizione di essere minori dispersi in una nazione straniera di cui non sanno nulla. Li vediamo perciò salire su treni senza avere il biglietto e poi fuggire per non incappare nelle sanzioni del controllore, per trovarsi in mezzo al niente, senza orientamento e direzione. Ma come tutte le storie, anche questa avrà un lieto fine.

 

CHE COSA CI INSEGNA QUESTO FILM

Amori elementari è un film davvero fresco e originale. Girato nel 2014, vale la pena essere recuperato oggi, in un tempo in cui tutto ciò che vediamo accadere nella vita dei nostri preadolescenti è stato accelerato e trasferito all’interno della vita online. In questo film, i ragazzi mostrano ancora una grande capacità di costruire relazioni, provare emozioni, rivelarsi empatici e cooperativi verso i bisogni di un compagno, raccontandoci come dovrebbe essere questo tempo della crescita e perché noi adulti dovremmo garantire a chi sta uscendo dall’infanzia la possibilità di vivere momenti di gioco, gruppo, sport e aggregazione nella vita reale. Il regista ha la straordinaria capacità di mettere in scena la fine dell’infanzia per quello che esattamente dovrebbe essere: un tempo ingenuo e desiderante, in cui le emozioni vanno a mille e ciò che c’è fuori dalla porta di casa rappresenta un’attrazione difficile da addomesticare. Ben diverso quindi da ciò che sta accadendo alle nuove generazioni oggi, sempre più ripiegate su se stesse, in un isolamento virtuale che le vede trascorrere parte del tempo libero nella propria stanza alla scoperta della virtualità.

Il film ci mostra quel passaggio in cui non si è più bambini ma ancora si sta con un piede sospeso nel territorio dell’infanzia. E’ un film che parla perfettamente la lingua dei quasi preadolescenti e che, seppur presentando un mondo che sembra non esistere più, perfettamente in grado di uncinare l’attenzione e il divertimento dei preadolescenti di oggi perché racconta in modo perfetto i compiti evolutivi fase- specifici con cui tutti loro si stanno confrontando.

E’ anche un film che oggi ha una peculiarità che non può lasciarci indifferenti, perché ci mostra un gruppo di Italiani che entra in Russia per un’esperienza sportiva e che si muove all’interno di una nazione che oggi è diventata off limits per tutte le limitazioni conseguenti allo scoppio della guerra. Anche per questo motivo, questo film sembra riportarci ad un tempo che così come viene portato sullo schermo, sembra appartenere ad un’altra era geologica, ma che di fatto rappresenta una realtà di pochissimi anni fa. Impossibile negare quel senso di tenerezza e nostalgia che le vicende di questi ragazzini mettono in scena: sembrano appartenere ad un altro mondo e ad un altro tempo. Invece sono i nostri figli di soli dieci anni fa.

 

IL MESSAGGIO DEL FILM

Il passaggio da infanzia a preadolescenza è un tempo di scoperta e bellezza, di incompiutezza e di fragilità. C’è tutto e il contrario di tutto in questo tempo della crescita e c’è anche la scoperta della bellezza dell’altro/a. non più solo amico, non ancora grande amore, all’ingresso in preadolescenza ci si sente spinti dal bisogno di non bastare più a se stessi, di doversi completare nell’incontro con il proprio gruppo di amici, all’interno del quale si comincia a sognare e desiderare l’incontro con una persona speciale. E’ un tempo di cotte e infatuazioni, di cuori che battono e di sogni sperati che si mescolano con desideri infranti. Sostenere la crescita in preadolescenza significa rendere possibile tutto questo. Questo è un diritto per chi cresce e un dovere – oltre che una responsabilità educativa – per il mondo adulto.

LE DOMANDE DA PORSI AL TERMINE DEL FILM

Che cosa è successo al percorso di crescita di chi si sposta dall’infanzia alla preadolescenza negli ultimi dieci anni?

Perché le storie dei preadolescenti del film ci riempiono di bellezza e di nostalgia al tempo stesso?

Che cosa differenzia le loro vicende quotidiane e il loro modo di “stare al mondo” dalle esperienze dei nostri figli di oggi?

Che impatto ha l’assenza delle tecnologie nella vita dei giovani protagonisti di questo film?

In che modo potreste usare questo film in un percorso di educazione emotiva e affettiva per bambini e preadolescenti?

 

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