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Medicina complementare: molti campi di applicazione, ma serve più informazione

di Maurizio Tucci , Presidente Laboratorio Adolescenza

17 novembre 2023

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Medicina naturale, medicina olistica, terapie complementari… se ne parla da sempre e da sempre ci si divide, come spesso capita, tra sostenitori sfegatati e detrattori a oltranza.

Al netto dei “fanatismi” – mai salutari – la via giusta è sempre quella che porta a valutare contesto e situazioni senza preconcetti e a operare scelte che non necessariamente devono considerarsi alternative, ma che possono essere – appunto – complementari.

Non è un caso se oggi che anche le più importanti società scientifiche (dalla Società Italiana di Pediatria alla Federazione Italiana Medici Pediatri) hanno gruppi di studio e di lavoro che si occupano delle medicine complementari e che valutano se, come e quando il farvi ricorso possa essere efficace anche per i bambini e gli adolescenti.

Ad esempio, prodotti fitoterapici e nutraceutici – che ovviamente non possono essere utilizzati in modo generalizzato per tutte le patologie – risultano particolarmente efficaci per combattere le infiammazioni delle alte vie respiratorie, il riequilibrio della flora batterica intestinale, un difficile risposo notturno, ma soprattutto – aspetto particolarmente importante proprio in età adolescenziale – stati di ansia o primi sintomi depressivi.

E qui ci colleghiamo subito ai risultati dell’edizione 2023 dell’indagine annuale sugli stili di vita degli adolescenti, realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD su un campione nazionale rappresentativo di 3500 adolescenti tra i 12 e i 19 anni.

Il 64% degli adolescenti intervistati (l’80,1% delle ragazze) afferma di sentirsi (spesso o qualche volta) triste senza comprenderne il motivo. Per il 35% i momenti di tristezza sono aumentati rispetto al recente passato e per un ulteriore 15% sono diventati più altalenanti. Naturalmente – e fortunatamente – questi numeri non indicano casi conclamati di depressione, ma le percentuali indicate, quasi raddoppiate rispetto a 10-15 anni fa, indicano evidentemente uno stato di malessere che non possiamo sottovalutare e trascurare, e che va in qualche modo preso in carico e trattato.

Ma quando si parla di disagio psicologico pensare ad un supporto farmacologico risveglia stigmi e paure mai sopiti, per cui è spesso di difficile accettazione da parte dei diretti interessati e delle famiglie. Ecco che allora, se serve, una prima risposta attraverso il ricorso a rimedi fitoterapici – la cui ricerca scientifica negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante – e totalmente naturali potrebbe essere la scelta giusta – sempre sotto controllo medico – per aumentare la compliance ed affrontare adeguatamente il problema.

Per rimanere in tema di disagio psicologico, ad esempio, è oggi dimostrato da numerosi autorevoli studi che un prodotto naturale come lo zafferano contiene due molecole ad azione psicotropa (crocina e safranale) che agiscono con grande efficacia sulle popolazioni neuronali che hanno un ruolo chiave nei disturbi d’ansia e del tono dell’umore.

 

 

 

Seguire sempre le indicazioni del medico

Fitoterapici e nutraceutici non sono classificati come farmaci per cui, per acquistarli, al momento, non è necessaria la ricetta medica, e la loro vendita non è limitata alle farmacie. Li possiamo infatti trovare in parafarmacie, erboristerie ed anche negli scaffali della grande distribuzione.

Il fatto che non si tratta di farmaci ha peraltro un rovescio della medaglia: consente un ciclo produttivo meno controllato, per cui non si può avere la stessa garanzia di qualità che ritroviamo nei farmaci. E, seppure sia estremamente raro che un nutraceutico, sia pure di bassa qualità, possa risultare dannoso per la salute, è frequentissimo che possa essere del tutto inefficace.

Per cercare di orientarsi è quindi opportuno fare attenzione ad alcuni aspetti importanti che si possono trovare nelle descrizioni del prodotto, solitamente riportate sulla confezione (non essendo farmaci, il “bugiardino” non c’è):

  • buona garanzia di qualità è che il principio attivo utilizzato sia “registrato” (ovvero che compaia il marchietto ®);
  • è importante capire quale sia l’effettiva “concentrazione” o “titolazione” del principio attivo, ma questo è un accorgimento utile a condizione che si sappia quale sia la concentrazione “giusta”;
  • il prezzo può essere un indicatore significativo: un prodotto proposto ad un prezzo molto basso rispetto alla media può non essere un prodotto di qualità, perché produrre fitoterapici o nutraceutici eccellenti ha dei costi non indifferenti. Proprio perché la filiera produttiva è meno controllata rispetto a quanto avviene per i farmaci, la qualità è molto legata alla serietà ed affidabilità del produttore.

Comunque è sempre meglio evitare il “fai da te”: anche una lettura attenta delle descrizioni e l’affidabilità del produttore possono non bastare per un acquisto consapevole, per cui è sempre meglio consultare il proprio medico e acquistare i prodotti indicati da lui/lei.

 

Serve maggiore informazione

Se la medicina complementare può rappresentare sempre di più un importante supporto nel trattamento di alcuni disturbi, sarebbe parallelamente utile che crescesse – riguardo ad essa – una corretta informazione. Oggi ce n’è poca, e ne è prova evidente il fatto che spesso vengano associate – impropriamente – fitoterapia e omeopatia, in quanto entrambe legate al concetto di medicine “naturali” e non di origine “sintetica” come la maggior parte dei farmaci tradizionali.

In realtà fitoterapia e omeopatia si basano su principi diversissimi, addirittura opposti: la fitoterapia utilizza, nella cura delle varie patologie, estratti di piante ad alto dosaggio (come nei farmaci convenzionali), mentre l’omeopatia si serve di varie sostanze (di origine vegetale, animale e minerale) in dosi infinitesimali che vengono diluite e dinamizzate.

Le due strategie sono anche “filosoficamente” opposte. Secondo l’omeopatia per curare una patologia si deve intervenire con “rimedi” simili al sintomo, mentre la fitoterapia – in piena sintonia con la medicina tradizionale – si basa sull’utilizzo di “rimedi” opposti al sintomo.

E gli adolescenti ne sanno qualcosa? Solo poco più del 15% (dati Laboratorio Adolescenza – IARD) afferma di aver preso, almeno una volta, un medicinale omeopatico, e meno del 12% un medicinale fitoterapico. Il 15% afferma di non ricordare (percentuale simile per entrambi i rimedi) ma, soprattutto, il 47% e il 43% non sa cosa siano, rispettivamente, i medicinali fitoterapici e quelli omeopatici.

Ancora una volta (lo vediamo molto chiaramente anche quando si parla di vaccinazioni) emerge quanto gli adolescenti siano distanti, anche alla soglia della maggiore età (le percentuali cambiano di pochissimo tra scuole medie inferiori e superiori) dall’acquisire e fare proprie informazioni che riguardano la propria salute e il modo di difenderla. Ed è proprio in questa refrattarietà che dovremmo riuscire a far breccia con una comunicazione pensata e finalizzata per loro.

 

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