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E il cielo è sempre… meno blu

di Maurizio Tucci , Presidente Laboratorio Adolescenza

11 luglio 2023

924 Views

In una età che dovrebbe essere tutta protesa al futuro, il 52,4% degli adolescenti (58% delle ragazze) lo vede incerto e preoccupante.

 

 

 

Sarà la causa o l’effetto di questa visione certamente non ottimistica del futuro – non si sa – ma certo è che il 64% (80,1% delle ragazze) si sente (spesso o qualche volta) triste. Per il 35% i momenti di tristezza sono aumentati rispetto al passato e per un ulteriore 15% sono diventati più altalenanti. In aumento anche, rispetto al passato, la percentuale di adolescenti che conosce coetanei (amici e/o compagni) che compiono atti di autolesionismo (38,2% vs 31,8%). [per ragioni di privacy non è stata posta la domanda diretta].

 

I dati provengono dall’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia – edizione 2023 – realizzata annualmente da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD, su un campione nazionale rappresentativo di 5670 studenti tra i 13 e i 19 anni.

 

La vita sui social

 

Sul fronte della percezione del sé, il 40,3% (51% delle ragazze) non è soddisfatto del proprio aspetto fisico e l’insoddisfazione aumenta all’aumentare dell’età. Un dato sostanzialmente stabile nel tempo, ma cambia, rispetto al passato, il fatto che a “dettare le regole” per decidere se piacersi o meno sono gli amici (lo afferma il 47%), ma soprattutto influencer, fashion blogger, pubblicità, moda, che condizionano oltre il 72% dei giovanissimi. Ed è anche interessante osservare che, mentre tradizionalmente sono sempre state le ragazze a subire maggiormente l’effetto di giudizi e modelli esterni, ad influencer & C è sensibile anche un’ampia maggioranza di maschi (62%).

 

D’altra parte, come meravigliarsi, se uno spazio e un tempo sempre maggiore della vita degli adolescenti si è riversato sul web e, in particolare, sui social?

 

A farla da padroni sono Instagram, TikTok e YouTube, attraverso i quali gli adolescenti non cercano solo svago ed intrattenimento, ma che sono diventati – per loro – anche le principali fonti di informazione e – lo abbiamo appena detto – gli ambienti in cui si costruiscono i modelli di riferimento. Facebook sta progressivamente sparendo dai radar adolescenziali, mentre preoccupa molto la crescita di OnlyFans (una sorta di TikTok senza censure) dove è possibile postare e vedere (a pagamento) contenuti ad esplicito riferimento sessuale. Lo frequenta abitualmente il 7,5% dei nostri teenagers (12,5% dei maschi), mentre nel 2020 la percentuale era sotto l’1%.

 

 

 

 

Quali di questi social network e sistemi di messaggistica utilizzi?

% Totale Femmine Maschi Scuole medie Scuole superiori 2020
Whatsapp 98,8 98,6 97,9 97,1 98,5 98,7
You Tube 88,7 85,8 91,4 88,5 88,8
Instagram 83,9 87,8 80,3 68,8 90,3 92,9
Tik Tok 73,3 79,0 68,0 69,6 74,8 28,7
Pinterest 52,4 75,0 31,6 48,5 54,1 24,9
Telegram 44,9 29,7 58,9 33,4 49,7 36,4
SnapChat 36,6 44,4 29,3 42,2 34,2 28,8
Twitter 22,2 19,0 25,2 16,7 24,6 13,1
Facebook 17,5 14,4 20,3 13,6 19,1 33,8
Skype 16,5 15,4 17,5 20,3 14,9 5,2
FB messenger 7,7 6,2 9,1 7,3 7,9 21,6
OF OnlyFan 7,5 1,8 12,7 6,6 7,9 0,4
Linkedin 4,6 2,9 6,1 4,4 4,7 1,5
WeChat 3,2 2,5 3,9 3,6 3,1 1,5
Ask fm 1,7 1,0 2,3 1,4 1,9 3,6
This Crush 1,7 1,2 2,1 1,7 1,7 11,3

 

 

Follower & Influencer, due facce della stessa preoccupante medaglia

 

E come non legare questi dati con la recente tragedia di Casal Palocco dove un gruppo di scellerati Youtuber – The borderline (nome che è già tutto un programma) – intenti a filmare bravate automobilistiche a beneficio del loro altrettanto scellerato pubblico hanno causato un incidente in cui è morto un bambino?

 

Ma al di là anche della tragedia, uno degli aspetti che sconcerta di più è che nei giorni subito successivi all’accaduto, prima che il “gruppo” chiudesse i battenti (penso più per opportunità processuale che per presa consapevolezza dell’orrore generato), i follower del o degli omicidi  (si vedrà con che dose di colposità) sono quasi raddoppiati. Curiosità? Voyeurismo? Amministrazione, nonostante tutto, e magari desiderio di emularli? Pensiamo solo alle tante altre tragedie generate da “bravate” casalinghe indotte dal tam tam social che sfida a “superarsi” attraverso pratiche e atti demenziali.

Quale che sia la ragione, quell’aumento è una chiara dimostrazione di quanto possa essere insano il rapporto influencer-follower che i social stanno generando. Perché anche senza arrivare ad eventi estremi è proprio il “meccanismo” sotteso a questo rapporto che è pericoloso a prescindere.

Gli adolescenti – potremmo dire per “costituzione” – imitano, perché fa parte del naturale processo di crescita lo specchiarsi nell’altro da sé per costruire il sé. Ma una cosa è avere dei modelli di riferimento reali e in qualche modo valutabili “a tutto tondo”, altro è riferirsi a personaggi costruiti e “filtrati” (anche dal punto di vista estetico) ad uso dei social.

In più, l’inevitabile volatilità del rapporto costruito sul web – tutto può sparire da un momento all’atro, come anche The Borderline (per fortuna) sono spariti – rende ancora più fragili e insicuri. Tutti. I follower che possono perdere il loro modello di riferimento, ma anche gli influencer che possono da un momento all’atro perdere il loro volubile pubblico e proprio per questo sono costretti ad alzare costantemente l’asticella delle loro “prestazioni” per rimanere popolari.

Non dobbiamo quindi fare l’errore – in questo triste panorama – di dividere così nettamente vittime e carnefici, perché, come nel bullismo, il confine è molto più sfumato. I follower sono schiavi dei propri influencer, che “dettano le condizioni”, come gli influencer sono schiavi dei loro follower che ne decretano successo o oblio.

La prevenzione passa anche da qui

Se questo è il desolante panorama che la cronaca e i risultati dell’indagine Laboratorio Adolescenza–IARD ci descrivono, dovremmo però chiederci: questa inquietante deriva è davvero tutta colpa dei Social o è colpa del vuoto che abbiamo creato intorno agli adolescenti lasciandoli soli davanti a questi falsi profeti? Quali modelli alternativi – e possibilmente sani – riusciamo a dare loro? La famiglia? La società? La politica?

Forse prima di puntare il dito su qualcosa o qualcuno dovremmo farci un bell’esame di coscienza collettivo. E proprio la famiglia dovrebbe iniziare a chiedersi se sta facendo tutto per aiutare i figli in questo delicato momento della loro vita. Il che non significa – sia ben chiaro – divieti e requisizione dello smartphone del quale non ci libereremo più (adolescenti e adulti), ma assicurare ai propri figli presenza e supporto.

Su Family Health si parla molto di prevenzione della salute e la prevenzione è anche questo.

 

Family Health si impegna a diffondere la cultura della prevenzione consapevoli che il primo passo per il proprio benessere è pensare alla salute.

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