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MIA

In una famiglia semplice e felice entra violentemente un ragazzo, un manipolatore, che stravolge la vita di una quindicenne meravigliosa, rendendola un incubo. Quando la ragazza, aiutata dal padre, riesce ad allontanarsi e ricominciare a vivere, il ragazzo decide di distruggerla. Al padre rimane solo una cosa: la vendetta.

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

25 settembre 2023

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Regia di Ivano De Matteo. 2023 con Greta Gasbarri, Edoardo Leo, Milena Mancini, Riccardo Mandolini, Alessia Manicastri. Genere Drammatico, – Italia, 2023, durata 108 minuti

Mia è una adolescente come tantissime altre. E’ figlia unica di due genitori che le vogliono molto bene e hanno cura della sua crescita. Ha un’amica del cuore e un gruppo di amici. Un giorno conosce un ragazzo più grande di lei che ha il profilo del “bello e dannato”. Se ne innamora all’istante. Nasce così una storia d’amore tra i due che all’inizio sembra il trionfo del romanticismo ma che in breve tempo si trasforma in una vera e propria gabbia dalla quale Mia sembra incapace di fuggire. La relazione infatti è profondamente manipolatoria e disfunzionale. Mia si trova a dover adempiere alle aspettative di un ragazzo che mette in gioco dinamiche controllanti ed abusanti. Così Mia si trova incapace di capire come muoversi dentro una storia che avrebbe dovuto mettere bellezza e felicità dentro la sua vita e invece porta dolore, ansia e profonda insoddisfazione. C’è un’ambivalenza incredibile nel legame che tiene Mia ancorata al suo ragazzo: da una parte ci sono momenti di tenerezza e di profonda connessione ed intimità, ma poi tutto si trasforma. Mia, come dice il suo nome, è costretta ad aderire al copione e alle aspettative di un fidanzato che, dicendole di amarla, in realtà la trasforma nella propria bambola fino ad avere controllo totale su di lei, anche in termini sessuali. Mentre questo accade, la famiglia di Mia si trova sempre più incapace di comprendere come supportare la figlia. I genitori, da una parte si rendono conto che l’amore della figlia ha molti tratti disfunzionali che la portano a soffrire invece che a gioire. Del resto, però, la figlia tiene nascosto la verità ai suoi genitori, pretendendo da loro rispetto per il proprio diritto ad autodeterminarsi e non rivelando tutto ciò che sta vivendo e subendo. La seconda parte del film presenta un’evoluzione drammatica e tragica. Perché, dopo che Mia è riuscita a liberarsi dalla relazione abusante con il suo ex ragazzo, quest’ultimo mette in piedi una vendetta basata sulla diffusione di momenti di intimità sessuale condivisi dai due. I video circolanti nei gruppi social frequentati dagli amici della ragazza, la fanno sentire vulnerabile ed esposta fino ad un drammatico epilogo. Da qui in poi, il film si concentra sull’ossessione del padre di Mia che si vive come un genitore che non ha saputo proteggere la propria figlia e che non riesce a bloccare il pensiero della vendetta, come unica via d’uscita al proprio dolore e alla propria percepita impotenza.

COSA CI INSEGNA QUESTO FILM

“Mia” è un film molto duro che mostra le cose come sono, senza alcun mascheramento. Ci fa vedere quanta fragilità e quanta vulnerabilità possa esserci nel percorso di crescita dei nostri figli e figlie. Ci racconta come la velocità con cui si entra nelle storie amorose oggi e la relativa incompetenza a gestirne la complessità emotiva e relazionale possa portare a vivere situazioni di rischio, amplificate dalle possibilità offerte dall’online. Ciò che prima veniva chiamato revenge porn, e che oggi invece dovremmo imparare a chiamare “diffusione non consensuale di immagini intime” – e che rappresenta un vero e proprio reato sancito dalla legge – è sempre più frequentemente utilizzato come strumento di umiliazione e attacco ad un partner affettivo che decide di troncare una relazione disfunzionale. Il film rappresenta un’ottima narrazione per parlare con adolescenti di relazioni tossiche, di manipolazione e controllo nella vita intima e privata. Fornisce molti spunti per fare prevenzione della violenza di genere e aiuta i genitori a prendere consapevolezza dei nuovi rischi a cui sono esposti figli e figlie nei loro percorsi di crescita in cui vita reale e vita virtuale si contaminano continuamente. Non è un film che deve produrre spavento (pur generando una certa ansia in noi genitori), ma al contrario la perturbazione che provoca allo spettatore deve servire ad aprire confronto e dialogo sia tra gli adulti che tra gli adolescenti e se possibile aprire anche un fronte di confronto intergenerazionale. Infine, l’ottimo lavoro di approfondimento del percorso emotivo del padre della giovane protagonista fino all’evento finale può rappresentare un ottimo spunto all’interno di percorsi di educazione alla genitorialità rivolti ai padri.

IL MESSAGGIO DEL FILM

Non può esserci amore quando c’è controllo e manipolazione. E l’amore non può mai essere uno spazio della vita in cui ci si sente persi e dislocati a se stessi. Perché se così accade, l’unica cosa certa è che non si tratta di amore.

LE DOMANDE DA PORSI AL TERMINE DEL FILM

–      Come valutate il modo con cui madre e padre accompagnano la storia proposta dal film nelle diverse fasi e vicende? Come avreste reagito e come vi sareste comportati voi se fose stati al posto dei due genitori?

–      Che genere di educazione affettiva e sentimentale avete promosso in famiglia?

–      Quali indicatori di rischio potrebbero far capire ad un genitore che la storia d’amore di un proprio figlio è disfunzionale e tossica, in base a ciò che viene raccontato e proposto in questo film?

–      Come valutate il comportamento del padre dopo il gesto autolesivo della propria figlia? Che cosa vi colpisce, in modo particolare, delle cose che decide di fare?

–      Che significato date al continuo vedere i video della propria figlia bambina, da parte del padre?

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