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Sempre più arrabbiati. I social stanno davvero diventando un campo di battaglia e uno sfogatoio?

di Maura Manca, Psicologa

22 agosto 2022

1026 Views

In rete ci si imbatte spessissimo in un linguaggio provocatorio, violento, fatto di messaggi offensivi e di odio. Sembra non si aspetti altro che entrare nel proprio “sfogatoio online” per imporre il proprio pensiero, la propria voce e il proprio “sapere”: la libertà di esprimersi viene spesso travisata nella possibilità di scaricare sull’altro i propri stati interni e i propri pensieri senza filtri, dimenticandosi che dietro l’immagine di un profilo c’è una persona e che le parole sono reali. Purtroppo, non siamo abituati al confronto, alla tolleranza e al rispetto.

Gli haters sono in forte crescita anche tra gli adolescenti: secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza oltre 2 ragazzi su 10, tra i 14 e i 19 anni, di cui il 53% sono maschi, commentano intenzionalmente in modo negativo e aggressivo foto, video, immagini, con lo scopo di offendere l’altro.

 

Equivoci a portata di click

Partiamo da un presupposto di base: ogni volta che ci addentriamo nella rete, siamo tempestati da ogni tipo di contenuto e da una tendenza all’estremizzazione che inevitabilmente genera frustrazione, insoddisfazione e rabbia. Inoltre, il confronto con gli abitanti del web non è il confronto con il vicino di casa o con gli amici più stretti, è un confronto con un numero rilevante di persone che amplifica lo stimolo e la sensazione di inadeguatezza di tanti adulti e adolescenti. Nelle piattaforme online è tutto troppo veloce. Questa accelerazione va ad intaccare la capacità di pensare in maniera critica e la capacità attentiva. Leggere senza attenzione, focalizzarsi sulle prime parole o impressioni, leggere quello che si vuole leggere (bias di conferma), innalzano notevolmente la probabilità di fraintendimento. La rapidità, l’assenza della attesa e il doversi quasi imporre sull’altro sono altri aspetti sottostanti queste dinamiche. Sembra ci sia una competitività estrema su tutto, una ricerca della propria ragione, un’assenza di flessibilità mentale che incrementa il livello di tensione di fondo e abbassa notevolmente quello di tolleranza. Si cercano profili e post che confermano le proprie tesi e si attacca chi non è in linea con i propri pensieri, ideologie e convinzioni. Sta diventando un continuo schierarsi.

In questo modo ci si dimentica di un concetto molto importante, che dovrebbe essere alla base della tolleranza: non esiste una realtà oggettiva, esiste una realtà soggettiva, che non è assoluta.

Scienza e cervello: quali meccanismi scattano?

Secondo un recente studio pubblicato nella rivista Science Advances (Brady et al., 2021), i social network portano le persone a tirar fuori nel tempo una maggiore rabbia e frustrazione. Infatti, nelle piattaforme online le reazioni violente e cariche di odio ottengono un maggior numero di like e condivisioni, suscitano molte più interazioni e hanno un potere attrattivo molto forte.

Tutto questo attiva nel cervello una sensazione di forte gratificazione e di appagamento immediato che vanno a stimolare specifiche aree cerebrali e il rilascio di dopamina e altri neurotrasmettitori che fanno sperimentare la piacevolezza e la sensazione di essere ricompensati. Inoltre, se pensiamo in modo specifico agli adolescenti, bisogna tener conto del fatto che in questa fase evolutiva la corteccia prefrontale non ha raggiunto il suo pieno sviluppo. Questa parte del cervello è quell’area deputata prettamente alle funzioni esecutive e di controllo come prendere decisioni, valutare le conseguenze delle proprie azioni e bloccare i comportamenti inappropriati. Al contrario, le aree emotive del cervello, a causa delle numerose trasformazioni in atto, sono molto più attive, meno gestibili e possono portare i ragazzi ad agire in modo più impulsivo. Per questo gli adulti devono lavorare tantissimo sull’aiutarli a pensare in maniera più pertinente e bilanciare questo sbilanciamento dovuto allo sviluppo. Loro tendono maggiormente ad agire piuttosto che a pensare e anche in rete, quindi, si è portati a commentare senza pensare dimenticandosi troppe volte che dietro uno schermo, un’immagine o un profilo c’è una persona e che le parole possono essere taglienti come lame.

 

Riferimenti Bibliografici

Brady W. J., McLoughlin K., Doan T. N., Crockett, M. J. (2021). How social learning amplifies moral outrage expression in online social networks. Science Advances, 7 (33).

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