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Apro il frigo vs L’infinito: l’apprendimento dei nostri figli, nativi digitali

di Alberto Pellai, Medico Psicoterapeuta dell'età evolutiva, Ricercatore, Dip. Scienze Biomediche dell'università degli Studi di Milano

8 gennaio 2020

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Un figlio adolescente.  Lui nella sua stanza che studia “l’infinito di Leopardi”. Lui che nel tempo libero naviga su Youtube e a me genitore fa scoprire il video di “Apro il frigo”, tormentone virale che ha spopolato sul web.

Nel 1819, quando Giacomo Leopardi stava ultimando la versione definitiva del suo capolavoro “L’infinito”, poesia immortale che ancora oggi viene tramandata di generazione in generazione, il web, ovviamente, non esisteva. I contenuti di Leopardi, perciò, potevano essere diffusi nel mondo attraverso contenitori ben diversi da quelli offerti oggi dalla rete. Il telegrafo appena inventato non era certo di uso comune e le tecnologie dell’immagine erano ancora fantascienza. Il manoscritto fu scritto con pennino e calamaio su un foglio di carta ancora oggi conservato nel Museo dei manoscritti in provincia di Macerata. Un foglio, precario, sgualcito, con i segni delle correzioni. Il passa parola all’epoca viaggiava molto lento. I salotti erano il luogo dove gli intellettuali decidevano chi meritava attenzione e chi no e le sorti di un’opera erano spesso incerte. Solo pochissimi autori potevano arrivare all’attenzione di un pubblico ampio e pochissimi si potevano permettere di vivere della loro arte.

“L’infinito” di Leopardi è un “contenuto” molto importante che si è servito di “contenitori” a diffusione lenta che però ne hanno permesso la sopravvivenza nel tempo e lo hanno reso un testo poetico divenuto immortale.

APRO IL FRIGO è una canzone/video di enorme successo. Il suo linguaggio è immediato, originale, divertente e la musica è quella di un tormentone familiare a tutti. Il video di Despacito, tormentone pop internazionale, cui si ispira, del resto aveva già tracciato la direzione, diventando uno dei più visti di sempre. Il successo virale di un video come “Apro il frigo” che ha milioni di visualizzazioni ci porta a guardare al fenomeno degli youtuber, costantemente in crescita e ai contenuti di cui più generalmente, usufruiamo in rete. E’ innegabile che oggi esistono video che hanno diffusioni velocissime e intensissime. Video visti e scaricati milioni di volte. E i nostri figli sono i principali creatori di questi successi istantanei.

I contenuti che ricevono così tanto seguito da milioni di followers, diventano subito attenzionati dal mercato che rivolge ad essi molte attenzioni, per sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla loro visibilità. Tante visualizzazioni vuol dire tante persone che hanno lo sguardo rivolto in quella direzione, sul quel determinato oggetto. Poter avere l’attenzione di un pubblico e quindi  di possibili compratori ha oggi un valore sempre più alto. Nella canzone “Apro il frigo” il product placement ovvero la pubblicità indiretta, è costante e a comparire sullo schermo sono marchi di multinazionali notissime. Internet è un contenitore potentissimo che permette di far circolare un contenuto su vastissima scala semplicemente con un click.

Tenendo negli occhi l’immagine di questi scenari temporali così differenti, i temi su cui riflettere, per noi genitori, sono molti. Il primo è relativo alle caratteristiche del contenitore internet entro il quale circola oggi la comunicazione dei contenuti. È democratico, tutti possono farsi ascoltare da un pubblico immenso, lo possono fare i geni e i folli con la stessa facilità. Dall’altra parte ciascuno di noi in qualche misura determina il successo o l’insuccesso di quello che viene pubblicato in rete. Tutti possono commentare, dire la loro, promuovere o bocciare, esaltare o ignorare. Attraverso la condivisione creiamo reti di diffusione e orientiamo altre persone. Questo processo ha un peso fondamentale nel definire i contennuti di successo e la direzione in cui orientare le produzioni artistiche nelle diverse espressioni creative e culturali.

La domanda che ora dobbiamo porci come genitori è questa: L’Infinito resterebbe immortale anche oggi? Conquisterebbe l’attenzione del grande pubblico? La gente parlerebbe di Leopardi? In quanti cliccherebbero per leggere i suoi versi? In quanti lo farebbero più volte? Domande a cui è impossibile rispondere se non con una certa approssimazione.

Possiamo fare tutti i distinguo del caso ma la questione su cui non chiudere gli occhi è come aiutare le nuove generazioni a tenere vivi  contenuti che non sono fatti su misura per il contenitore internet, come costruire un cassetto interiore per quelle cose che non hanno immagini, non sono veloci, non ti catturano con violenza ma hanno bisogno di tempo, di silenzio e di ascolto. È responsabilità degli adulti crescere le nuove generazioni e governare le trasformazioni. I ragazzi saranno coloro che dovranno produrre i contenuti di domani e che già oggi contribuiscono a decidere cosa ha successo e cosa no.

“Apro il frigo”, una volta ascoltato, continuerà a ronzarci nella testa per più giorni, perché è un tormentone. Fra dieci anni è probabile che nessuno se ne ricorderà più, perché non è stato creato per durare nel tempo ma per essere visto finchè ci fa divertire. Leopardi che contempla l’infinito è sopravvissuto al tempo ed oggi siamo ancora qui a celebrarlo.

Chi saranno i nuovi Leopardi tramandati alla storia tra un secolo o due? Chi sopravviverà alla velocità con cui tutto oggi diventa prodotto da usare quel tanto che mi va? E chi oggi dà rilievo, visibilità e spazio a contenuti che non hanno l’immediatezza di “apro il frigo”, ma la complessità dell’”Infinito” di Leopardi? Domande delle quali noi non abbiamo risposta. Le generazioni a venire ci aiuteranno a capire questi “contenitori” moderni di quali “contenuti” hanno permesso e garantito l’immortalità. In questo processo di costruzione, noi adulti, non possiamo lasciarli soli.

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