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Asma bronchiale e adolescenti

17 gennaio 2018

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L’adolescenza, si sa, è una fase complessa. Lo è dal punto di vista emotivo e relazionale, ma anche quando si parla di salute e prevenzione le cose si fanno più difficili. Sarà che gli adolescenti lottano per la loro indipendenza, cercano in ogni modo di mostrarsi autonomi e lontani, ma la natura degli highlander in caso di asma complica il quadro e richiede alla famiglia e alla scuola una maggiore attenzione.

La storia di Andrea

“Andrea era un bambino asmatico”, racconta Elena, la mamma, “Ricordo lo spavento di quel primo attacco di asma. Temevo di non avere tempo e mi sentivo impotente. Mi trovavo in cassa al supermercato e Andrea era con me, seduto nel passeggino. Improvvisamente l’ho sentito tirare indietro il fiato, inspirare rumorosamente, quasi gorgheggiando. Prima pensavo giocasse, aveva solo quindici mesi e sapevo che era il momento degli esperimenti del linguaggio, poi ho capito che qualcosa non andava”.

Comincia così la storia di un bambino asmatico e, in molti casi, pur sfatando un mito che sostiene che l’asma si risolva in adolescenza, quel bambino crescerà convivendo con il suo disturbo infiammatorio. Nell’80% dei casi, infatti, la malattia insorge nei primi 4 anni di vita ed è un’infiammazione delle vie aeree che ostruisce temporaneamente i bronchi in modi diversi. Alcuni bambini possono avere difficoltà respiratorie solo nei primi 6 anni di vita, altri sviluppano l’asma come conseguenza di infezioni virali e tende a scomparire entro la preadolescenza, altri ancora, che diventano allergici ad alcune sostanze, possono presentare i sintomi dell’asma per tutta la vita.

“Ho lasciato lì la spesa, ho chiamato un taxi e, nel traffico di Milano, siamo volati in Pronto Soccorso”, prosegue la mamma di Andrea, “ho cantato La Barchetta in Mezzo al Mare per oltre mezz’ora. Pensavo calmasse lui, in realtà, tranquillizzava me”.

Ed è così che ci si sente quando arriva l’attacco di bronchite asmatica nel bambino. Le prime volte non si è abbastanza preparati, però, col tempo, si impara a intervenire: aerosol, distanziatore, inalatore e il broncodilatatore a portata di mano.

Bronchite asmatica in adolescenza, importanza dei controlli periodici

In adolescenza tutto cambia. Le crisi possono essere più distanziate, è vero, e proprio questo può indurre il paziente a dimenticare: perché si sente bene e non si ascolta, perché preferisce evitare di utilizzare l’inalatore quando è con gli amici, perché magari ha fumato e lo nasconde ai genitori. In realtà, quel fiato corto che costringe a rallentare, il sibilo nel respiro e anche la tosse notturna possono ripresentarsi, solo che la soglia di attenzione, sia da parte del ragazzo che da parte del genitore, è ridotta.

Un altro motivo che tende a diminuire l’attenzione al problema è rappresentato dal passaggio, intorno ai 14 anni, dal pediatra di famiglia al medico di base. Se prima la frequenza della crisi costringeva a tenere un rapporto costante e familiare con lo specialista, in adolescenza il possibile diradarsi degli attacchi, la sensazione di benessere e la fase di transizione favoriscono la perdita di contatto con il disturbo.

Lo studio su asma e adolesenza

Uno studio pubblicato sulla Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica rileva, infine, che tra i 12 e i 15 anni il 30% dei soggetti con asma può non ricevere una diagnosi corretta e non essere quindi trattato a causa di:

  • una situazione familiare compromessa (disagio, difficoltà economiche, basso gradi d’istruzione)
  • un elevato indice di massa corporea
  • il fumo passivo
  • la scarsa attività fisica
  • l’assenza di rinite allergica

Tuttavia, come si evince dalla stessa analisi, è opportuno che la ragazza o il ragazzo continui a sottoporsi a controlli periodici dal suo pneumologo, soprattutto in presenza di:

  • un aumento consistente di peso
  • uno sviluppo sessuale precoce, in particolare nelle femmine
  • sinusite
  • atopia o predisposizione ereditaria alle malattie allergiche.

È certo che l’asma non preclude in alcun modo la possibilità di svolgere una sana attività fisica e, anzi, questa può favorire la funzione polmonare grazie al potenziamento della muscolatura che, con l’allenamento, tende a richiedere una minor sollecitazione dell’apparato respiratorio.

Insegnare a prendersi cura di sè

Come evidenziato negli articoli citati, occorre accompagnare i giovani a un maggior ascolto del loro corpo e, in caso di asma bronchiale diagnosticato durante l’infanzia, in presenza di fattori di rischio e familiarità, responsabilizzarli sulla loro salute. Un valido aiuto è il Fascicolo Sanitario Digitale personale che consente in modo agile, con una registrazione gratuita, di inserire i propri dati clinici e conservare un diario che tenga traccia non solo delle crisi, ma anche dei miglioramenti e dei controlli periodici effettuati.

“Andrea è uno sportivo”, conclude Elena, “qualche volta sotto sforzo, al termine degli allenamenti di calcio, gli capita di avere un po’ di tosse e sa che deve stare attento alla polvere, alla quale è allergico. Ha imparato a misurarsi con le sue forze, però teniamo memoria degli esami spirometrici e continua a fare controlli periodici. Ha imparato che stare bene, dipende dal suo stile di vita e in questo genitori e scuola possono dare una mano”.

di Redazione Family Health

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