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Quali sono gli effetti negativi di un’eccessiva attenzione alla bellezza e alla cura estetica fin dalla prima infanzia?

di Maura Manca, Psicologa

22 aprile 2022

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La cura della bellezza e dell’estetica fin dall’infanzia è sempre più presente nella società attuale. Ci sono saloni di bellezza per tutto e per tutti, animali compresi, per cui non mi meraviglia che esistano anche quelli rivolti alle bambine. Da svariati anni che i bambini sono esposti in vetrina attraverso le piattaforme digitali, le video e fotocamere, le sfilate con le baby modelle e i baby modelli. Il business legato all’estetica è in crescita esponenziale.

Il discorso è molto diverso per le bambine e per le adolescenti. Il problema è COME vengono proposte e che utilizzo viene fatto, più del COSA viene fatto. Insegnare la cura di sé stessi fin dall’infanzia è molto importante se intesa come amor proprio e benessere psicofisico. Insegnarla a maschi e a femmine, perché la cura non è prerogativa femminile: è da intendersi come cura della persona e della pelle, che può e deve essere insegnata anche dai padri. Il problema è legato al significato che si attribuisce alla parola cura, troppo spesso identificata con la cura dell’estetica e della bellezza, che indubbiamente riveste un ruolo sempre più rilevante nella società moderna. La cura della propria immagine influenza la percezione di sé stessi e della bellezza e non può essere l’unica prerogativa. L’autostima e il benessere personale non possono dipendere solo dall’aspetto fisico, sono la somma di tanti fattori.

In questo contesto culturale, non mancano anche i saloni di bellezza dedicati esclusivamente alle più piccole. È importante capire come viene proposta questa attività: come un gioco? Come uno spazio di condivisione tra un genitore e un figlio? Oppure viene proposta come un “andiamo a farci belle”, per cui una bambina associa che il bello è legato prettamente alla cura estetica e si insegna a valorizzare gli aspetti estetici a discapito di tutto il resto? Dobbiamo fare molta attenzione alle parole che si utilizzano, soprattutto con i bambini. Ho visto tante volte gli effetti negativi delle parole, in relazione a modi di dire e frasi fatte, spesso pronunciate senza troppo peso. Eppure possono lasciare strascichi psichici a volte più profondi di quanto si possa pensare e possono manifestarsi sotto forma di schemi appresi, credenze e convinzioni. Per capire se una cosa è potenzialmente nociva è importante comprendere anche come viene usato quello spazio, e quindi che tipo di esperienze sensoriali associa il bambino/bambina. Le memorie procedurali sono legate agli apprendimenti motori e sono fondamentali nella crescita. Facciamo un esempio: la cura estetica diventa una condizione da fotografare, filmare, pubblicare? Come viene vissuto quello spazio? Diventa quella azione che porta ad avere numerosi consensi sociali e social, anche attraverso l’invio di immagini e video ad amici e parenti? Ma quanto sei bella! Come stai bene! Sei stupenda! Cosa volete che associ il bambino? Bellezza = consenso. Consenso = appagamento = sensazione di piacere e gratificazione = ricerca di quel comportamento per riattivare la medesima reazione. Si rischia così, agendo magari con le migliori intenzioni, di far associare al bambino un significato distorto, decisamente poco utile e in tanti casi dannoso per il suo sviluppo.

In che contesto viene inserito quel tipo di comportamento? Un comportamento, infatti, assume uno specifico significato in funzione del contesto/ambiente in cui è inserito, visto che viviamo già in un mondo che spinge sugli aspetti legati all’estetica e alla bellezza. Che importanza ha nella scala dei valori di un genitore? Cosa vedono gli occhi del bambino? Nella nostra corteccia cerebrale sono presenti i neuroni specchio che si attivano anche quando vediamo compiere un’azione. Che tipo di esperienze fa il bambino? Se è deprivato di altri tipi di esperienze fondamentali per la crescita psicofisica e cerebrale, allora questo può comportare un problema. Un bambino è danneggiato dalle poche esperienze. Soprattutto nei primi anni di vita, infatti, è una spugna e assorbe da tutto ciò che vede, sente, tocca. Il suo cervello cambia in funzione degli stimoli ambientali. È fondamentale mettere la stessa enfasi che si pone nella cura dell’estetica, nella cura del cervello, della linguistica, puntare su attività che fanno bene al bambino, investire sullo sport che ha dei benefici enormi anche da un punto di vista cerebrale e fisico. In questi anni si tende a polarizzare tutto e vediamo sempre più bambini che crescono tra iperprotezione, immaturità e adultizzazione. Saltare esperienze, o fare quelle appropriate per altre fasce di età, può ridurre le capacità del cervello e interferire con la sua struttura. Spesso mi trovo davanti genitori divertiti nel far fare ai figli determinate azioni, inconsapevoli del fatto che il filtro con cui i bambini interpretano la realtà e il loro cervello sono completamente diversi da quelli degli adulti.

Il gioco è fondamentale negli anni della crescita. I bambini imparano anche per imitazione e giocano a fare le cose dei grandi riproponendo le loro attività. Giocano, però, e lo fanno perché vogliono provare quella sensazione, vogliono un contatto, uno spazio di condivisione che deve rimanere nell’ambito ludico e del divertimento. Giocano a mettersi lo smalto, la barba, a pettinarsi e a imitare i loro modelli di riferimento perché vogliono essere come loro.

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