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I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE

di Giorgio Donegani, Tecnologo alimentare

16 giugno 2022

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Per l’uomo il cibo non è soltanto nutrimento per il fisico, ma un mezzo potente attraverso cui si relaziona con gli altri e con il mondo. Un mondo che questi ultimi due anni hanno reso particolarmente difficile: lo smarrimento e la paura di fronte all’esplodere della pandemia, i cambiamenti radicali a cui si è stati costretti, il dolore della guerra, l’incertezza per un futuro che si annuncia denso di difficoltà… è naturale che tutto questo abbia prodotto degli effetti sull’umore delle persone, ed è altrettanto naturale che per molte di esse questi effetti abbiano condizionato anche il rapporto con il cibo. Mai come oggi, i cosiddetti DCA, i disturbi del comportamento alimentare, costituiscono una vera e propria emergenza di salute, da affrontare nel modo più efficace per il benessere delle nuove generazioni.

Un periodo “pesante”

Il 46% degli italiani è aumentato di peso a causa del Covid. Sono questi i dati diffusi in occasione dell’Obesity Day 2021 da Coldiretti su studi Istat. Certo, la forzata sedentarietà cui ci hanno costretto i vari lockdown può essere una delle cause di questo generalizzato aumento di peso, così come può aver giocato un ruolo l’amore per la cucina che molti hanno riscoperto in questo periodo, o semplicemente il tanto tempo a disposizione per dedicarsi al cibo. Sono tutte condizioni che portano a ingerire più calorie di quante se ne consumino, col risultato di trasformare l’eccesso in grasso, ma se fosse solo questo non sarebbe difficile correre ai ripari riprendendo le normali abitudini di vita. In realtà, le motivazioni del sovrappeso indotto dal Covid sono diverse e più profonde, senza dimenticare che, a fianco di chi si è ritrovato a combattere con i chili in più, in moltissimi hanno manifestato un vero e proprio rifiuto per il cibo, al punto che l’anoressia ha registrato una crescita davvero impressionante.

Il cibo come regolatore e motivo

Analizziamo un attimo la situazione. Ansia, stress, sbalzi d’umore, tristezza permanente, mancanza d’entusiasmo… non c’è medico di base che, interrogato in proposito, non confermi come queste condizioni siano oggi diventate molto comuni, indicatori di un malessere psicologico diffuso. La relazione con gli altri, la frequentazione delle amicizie, la condivisione degli indispensabili momenti quotidiani di leggerezza, il semplice guardarsi in faccia e scambiarsi un abbraccio o anche solo un sorriso… Tutti questo ci è stato negato dal Covid che, al contrario, ha esasperato tensioni, paure e creato distanze. La domanda è dunque spontanea: come si è cercato di contrastare tanto disagio? La scelta del cibo come mezzo per compensare tristezza, ansia e frustrazione è stata per molti quasi inevitabile… Da sempre, del resto, le abitudini alimentari giocano un ruolo essenziale per la nostra salute, e il fatto di dover sconvolgere i ritmi e i modi del nostro vivere non solo è stato traumatico sul piano psicologico, ma ha anche messo in crisi meccanismi biologici importanti per il nostro benessere, come quelli che regolano la fame e la sazietà e quelli che presiedono i ritmi del sonno e della veglia.

Gli effetti della relazione a distanza…

Nell’analizzare l’effetto della pandemia sul comportamento alimentare e la crescita dei disturbi ad esso collegati, un discorso particolare meritano le nuove tecnologie, che hanno permesso la relazione a distanza con diversi vantaggi ma anche con parecchi risvolti negativi. Lo smartworking ha determinato confusione tra casa e luogo di lavoro, e la possibilità di gestire in modo flessibile gli orari ha spinto molti a destrutturare la giornata alimentare e a consumare un maggior numero di snack. Lo stesso vale per la didattica a distanza (DAD) i cui effetti sulla socialità dei bambini e sul loro ritmo di vita sono evidenti a tutti.

Sempre con riferimento alle tecnologie per la comunicazione, la pandemia ha visto poi l’esplosione dei social media, che per molti sono diventati l’unica “finestra” possibile per tenere i contatti con la realtà esterna. Un modo di relazionarsi nel quale però l’immagine assume un ruolo determinante, aumentando – ci dicono diversi studi in proposito – il rischio di disturbi alimentari. Ed è sempre la preoccupazione dell’immagine a risultare esasperata tra gli adulti, quando si trovano a utilizzare in modo continuativo le videoconferenze, con la necessità di centrare l’attenzione sui volti e sull’aspetto degli altri partecipanti, ma anche su se stessi, dato che sullo schermo si vede il proprio volto insieme a quello degli altri come se si fosse continuamente davanti a uno specchio.

 

Soffri di un DCA?

Assodato che sono tanti e diversi i motivi per cui i DCA si sono così diffusi, il primo passo per contrastarli è saperne riconoscere la presenza. Non è sempre facile perché la autonegazione del disturbo è una delle caratteristiche del disturbo stesso. Ecco allora che, per chi vede oscillare troppo la bilancia o si è trovato a modificare radicalmente le proprie abitudini a tavola, rispondere a una semplice serie di domande può dare indicazioni utili:

  1. ti crea preoccupazione il tuo aspetto fisico e ne parli spesso? “Peso troppo… dovrei dimagrire…”
  2. Al di là delle variazioni di peso, osservi cambiamenti nel tuo aspetto fisico (aumentata perdita di capelli, gonfiore anomalo delle guance, pelle più secca, peluria sul viso…)?
  3. Senti freddo più facilmente?
  4. Fatichi a mantenere i soliti ritmi di sonno e veglia?
  5. Sei a disagio nel mangiare insieme agli altri e cerchi sempre di evitare pranzi e cene con amici e familiari?
  6. Hai iniziato a praticare in modo esasperato dell’attività fisica quotidiana, anche quando senti la stanchezza?
  7. Provi un piacere indiretto nel preparare i pasti per i familiari e gli amici, ma mangi poco o quasi nulla di ciò che hai cucinato?
  8. Manifesti irregolarità o scomparsa dei cicli mestruali?
  9. Tendi a eliminare completamente o quasi alcune tipologie di alimenti che consideri “ingrassanti”?
  10. Hai perso interesse nel cibo e mangi senza alcun piacere?
  11. Pensi costantemente alla tua dieta? Per esempio, contando in modo ossessivo le quantità o le calorie che ingerisci…
  12. Ti senti molto attratta dal cibo anche quando non hai fame e ne mangi in eccesso come se non riuscissi a fermarti (soprattutto la sera)?

Se si risponde affermativamente anche a solo tre di queste domande, è giusto sospettare che si soffra di un DCA.

Case fare?

Quando ci si rende conto e si riconosce di soffrire di un disturbo del comportamento alimentare è inevitabile che scattino paura e disorientamento. Si ha difficoltà a parlarne con altri e anche quando si trova il coraggio di farlo, le persone a noi vicine, pur animate dalle migliori intenzioni, finiscono spesso per darci consigli non fondati su una vera conoscenza e preparazione, che finiscono per confondere e aumentare l’ansia. La cosa migliore è orientarsi direttamente su strutture professionali e a questo proposito l’Istituto Superiore di Sanità ha messo a disposizione uno strumento particolarmente utile per individuarle. Si tratta di una nuova piattaforma on-line interattiva (aggiornata in tempo reale), disponibile all’indirizzo piattaformadisturbialimentari.iss.it/. Vi sono registrati tutti i centri dedicati alla cura dei disturbi alimentari, ambulatoriali, residenziali e semiresidenziali appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale (da quest’anno dovrebbero essere coinvolte anche le strutture private accreditate). In queste strutture (ce ne sono più di 90 sul territorio nazionale) lavorano professionisti con una formazione specifica per indirizzare verso il trattamento più opportuno in relazione alle cause che producono il disturbo.

 

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