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Calo delle nascite. Lo scenario dell’Italia

di Stefano Martinelli, Direttore Struttura Complessa di Neonatologia e Terapia Intensiva, Ospedale Niguarda

17 dicembre 2019

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Il quadro generale

In Italia nascono sempre meno bambini e nel 2018 si è stabilito il record negativo di 449.000 nati (meno 9.000 rispetto al 2017, meno 137.000 rispetto al 2008) che ci colloca insieme alla Spagna come fanalino di coda dell’Europa.

Tra i fattori collegati alla denatalità pesa in particolare la riduzione delle nascite da madre italiana, 358.000 nel 2018 (8.000 in meno rispetto al 2017) mentre i nati da cittadine straniere sono stimati in 91.000, pari al 20.3% del totale e circa un migliaio meno del 2017.

I numeri

Il progressivo e continuo calo delle nascite degli ultimi 10 anni ha molteplici spiegazioni; una di queste è collegata alla significativa contrazione della popolazione femminile in età feconda convenzionalmente fissata tra i 15 e 49 anni e che ha visto una riduzione di quasi 900.000 unità nel decennio 2008-2017. Questo spiega quasi i tre quarti della differenza di nascite che si è verificata nello stesso periodo. La restante quota dipende invece dai livelli di fecondità, sempre più bassi.

Infatti l’indice di fecondità (numero di figli per donna) è passato da 1.45 nel 2008 a 1.32 nel 2018 (1.27 per le italiane, 1.94 per le straniere).

Vi sono ovviamente differenze tra le varie regioni: nel 2018 la provincia di Bolzano si conferma l’area più prolifica del paese con 1.76 figli per donna, a seguire la provincia di Trento (1.50), la Lombardia (1.38) e l’Emilia Romagna (1.37). E’ infatti proprio al nord che si osserva una fecondità maggiore (1.37) mentre le aree del paese dove l’indice di fecondità è più basso sono tutte nel sud (1.29) in particolare Basilicata, Molise e Sardegna (rispettivamente 1.16, 1.13, 1.06).

E’ curioso sottolineare come continui ad aumentare la fecondità nelle età più avanzate e diminuisce in quelle inferiori; nelle età superiori a 40 anni i tassi di fecondità continuano a salire fino ad ottenere, con 90.5 figli per 1000 donne, il livello massimo dal 1970. In tale segmento di età la fecondità supera, ormai da tempo, quella che si osserva tra le donne con meno di 20 anni e si accinge ad eguagliare quella espressa dalle donne di 20-24 anni.

Il calo della natalità si riflette soprattutto sui primi figli che sono diminuiti del 25% rispetto al 2008 mentre nello stesso arco temporale i figli di ordine successivo al primo si sono ridotti del 17%.

Lo scenario futuro

Se non si porranno in essere, come è accaduto in altri paesi, strategie di politica sociale ed economica volte ad un’inversione di tendenza le previsioni sono tutt’altro che ottimistiche in quanto la denatalità è un fenomeno che si autoalimenta: la continua e progressiva riduzione del numero dei nati di oggi genererà tra 20-30-40 anni una riduzione del numero di potenziali genitori.

Secondo le ultime previsioni Eurostat, sulla base dei trend attuali, nel 2050 nasceranno appena 375.000 bambini; il rischio è che la famiglia italiana sarà completamente ridefinita: tre quinti dei nostri bambini non avrà fratelli, cugini, zii ma solo genitori, nonni e bisnonni.

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